DIN DON, E’ MORTO IL TIQUI TACA: IL CALCIO VERTICALE DEL BAYERN AFFONDA IL BARÇA (E IL MITO DEL POSSESSO PALLA)

Marco Ansaldo per "la Stampa"

La semifinale più sbilanciata dell'ultimo mezzo secolo ha fatto una vittima: il tiqui-taca, quel modo di fare calcio che portava il timbro esclusivo del Barcellona di Guardiola. Poiché si procede per mode, ci aspettiamo un rapido voltafaccia e un incauto «de profundis»: dopo 5 anni di incensamenti incondizionati spariranno i cantori e i replicanti, attratti dal vento che spira dalla Baviera e che ha prodotto il 7-0 complessivo del Bayern sul Barça. «Il Bayern sta facendo una stagione incredibile e il calcio tedesco è molto interessante, ma quello spagnolo ha dominato per anni», ha commentato Guardiola, prossimo allenatore dei bavaresi.

Il dominio tuttavia sta andando in crisi. Cambia il modello. Dal calcio orizzontale dei catalani si andrà verso quello verticale dei bavaresi senza considerare che, per imitare il Barcellona, bisognava disporre di fuoriclasse dal palleggio rapido e sicuro, ma per seguire l'esempio del Bayern servono giocatori completi nella tecnica e nelle qualità fisiche.

Prima i simboli erano Iniesta, Xavi e Messi, adesso lo sono Ribery e Robben, senza i quali il gioco di Heynckes (e in futuro quello di Guardiola) sarebbe più sterile. Sono state le loro azioni a schiantare i blaugrana, benché il 3-0 del Bayern al Camp Nou nasca dal modo in cui i tedeschi si sono impossessati del gioco. A differenza del Barcellona, essi non puntano sul controllo ossessivo e talvolta sterile del pallone, però l'obiettivo è lo stesso: non far giocare l'avversario, fiaccarne l'iniziativa, colpirlo con incursioni profonde. Cambia il metodo, non la sostanza.

L'esplosione del Bayern sorprende fino a un certo punto. Non ci si può stupire di una squadra alla terza finale di Champions League negli ultimi 4 anni. Il fatto che ne abbia già perse due conta poco. In una partita secca può vincere il più debole ed è l'appiglio cui si aggrappa il Borussia Dortmund, che ha meno qualità e personalità: è il percorso con cui si arriva alla finale a dare la dimensione della forza. In questo senso il Bayern era già al livello del Barcellona anche se l'originalità del gioco dei catalani affascinava di più, facendone un fenomeno di culto.

Si è fatta strada la squadra più completa. Heynckes ha dato un'organizzazione tattica formidabile, ha puntato su un gruppo che procede da anni, con pochi innesti. Ma la differenza vera la fanno potenza e preparazione atletica. Il Bayern non corre a vuoto ma quanto corre. Alle spalle c'è un'organizzazione capace di tenere sotto controllo l'usura e la fatica, con un medico, Muller Wohlfarth, che ha curato campioni del calcio, del ciclismo, dell'atletica, del rugby. Le sue terapie omeopatiche hanno creato sospetti, chiacchiere e leggende, come le iniezioni di sangue di capra o di vitello, però ha risolto i problemi fisici di atleti di alto livello e la salute del Bayern è ottima.

In Robben e in Ribery, come in Lahm e in Alaba, colpisce la capacità di sfrecciare da un'area all'altra fino al 90'. E per reggere il pressing a tutto campo bisogna avere gambe e fiato straordinari, cosa che ad esempio ha perso il Barcellona sfiorito sotto l'aspetto atletico. Immaginiamo per usura.

 

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