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1. RANIERI: “CI VORRANNO VENT’ANNI PER UN ALTRO LEICESTER”
Ha mandato un messaggio importante: bisogna crederci sempre». Il Leicester entra ovunque, come la melodia di una bella canzone. Per Malagò, Ranieri è «l’orgoglio d’Italia». Il tecnico ha scelto il “turning point”: «Solo dopo la vittoria contro il City ho capito che potevamo farcela. Per un’altra impresa come la nostra ci vorranno 20 anni». Ieri una coppia di Leicester ha chiamato la figlia Claudia.
Superfluo aggiungere in onore di chi. Un sorriso arriva anche dal portiere di riserva, il 43enne australiano Mark Schwarzer. Non ha giocato un solo minuto, solo tre presenze in Coppa di Lega : «E’ come se mi chiedessero di ubriacarmi con l’alcol bevuto da un altro... scherzo, sono felice». In teoria non gli spetta la medaglia (ci vogliono 5 presenze). Voleva smettere. Ci sta ripensando: «Sarebbe un onore fare panchina in Champions».
E lo dice dopo aver giocato col Chelsea due semifinali contro l’Atletico nel 2014. Di Jamie Vardy il vice-presidente Srivaddhanaprabha ha raccontato: «Nel 2012 si presentava ubriaco agli allenamenti. Mi disse: non so che fare, tutti questi soldi...». Lo fece ragionare. E Vardy è diventato la volpe più volpe, nel pollaio delle avversarie.
2. LA LOGICA DEL CALCIO E LE INTUIZIONI DI RANIERI
Beppe Severgnini per il “Corriere della Sera”
L a slavina retorica che s’è abbattuta sul Leicester ha provocato conseguenze strabilianti: c’è perfino chi ha imparato a pronunciare il nome della città inglese (Lèster).
Molti commentatori si sono scoperti poeti. Claudio Ranieri, che un anno fa rimava con «ieri», oggi è l’alfiere del calcio di domani. Secondo il Fatto Quotidiano, la squadra è «un progetto sociale e sportivo che dimostra come nel pallone neoliberista un altro calcio sia possibile».
Per una volta ha ragione l’eccitabile Jack O’Malley sul Foglio: non è così. Il proprietario del Leicester è il thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, signore dei duty-free. Come gli indonesiani dell’Inter o i (fanta)cinesi del Milan: più globalizzati di così, si muore.
Detto ciò, viva il Leicester campione d’Inghilterra! Gran colpo di marketing per la Premier League, bella favola per gli amanti del calcio. Un po’ come se l’Atalanta vincesse lo scudetto in Italia (un’eventualità che mi farebbe felice, non solo perché la squadra bergamasca indossa colori impeccabili).
Attenzione, però: la vittoria dei ragazzi di Ranieri non dimostra che il calcio sia diventato, di colpo, imprevedibile. Il calcio, tutto sommato, ha una sua logica. Se non ci credete, leggete La scienza dei goal di Carlo Canepa e Luciano Canova (Hoepli).
Scoprirete che, di fronte a un portiere vestito di rosso, gli attaccanti commettono più errori. Che un portiere esagitato induce il rigorista a calciare 32 centimetri più centralmente. Che chi calcia un rigore ha il 74% di possibilità di segnare. Che l’importanza dei calci d’angolo è sopravvalutata (solo il 2% produce un goal).
Che la prima sostituzione, per la squadra in svantaggio, deve arrivare entro il 58° minuto. Che, prima di esonerare un allenatore, bisogna concedergli al massimo otto partite, la media punti dev’essere 0,74 e il 47% del peso della decisione va assegnato alle ultime cinque partite.
La scienza dei goal si chiude con una piccola intervista proprio a Claudio Ranieri. «Le statistiche hanno mai smentito una sua intuizione?». Risposta: «No, non mi è mai capitato di essere contraddetto dai numeri». Ma certo, divo Claudio! Mica sei un capo di governo.
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