DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Andrea Greco per www.oggi.it
Collovati.
«E Costacurta».
Giusto, pure lui.
«Il primo ha detto che che quando sente parlare una donna di tattica gli si rivolta lo stomaco. Il secondo che se fosse stata sua moglie, avrebbe cacciato Wanda Nara di casa. ma ce ne sono mille altri. Un paio di anni fa litigai con Siniša Mihajlovic che aveva criticato Melissa Satta che si era permessa di difendere il suo compagno, il giocatore Kevin Prince Boateng. Il calcio resta un ambiente un po’ maschilista, ma piano piano cambierà la mentalità perché è un passo indietro rispetto ad altri ambienti sotto questo aspetto. Ma cosa le devo dire? Non mi interessa fare le barricate su una frase, disperarmi per una battuta infelice. Io difendo un principio di uguaglianza. Le donne possono capire il calcio esattamente come gli uomini. Ci mancherebbe».
La prova del maschilismo nel calcio?
«Le polemiche che suscita Wanda Nara. Non è certo un personaggio comodo, ma paga caro il fatto di essere una donna vistosa a cui piace apparire, o che sia bella ma non scema. Paga soprattutto che voglia trattare al meglio gli interessi del marito. Di sicuro se al suo posto ci fosse Mino Raiola di mugugni ce ne sarebbero molti di meno. Sa qual è l’aspetto più stucchevole?»
Quale?
«L’opinione che Wanda Nara sia una vipera che pilota il suo uomo. Un buon modo per dare della manipolatrice a lei e indirettamente del tonto a lui. È ovvio che quei due sono una la spalla dell’altro, e decidono insieme la strategia, come il gatto e la volpe. Gli uomini del mondo del calcio devono affrontare una semplice realtà: le donne quando parlano di affari cercano di portare a casa i soldi, esattamente come loro».
Ma il reality Icardi - Maxi Lopez in questa storia?
«Lei ha fatto delle scelte di vita molto border line, ma adesso fa il procuratore,
e si deve imparare a vederla nel suo nuovo ruolo. Certo, a lei piace essere al centro dell’attenzione, mostrare una fisicità provocante ma questo non le basta, vuole trattare da pari a pari sui contratti, essere presa sul serio, e questo non viene accettato. Credo sia una donna coraggiosa. E sono sicura che quando andrà a parlare del rinnovo del
contratto, Beppe Marotta, che è intelligente, penserà a quanto è importante Mauro Icardi e a quanto è disposto a pagarlo, e non al profilo Instagram di Wanda Nara».
Tornando alla telenovela tra Wanda Nara, l’ex Maxi Lopez e Icardi... le donne vengono più criticate degli uomini?
«Dipende. Guardi Ilaria D’Amico: ha rotto la famiglia di Gigi Buffon, che aveva anche dei figli piccoli, e nessuna critica l’ha sfiorata».
La pattuglia delle giornaliste sportive è ben nutrita, e molte sono assai attraenti.
«Dove vuole arrivare? Guardi, le dico subito che non ho niente da dire su Diletta Leotta. È una bellissima ragazza, ed è anche molto brava. Probabilmente più brava di me quando avevo la sua età. Io però ho sempre pensato che bisogna imparare ad accettarsi e quindi trovo diseducativo che una ragazza decida di rifarsi il seno e il lato B (Diletta Leotta ha sempre smentito di essere ricorsa alla chirurgia estetica, ndr). Lo dico come una sorella maggiore, e lo ripeto, è molto brava e ha tanta personalità. Forse senza quei ritocchi ci avrebbe messo più tempo per arrivare al successo, chissà».
In questi mesi ha soffiato di nuovo il vento del femminismo...
«E io ne sono felice. Il movimento metoo ha il pregio di averci fatto discutere
sul problema delle molestie, e non solo nel mondo dello spettacolo. Quanto sia stato utile nella pratica lo capiremo tra qualche anno, ma valeva la pena mettere la questione sotto la luce dei riflettori».
Ha mai ricevuto attenzioni sgradevoli?
«Parecchie volte. E mi è anche capitato di continuare a lavorare con i protagonisti di questi approcci, che poi fanno finta di nulla. Spesso si tratta semplicemente di persone che cercano di forzare la situazione esercitando il loro potere in modo improprio. Di solito i protagonisti sono maschi, ma le avance più antipatiche non me le fece una donna, il nome però non lo farò mai
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