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Se le cose non cambiano, Frank De Boer è già un dead man walking. Calcisticamente parlando, s'intende. Ma la realtà dei fatti è questa, e travalica le chiacchiere e le illusioni e le dichiarazioni di facciata: da qui alla sosta di ottobre, il tecnico olandese è chiamato a dare una svolta alla stagione, altrimenti anche lui, pur fresco di insediamento (poco più di un mese), potrebbe essere sostituito, perché se la squadra franasse ancora sarebbe necessario correre ai ripari.
Radiomercato, o radioserva, o la pancia del paese, suggeriscono già i nomi del possibile nuovo allenatore: in questo momento i più caldi sono Cesare Prandelli e Fabio Capello, poi si vedrà. Di sicuro la posizione di De Boer si è fatta più traballante dopo l'orribile sconfitta in Europa League contro l'Hapoel Beer Sheva, un 2-0 secco e persino autoritario degli israeliani, che avrebbero addirittura meritato di segnare almeno un gol in più.
Un rovescio che è il secondo in quattro partite ufficiali, gare nelle quali le cifre inchiodano l'Inter e il suo tecnico: due sconfitte, un pareggio e una vittoria rocambolesca contro il Pescara; sei gol subiti e solo tre segnati, e quei tre segnati tutti da Mauro Icardi; l'Inter è andata in svantaggio in tutte e quattro le partite; l'Inter non ha mai segnato un gol nei primi tempi. Ha una squadra che lui non ha scelto, che ha svolto in estate un lavoro atletico non preparato da lui, e alla vigilia di Inter-Juventus si è trovato a gestire una gara di Europa League in cui ha dovuto per forza di cose dare spazio alle seconde linee, altrimenti i titolari sarebbero arrivati a domenica con la lingua di fuori.
Ma il turnover non ha pagato perché le riserve dell'Inter si sono rivelate giocatori senza condizione atletica né mentale, del resto molti di loro (Felipe Melo e Ranocchia su tutti) hanno capito da tempo che in questa squadra ci sarà ben poco spazio per loro. Ed è arrivato il tracollo, eloquente anche al di là del 2-0, di un'Inter senza nerbo, senza cattiveria, senza fluidità di gioco, senza passione. L'Inter di De Boer, appunto, mentre come sempre accade dopo le sconfitte gravi, cominciano a serpeggiare quelle sensazioni (o voci di popolo, o voci di dentro) che raccontano di un allenatore che ancora non è molto seguito dai propri giocatori, i quali non avvertirebbero una leadership sicura.
E si sa come sono fatti i calciatori professionisti: se si accorgono, magari da piccoli particolari, che chi guida lo spogliatoio non ha piglio sicuro, tendono ad allargarsi un po', insomma a distrarsi spesso. Di distrazioni sarà opportuno non averne nelle prossime due settimane, comunque, perché inizia il ciclo che ci dirà la verità sul futuro dell'Inter e di De Boer: domenica Inter-Juventus; mercoledì 21 Empoli-Inter, quinta di campionato; domenica 25 Inter-Bologna, sesta di campionato; giovedì 29 Sparta Praga-Inter, Europa League; domenica 2 ottobre Roma-Inter, settima di campionato. Cinque partite fino alla sosta di ottobre, per capire se il vascello affonderà o se il frastornato nocchiero lo rimetterà in equilibrio. Altrimenti, suonerà l'ora delle decisioni dolorose. Sperando che almeno stavolta vengano prese coi tempi giusti.
Inter-Hapoel Beer Sheva 4010bdaFABIO CAPELLO
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