DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Mattia Chiusano per “la Repubblica” - Estratti
Ha vinto la linea italiana. Se è vero che non è finita fino a quando non è finita, nel caso di Frank Chamizo si può dire che il suo match maledetto, concluso apparentemente con un verdetto scandaloso, non è ancora finito, anzi potrebbe continuare a lungo.
Grazie alla «rabbia e l’indignazione », come le ha definite il presidente del Coni Giovanni Malagò, che hanno generato un ricorso italiano firmato dal presidente della federazione (Fijlkam) Mimmo Falcone in accordo col Coni.
Una mossa che ha convinto la federazione mondiale, la United World Wrestling, a riaprire il caso, e «valutare la regolarità di ogni fase dell’incontro» di Baku: un combattimento con in palio la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi nei 74 kg della lotta libera, un posto regalato all’azero Turan Bayramov a discapito dell’azzurro, nato a Matanzas, Cuba, vincitore di due titoli mondiali per l’Italia e icona del wrestling, amatissimo pure negli Stati Uniti dove partecipa a sontuosi show.
Ma maltrattato in Azerbaigian, in una nazione ricca di petrolio e di passione per la lotta, dove curiosamente il presidente del tappeto ha rovesciato il giudizio degli altri cinque arbitri che avevano visto la mossa vincente dell’azzurro. Diventato un fiume in piena, il giorno dopo, quando a Repubblica ha raccontato: «Sono venuti da me offrendomi dei soldi, 300.000 dollari per perdere. Li ho mandati a f…». La federazione mondiale è al corrente di questa denuncia. Ma ha stabilito le sue priorità. Prima il verdetto, “quel” verdetto.
Poi le accuse di Chamizo. La Uww parla di «impegno costante per l’integrità della lotta », ha già ricevuto il rapporto dagli arbitri del torneo. «Tutte le azioni degli incontri» assicura, «le decisioni arbitrali e i challenge saranno esaminati attentamente e in modo indipendente per determinare tutte le responsabilità e adottare le sanzioni necessarie e appropriate».
Se la Fijlkam ha fornito l’impianto necessario per lanciare il ricorso in sede internazionale, Malagò ha fatto pesare le sue conoscenze, il suo ruolo di membro Cio e l’immediata percezione dello scandalo consumato a Baku: «Ne ho parlato con il mio collega Nenad Lalovic, presidente mondiale della lotta, persona che stimo moltissimo ed è totalmente esente da qualsiasi tipo di responsabilità» ci ha tenuto a precisare il presidente del Coni, rispettando il profilo istituzionale per arrivare al risultato che conta: la riapertura del caso. Cosa può succedere ora?
I casi sono rarissimi, nella disciplina “cugina” del judo ci sono stati casi di due atleti vincitori dopo un ricorso che ha sconfessato il verdetto. Non ci sono tempi certi per il pronunciamento della Uww, e intanto incombe l’ultimo torneo di qualificazione olimpica, a Istanbul dal 9 al 12 maggio: da quelle forche caudine dovrà passare Chamizo nel caso il verdetto di Baku sia confermato. Poi ci sarà il confronto sulle dichiarazioni a Repubblica , «l’integrità di tutte le persone coinvolte saranno soggette a un’indagine» promette la federazione mondiale, e in questo caso pronunciarsi sarà ancora più difficile.
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