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Da www.itasportpress.it
Claudio Gentile ha analizzato il momento delicato del calcio italiano in un’intervista per TMW Magazine; ecco quanto dichiarato dall’ex commissario tecnico della nostra Nazionale Under 21 che nel 1982 si è laureato campione del mondo: “Certamente non mi aspettavo un crollo del genere. Il calcio italiano è sempre stato ai vertici e la mancata qualificazione ai Mondiali ha arrecato un danno economico incalcolabile. La realtà è che molta gente non è nemmeno all’altezza di poter insegnare. Pensavamo di non aver bisogno di investire sui centri sportivi, sulle scuole. Gli altri lo hanno fatto e ci hanno superato. I giovani ci sono, ma ci vuole una scuola che sappia insegnare.
A livello di Federazione ci vuole gente capace di selezionare e far crescere i giocatori. Perché non solo il club è importante per la crescita, ma anche la Federazione. Molti ragazzi sono cresciuti con le proprie selezioni, confrontandosi con altre nazioni. Ora c’è la possibilità di ricostruire, l’importante è non sbagliare la scelta del presidente. Il risultato della Nazionale è un po’ lo specchio di questo Paese che è messo veramente male. Molti giovani fanno i calciatori non con lo scopo di fare lo sport, spinti dalla passione, ma per fare soldi visto che il calcio dà queste possibilità.
Oggi l’ambiente non è ideale per un ragazzo. A partire dai genitori dei ragazzi che pensano solo ai soldi. A mio avviso hanno rovinato non dico il calcio ma le discipline in generale. Vogliono che diventino dei campioni, ignorando il fatto che su 1000 che ci provano uno può sfondare. Ai miei tempi i genitori non è che avessero tempo per venire a vederti e l’unico tuo punto di riferimento in campo era l’allenatore. Ascoltavi solo lui, senza che una mamma o un padre si intromettesse.
Uno dei più grandi errori è l’addio agli oratori: chiuso l’oratorio, il calcio è andato indietro. Le scuole calcio non sono punti dove si possono creare dei campioni. Il campione lo fai in oratorio quando stai fino alla sera a giocare a pallone. In Germania, invece, hanno investito cambiando la politica a livello d’immagine. Fallita una spedizione importante hanno rivoluzionato tutto. Chiaramente, essendo più solida economicamente, la Germania ha potuto permettersi di fare grandi investimenti, tanto da aver costruito 350-400 scuole calcio.
Io tradito dalla Federazione? Altroché.
Un allenatore che ha successo, che porta una medaglia che mancava al calcio italiano da anni trattato nel modo come sono stato trattato è incredibile. Pago il fatto di non essermi piegato ai giocatori che mi raccomandavano, la mia era stata una politica di meritocrazia. E difatti ho vinto. E se a livello di Under da allora non abbiamo più vinto niente, mi sembra che forse un po’ di ragione ce l’ho. Con i raccomandati non ottieni risultati, sono i giocatori di qualità che fanno la differenza. Quando ero c.t. dell’Under 21 le pressioni arrivavano da tutte le parti: procuratori, presidenti, direttori sportivi. Io non ho mai dato retta a nessuno, sono andato avanti per la mia strada e i risultati si sono visti. Dopo aver guidato gli azzurrini ho avuto richieste e non poche dall’estero, ma il mio intento è quello di allenare in Italia. Me lo chiedo sempre: perché non posso allenare in Italia? Sono ancora fiducioso. Pago il fatto di essere uno dice le cose come stanno”.
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