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KITSCH BUSSA ALLA NOSTRA PORTA? – LA MOTOSEGA DI MUSK, I SALUTI ROMANI DI BANNON, IL BALLO DI TRUMP…
Stefano Rissetto per “la Stampa”
Sinisa Mihajlovic, in nerazzurro due anni da giocatore e altrettanti da vice di Mancini, torna domani sera a San Siro da avversario di quell’Inter che, parole sue, tornerà prima o poi ad allenare. Se a prendersi la scena, di persona o nella parodia del tifoso doriano Crozza, è il presidente Massimo Ferrero, mai come adesso la Sampdoria «è» il suo allenatore.
Alla fine di novembre di un anno fa, subentrando a Rossi per condurre a comoda salvezza una squadra presa al penultimo posto con soli 9 punti in 12 partite, il 45enne tecnico serbo aveva compiuto un vero prodigio, guadagnandosi a fine stagione, tra un ripensamento e l’altro di Conte, l’interesse della Juventus. Nulla al confronto di quanto va accadendo ora: Doria squadra del momento, imbattuta e terza in classifica con la seconda migliore difesa, guidata da un Romero ritrovato.
Già in passato un presidente romano e un tecnico jugoslavo avevano sventolato ad altitudini da vertigine la bandiera doriana. Ma se di Boskov - che nel 1992 lo aveva portato in Italia da giocatore alla Roma, dopo averlo ammirato nella Stella Rossa da avversario nel girone di semifinale di Coppa Campioni, in gol a Sofia nella sfida vinta 3-1 dal Doria - Sinisa parla come di un secondo padre, è arduo tracciare similitudini tra Paolo Mantovani e l’attuale successore.
Dal 12 giugno il 63enne produttore - sbrigativo nei modi, tanto da essere appena scivolato in un incidente diplomatico col collega e rivale imminente Thohir, qualificato «filippino» in diretta Rai – si è preso il rango di nuovo ruspante mattatore mediatico nel circo del calcio, importandovi la romanità testaccina esaltata nei B-Movie di Monnezza e Jimmy il Fenomeno, peraltro estranei alla sua attività nel cinema, che spazia dalla Cavani a Comencini, da Ferreri a Brass.
Proprio il legame col regista veneziano, maestro dell’eros all’italiana, ha dato da pensare agli spettatori di Marassi, quando a inizio stagione si sono visti spuntare a bordo campo non più i raccattapalle delle giovanili, ma uno stuolo di modelle in leggings.
Di là dagli eccessi di stile, nella sostanza Ferrero ha finora lavorato al meglio: entrando – e non era scontato – in sintonia con Mihajlovic, riducendo i costi societari inessenziali all’agonismo e, soprattutto, fornendo al tecnico due alternative per ruolo (Bergessio, reduce da 3 anni in doppia cifra, fa panchina), dopo aver resistito alle serie tentazioni estive per gioielli come Okaka, Soriano, Obiang e Gabbiadini.
Proprio il mercato in contropiede ha rallegrato la gente doriana, che domani sera si troverà di fronte Icardi, venduto nel 2013 per la non siderale cifra di 12 milioni, oltretutto pagabili in 6 anni. Al momento di cedergli a titolo gratuito la società, Garrone aveva detto: «Penso che Ferrero, per come è fatto, nel calcio possa fare meglio di me». Di sicuro «Viperetta» ci sta provando.
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