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DALL’OMBRA ALLA LUCE: I CARAVAGGESCHI PIU’ GRANDI DELLO STESSO CARAVAGGIO - NEL NUOVO LIBRO (CHE ESCE IL 9 DICEMBRE) VITTORIO SGARBI S’IMMERGE NEL BAROCCO E RACCONTA LA RIVOLUZIONE DI MERISI DA CUI SCATURISCONO DUE GRANDI INVENZIONI: LA FOTOGRAFIA E LA LUCE ELETTRICA - SI PARLA ANCHE DEL TEDESCO PHILIPP PETER ROOS E DELLE SUE AMATE CAPRE: ECCO SVELATA LA FONTE DI SGARBI! - VIDEO

 

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Carlo Vulpio per il Corriere della Sera

La storia dell' arte si dovrebbe poter conoscere e studiare così, con libri così, come questo quarto volume di Vittorio Sgarbi sui tesori d' Italia, Dall' ombra alla luce (La nave di Teseo), per il quale ogni aggettivo elogiativo sarebbe sempre troppo poco e troppo scontato, tanti e di tale qualità sono le opere, gli artisti, gli aneddoti, le notizie inedite,

 

le singolari osservazioni critiche, i dipinti scoperti e riconosciuti in angoli di mondo poco frequentati, i collegamenti diacronici tra scuole e autori che tra loro non si conoscevano eppure sembrano essersi parlati e confrontati a distanza, i nomi di pittori e scultori sconosciuti ai più ma per nulla «minori»,

 

anzi grandi e originali, come Sgarbi riesce a dimostrare attraverso un racconto entusiasmante, lungo 570 pagine «veloci», in cui si galoppa incantati da mille sensazioni ed emozioni, da mille dettagli essenziali che soltanto chi ha un «terzo occhio» può cogliere e rivelare, soltanto un amante folle dell' arte, la cui anima è intossicata dalla bellezza, come Totò dall' amore per la Malafemmena, può cantare.

 

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Questo è infatti l' ultimo libro di Sgarbi, un canto. Lungo un secolo, il Seicento del Barocco, che è «fantasia e invenzioni senza limiti», e attraverso l' artista preferito dall' autore, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, punto di riferimento inevitabile e termine di paragone costante perché, scrive Sgarbi, «Caravaggio determina uno sconvolgimento epocale, senza precedenti, di dimensione europea. Neanche Raffaello, maestro algido e inimitabile, aveva determinato, attraverso i suoi allievi, un fenomeno così ampio e diffuso».

 

Al punto che tra i caravaggeschi alcuni riescono a essere più grandi dello stesso Caravaggio, come il marchigiano Giovanni Francesco Guerrieri (quanti lo conoscono, o sanno che esiste?), «un pittore senza effetti speciali, ma che più di tutti intende la verità e lo spirito di Caravaggio». Quella di Caravaggio è una rivoluzione, da cui, spiega Sgarbi, scaturiscono due grandi invenzioni: la fotografia («l' attimo decisivo» di Henri Cartier-Bresson) e la luce elettrica («la luce artificiale» dei suoi dipinti),

 

GUERCINOGUERCINO

due elementi costanti, sia che riguardino il famosissimo Pieter Paul Rubens, «che incrocia Correggio e Caravaggio in laboratorio» (la Circoncisione, la Santa notte) o l' altrettanto famosa Artemisia Gentileschi, la cui Cleopatra è «un paradigma di realismo, un vero e proprio innamoramento per Caravaggio», sia che spuntino in un dipinto di un pittore di cui nessuno sapeva nulla, la Vanitas di Angelo Caroselli, fino a quando Sgarbi non lo scova in Sicilia, grazie «all' ombra caravaggesca che le taglia il volto».

 

Ed ecco di nuovo la luce e l' ombra, come tecnica pittorica, ma anche come scoperta critica, nel senso letterale di portare alla luce ciò che è nascosto nell' ombra, dalla Svizzera alla Lombardia, dalla Spagna alla Liguria, alla Calabria, a Napoli, a Malta. Nel nome di Caravaggio, come il calabrese Mattia Preti, «forse l' ultimo ad avvicinarsi alla sua luce calda». Oltre Caravaggio, come il ticinese Giovanni Serodine, «intenso, bruciante, al punto da far sentire Caravaggio quasi scolastico, ovvero fotografico».

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E, persino in antitesi a Caravaggio, come il varesino Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, «la cui visione non è nel reale e nel vero, ma nell' ascesi e nell' estasi», o il calabrese Francesco Cozza, per il quale «Caravaggio potrebbe non essere mai nato, poiché il suo riferimento è Guido Reni, supremo idealista», o ancora il piemontese Tanzio da Varallo, che «ha fatto resistenza a Caravaggio, in difesa di una incontaminata bellezza ideale» e ci ha lasciato, dice Sgarbi, il più bel Davide con la testa di Golia della storia della pittura, nel quale Golia è «un morto tra i più vivi mai concepiti».

 

PETER ROOS CAPREPETER ROOS CAPRE

Sono soltanto alcuni esempi, Dall' ombra alla luce è ed ha molto di più. Aperta la prima porta, si può finire ovunque. Si può incontrare Giovanni Battista Gaulli, detto il Baciccio, «pittore che esprime come e più di Gian Lorenzo Bernini l' essenza dello spirito barocco», si può restare travolti dall' invettiva sacrosanta contro gli «organismi di tutela» italiani, che hanno permesso il mercato illegale di capolavori finiti all' estero, oppure si possono incrociare non casualmente le amate capre (ecco svelata la fonte di Sgarbi!) del tedesco Philipp Peter Roos, detto Rosa da Tivoli, «il più grande pittore di animali, che racconta di un popolo parallelo in paesaggi incontaminati». Il popolo delle capre, che osserva, commiserandoli, gli uomini.

roberto d agostino giampiero mughini vittorio sgarbiroberto d agostino giampiero mughini vittorio sgarbiscudo con testa di medusascudo con testa di medusai barii barifanciullo con canestrofanciullo con canestroSGARBISGARBIscorsese influenzato da caravaggioscorsese influenzato da caravaggio

 

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