LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
VIDEO - "THE ABRAMOVIC METHOD" TRAILER
Alessandra Mammì per Dagospia
Marina Abramovic è un guru. Altro che quella sciammannata post fricchettona che Sorrentino ridicolizza nella "Grande Bellezza". Marina è una macchina da guerra, che non sbaglia un colpo. Ed ecco che dopo aver convinto Lady Gaga a sottoporsi ai suoi esercizi militari, dopo aver abbandonato il look dark con croci teschi e serpenti, dopo l'abito rosso che ha aiutato la sua presenza ermetica a trionfare al Moma, l'ultima versione Abramovic indossa un camice stretto sul corpo statuario a metà fra l'infermiera di una commediaccia e Daryl Hannah in "Kill Bill"
Così di bianco vestita guida i discepoli a entrare nell'Abramovic Method. Percorso spirituale-artistico che consiste nel seguire la sua voce suadente e poi...credere, obbedire e combattere soprattutto i dubbi suscitati dalla apparente insensatezza degli ordini. Esercizi non facili ma necessari, secondo Marina, a sviluppare la volontà , la concentrazione, la determinazione e il self control.
Ad esempio dal 1 all' 11 maggio al Centro delle Arti Contemporanee di Ginevra i soggetti coinvolti nella performance saranno chiamati a sedersi per contare due tipi diversi di chicchi e semi (riso e lenticchie) tra le migliaia che l'Abramovic avrà sparpagliato su un tavolo.
Ma sarà un tavolo disegnato dal grande architetto Libeskind e presentato dai due al Salone del Mobile di Milano. Oggetto che nella sua versione definitiva, farà parte della collezione MAI - Marina Abramovic Institute di New York, organizzazione no profit che propone l'incontro tra discipline umanistiche, arti scienze e tecnologia sotto la ferrea guida della madre di ogni performance.
E per di più questo "Counting the Rice" avverrà in una sede speciale, quel Centro di Ginevra in cui Marina e Ulay nel lontano 1987 si dissero addio dopo aver rivoluzionato il linguaggio dell'arte coi loro corpi disperati, nervosi, eccessivi, portati al limite della sopportazione e nelle pagine dei sussidiari di storia dell'arte del Novecento.
Poi dopo il divorzio si capì che la determinazione, volontà , self control di cui sopra, erano soprattutto il patrimonio di lei. Ulay si ritirò a insegnare e praticare arti più tranquille. Marina si scatenò invece trasformando la sua body art in denuncia politica, ricerca spirituale e strategia di sopravvivenza nel sistema arte. Ha vinto. Non solo un Leone d'Oro alla Biennale di Celant nel 1997, ma le migliori gallerie e le copertine dei giornali più glamour del mondo. Ora dalla fase Fashion&Social siam passati a quella di Madre Superiora.
Treccia nera, camice bianco, faccia acqua e sapone (e purtroppo parecchio botox), voce calda ma perentoria. Conferenze, seminari, esercizi e ritiri spirituali con allievi. Tutto sempre sold out. Come a Ginevra dove il comunicato avverte che per "Counting the Rice" è necessaria prenotazione. Posti limitati e tante richieste.Un-due-tre: cominciate a contare.
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