DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO…
1. LE 10 REGOLE DI CONTE
Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera”
L' ultima volta che l' Italia ha vinto 2-0 all' esordio era nel 2006 contro il Ghana, ma Antonio Conte evita accuratamente i paragoni con i fantastici campioni del mondo di Marcello Lippi.
Anzi, preferisce ricordare una storia più buia e recente, quando due anni fa in Brasile, dopo aver messo sotto l' Inghilterra a Manaus, infilammo le sconfitte con Costa Rica e Uruguay tornando a casa. La storia sembra diversa perché dentro il Parc Olympique è nata una stella e l' Europa del calcio osserva, stupita e un po' invidiosa, la trasformazione del brutto anatroccolo in un cigno bellissimo.
antonio conte sangue della patria
La Nazionale a più basso contenuto di talento della storia moderna si è ritrovata in una notte fredda e piovosa, quasi d' incanto. La forza di questa squadra di ferro è quasi tutta nel lavoro dell' allenatore, una specie di Rocky Balboa azzurro, colpito da Zaza nell' esultanza del primo gol, ma sempre in piedi, scatenato seppur sanguinante. Grinta, forza, rabbia. E un duro lavoro sull' aspetto tattico, tecnico, psicologico, fisico (siamo i più vecchi ma quelli che hanno corso di più sino adesso con 119,7 km percorsi).
antonio conte ha apprezzato i capelli di fellaini
Conte è così: o si ama o si odia. O gli si vende l' anima o si divorzia. Il gruppo si è affidato al lavoro e alle manie del suo stratega, condividendo con lui la voglia di riscatto dopo due anni vissuti tra lo scetticismo.
Il segreto di Conte è nel lavoro giornaliero attraverso dieci regole messe in pratica alla Juventus e perfezionate in azzurro. La forza del c.t. è non sottovalutare niente e niente dare per scontato. La duttilità della rosa, con giocatori scelti in base alle esigenze tecnico-tattiche, la base di partenza.
Giaccherini ne è l' esempio: ala, terzino, interno. Ma tutti si spremono: De Rossi è tornato, Eder è rinato, Candreva ha confermato il suo valore. Figli di un dio minore e armati della stessa voglia di emergere. Così sono stati banditi i festeggiamenti eccessivi «perché niente è stato fatto» ha ricordato l' allenatore sul campo ieri mattina. E da oggi testa, gambe e cuore sulla Svezia. Seguendo le metodologie di Conte.
ANTONIO CONTE E MASSIMO CARRERA
L' analisi del match attraverso le relazioni del fratello Gianluca e della società Sics di Bassano del Grappa, le sedute video giornaliere, le prove sul campo nel centro Bernard Gasset. Regole dure, un po' da caserma, ma uguali per tutti e finalizzate allo stesso obiettivo: tornare a casa senza rimpianti.
«Non so se faremo innamorare gli italiani, di sicuro continueremo a sputare sangue», dice il guru che ha acceso la squadra. «La bellezza di questo risultato non è solo la vittoria, ma l' unità del gruppo: avete visto come ha esultato la panchina? Tutti insieme appassionatamente, anche chi doveva entrare e non è entrato».
Il riferimento è a Zaza, che doveva subentrare a Eder e invece è tornato in panchina a favore di Immobile. Nessun problema: la squadra è unita, si sente, vuole stupire. Il patto è semplice: giocarsela sempre.
La promessa, adesso, è non farsi ingannare dalle sirene tentatrici. I complimenti possono saziare la fame e fiaccare l' anima. Conte non ha paura e tiene tutti sulla corda. Se siete diversi da quelli che sono naufragati in Brasile dimostratelo con la Svezia, la sua sfida. Buffon e compagni non vedono l' ora di accontentarlo.
2.GIACCHE, LEO& CO - I SOLDATINI SCELTI DEL GENERALE ANTONIO
Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”
La prova che la simbiosi allenatore-squadra è perfetta sta tutta in una simpatica frase, che Antonio Conte urla a squarciagola nel momento più delicato della la sfida col Belgio: «Vi ammazzo tutti!!!». Solo pochi allenatori si possono permettere la minaccia sistematica per tenere sulla corda la squadra. E Antonio, modestamente, può. Perché lui ha fornito (e fatto studiare a memoria) il manuale delle istruzioni da sviluppare in campo.
E allora ha la facoltà di trattare gli azzurri come una moglie spietata col marito che inevitabilmente ha sbagliato a montare la cassettiera dell' Ikea. Così Emanuele Giaccherini, senza scherzare troppo, spiega che «il c.t. ha minacciato di mandarmi a casa a piedi se avessi sbagliato un gol come quello contro la Scozia...».
Per Conte, la massima cattiveria è il simbolo della massima fiducia. Che ripone soprattutto negli uomini più fedeli, le sue truppe scelte, quelli che gli devono praticamente tutto: il «Giacche» in questo club ristretto è in buona compagnia con Leonardo Bonucci, ma anche con due iscritti più recenti come Graziano Pellé, autore del 2-0, e l' interista Eder, schierato titolare nonostante l' involuzione milanese e capace di non deludere le attese di Conte.
«He' s unique», dice Giaccherini alla stampa inglese, avida di dettagli o almeno di aggettivi sul prossimo allenatore del Chelsea. Non è piaggeria, quella del giocatore di proprietà del Sunderland: cosa dovrebbe dire del resto di un tecnico che lo ha voluto alla Juventus dopo appena un anno di serie A col Cesena, che gli ha dato il ruolo di dodicesimo uomo (a volte sottoutilizzato) per due stagioni e che ha dato in escandescenze quando il suo fedelissimo è stato venduto in Premier League?
bonucci giaccherini italia belgio
È stato lo stesso Conte ai tempi della Juve a ribattezzarlo «Giaccherinho» perché «se fosse straniero avrebbe molto più credito: vale per Emanuele e per tanti altri nostri giocatori». Leonardo Bonucci quando l' attuale c.t. sbarcò alla Juventus era considerato un difensore modesto soprattutto in marcatura, reduce da un' annata storta con Delneri.
L' impatto con Conte poi è stato traumatico: «Perché ero tornato in cattive condizioni dal viaggio di nozze - ha raccontato Leo col sorriso prima dell' amichevole in Germania - e quindi ci ho messo un po' a rimettermi in riga. Ma se sono diventato tra i più forti al mondo nel mio ruolo, il merito è tutto suo».
Il lancio di Bonucci è stato uno dei principali tratti del gioco della Juve contiana: Allegri ha espressamente limitato questa risorsa, per abituare la squadra a giocare con la palla a terra. Chissà, forse anche per questo, secondo Leo, «Conte è il miglior allenatore italiano».
La coppia Pellé-Eder è stata battezzata per la prima volta allo Juventus Stadium contro l' Inghilterra e nel secondo anno di Conte ha superato quella iniziale, Zaza-Immobile. Pellé può parlare in leccese stretto col c.t., Eder è silenzioso. Ma tutti e due, molto criticati per i pochissimi gol nel 2016, hanno conservato il posto e col Belgio hanno dimostrato di meritare la fiducia di Conte: perché fanno meglio degli altri i movimenti giusti per favorire gli inserimenti, certo. Ma anche perché devono tutto al c.t.. E in cambio danno sempre qualcosa in più.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME…
DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO…
DAGOREPORT - CHI L'AVREBBE MAI DETTO: MASSIMILIANO ROMEO È IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LEGA DI…
FLASH – SUSSURRI E GRIDA! PER IL SUO ULTIMO VIAGGIO UFFICIALE, JOE BIDEN HA SCELTO L’ITALIA: DAL 9…
DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO -…