COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
M. Ner. per il “Corriere della Sera”
L'orizzonte degli eventi, per la Juve, rimane il termine della stagione, quando non si potranno più rimandare le decisioni o, nel caso, evitare le rivoluzioni: morale, Massimiliano Allegri resterà al suo posto fino alla fine, come da motto del club e parole del presidente, nonostante l'uscita dai gironi di Champions e l'incognita di quattro partite di campionato in 14 giorni. Menù non banale, con Lecce e Verona «on the road», Inter e Lazio all'Allianz.
E nel mezzo la sfida contro il Psg, per evitare la figuraccia di non andare neppure in Europa League. «Ma questo non è un fallimento - diceva l'allenatore bianconero dopo il k.o. di Lisbona - nel calcio ci sono anche le sconfitte. Anzi, questa deve essere un'opportunità, per ripartire». Non basta per cancellare la delusione: «Siamo dispiaciuti e arrabbiati, ma l'eliminazione non è arrivata per questa partita, ma per le gare precedenti». Il che rende il problema patologico.
Avendo quasi sempre impostato sul risultato la logica di analisi, e di giudizio, si fa una bella fatica a non considerare un fallimento l'uscita dal jet set continentale, pure se le assenze (di Pogba, Chiesa e Di Maria, soprattutto) sono un alibi spendibile (e credibile) per una promessa di rimonta in serie A. Dove la Juve è ottava in classifica dopo undici turni, a dieci punti dal Napoli e a sette dal Milan, e appunto senza più la Champions.
Per età, talento e stipendio, non può già essere un fallimento quello di Vlahovic, anche se urge concordato, tra lui, la squadra, il tecnico, per ristrutturarlo. Capita spesso che, senza il gol, la furia agonistica del serbo si trasformi in rabbia, quella che aveva pure al cambio. Forse pure per un presunto allarme ai muscoli della gamba, anche se gli esami di ieri hanno escluso qualsiasi guaio. Insomma, disponibile per la trasferta di Lecce. Dopodiché, per il serbo il discorso è singolare e corale insieme: meno sbaglia lui, tra stop e movimenti, più assistenza dagli altri.
Dai giocatori al gioco, si finisce a riparlare di Allegri, e di dove sia il confine tra psicologia e distacco dalla realtà, nelle sue parole, alla vigilia del Benfica: «Credo andrà bene». Invece, il Benfica s' è dimostrato di un'altra categoria, nonostante la voglia e il talento dei giovani bianconeri abbiano fatto il lifting al tabellino (4-3). Mai era successo che Allegri finisse fuori ai gironi, mentre ai bianconeri non capitava dal 2013, sotto la neve di Istanbul: per dire del flop.
«Ora abbiamo venti giorni per fare meglio in campionato e dopo la sosta recupereremo tutti i giocatori», sospira il tecnico. Magari non solo con i rientri dall'infermeria, ma pure con qualche scelta: dal ripescaggio di Miretti, improvvisamente disperso, a qualche maglia da titolare per Milik, confinato alla terza panchina filata. E poi ci sono i giovani, come Iling-Junior, ora in trattativa per il rinnovo, visto il contratto in scadenza.
Allegri insiste: «Dobbiamo reagire, c'è un campionato da giocare e l'Europa League da guadagnare». La stessa cui strizza l'occhio l'account italiano di Ryanair, prendendo in giro l'allenatore, con una foto su un velivolo vuoto: «Non c'è posto alla Champions, ma c'è sempre posto a bordo». Chissà se vale anche per la Juve.
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