DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Andrea Sereni per corriere.it
Follie, fughe, litigi, amori e tanti gol: «Ero anche più forte di Ronaldo. Romario, lui sì, forse era meglio di me». Edmundo oggi 2 aprile compie 50 anni, un giro di boa significativo anche per chi, come lui, è immerso da sempre nel ruolo del cattivo di talento, poca modestia e ego smisurato.
In allenamento, una volta, si arrabbiò con i compagni che sbagliavano troppi palloni. L’allenatore andò ad abbracciarlo, lo consolò: gli altri avevano la sola colpa di essere meno bravi di lui. Gli anni alla Fiorentina, il Napoli, il Mondiale sfiorato con il Brasile e gli incidenti dentro e fuori dal campo: una vita sregolata e geniale, quella di «O Animal».
Escluso dal Mondiale per una lite con Luxemburgo
Nato il 2 aprile 1971 a Guanabara, scorcio di mare che si affaccia su Rio de Janeiro, madre lavandaia e padre barbiere «che non capiva niente di calcio», Edmundo cresce nel mito di Roberto Dinamite, l’attaccante della sua squadra del cuore, il Vasco da Gama, con cui si fa conoscere e, a 21 anni, vince un campionato Carioca. Nel 1992 debutta con la Nazionale, poi passa al Palmeiras con cui ottiene due titoli.
Nel 94, poco prima del Mondiale americano, si prende a pugni con Vanderlei Luxemburgo (il tecnico di quel Palmeiras): il club lo sospende, la Selecao lo fa fuori. Edmundo dirà di aver trattato Luxemburgo «come un padre», ma i due finiranno anche in tribu
Quando salvò Ronaldo
Perso il Mondiale 94, con il Brasile campione ai rigori contro l’Italia, Edmundo torna a segnare e viene chiamato per Francia 98 dal c.t. Zagallo. Ma, nonostante l’infortunio di Romario, in attacco ha davanti a sé Bebeto, Rivaldo e Ronaldo. Gioca due spezzoni, tra cui gli ultimi minuti della finale persa con la Francia, rimpiazzando il Fenomeno a cui dice di aver salvato la vita, in albergo poche ore prima della partita: «Stavamo in stanze attigue.
Mi alzai da tavola dopo il pranzo per andare in bagno. In quel momento attraverso la porta aperta vidi Ronaldo con le convulsioni. Era sdraiato e Roberto Carlos era sul letto a fianco con la tv accesa. Aveva le cuffie e non si era accorto di niente — ha raccontato in un’intervista a Playboy —. Ronaldo era viola, con la bava alla bocca e il corpo che si contraeva. Uscii di corsa a cercare il medico, tornai insieme a Cesar Sampaio e riuscii a toglierli la lingua dalla gola per farlo respirare».
Ma la finale, anche se non stava bene, Ronaldo fu costretto a giocarla: «All’ora della merenda apparve, faccia triste e a testa bassa. Non mangiò niente e uscì per parlare al telefono nel giardino dietro la sala ristorante. Un’ora dopo, durante la lezione tattica, ci dissero che era all’ospedale e non avrebbe giocato, e io sarei entrato al suo posto. Andammo allo stadio. Ci cambiammo e al momento di andare a fare il riscaldamento, arrivò Ronaldo, sorridente, dicendo: «Gioco. Dov’è la mia roba? Devo giocare». Zagallo mi fece un segno da lontano: «Mi dispiace, Edmundo, abbi pazienza».
La Fiorentina lottava per il titolo, lui scappava al Carnevale
A Firenze Edmundo arriva nel gennaio del 98. E l’anno successivo sogna con una città intera lo scudetto. Quella Fiorentina, con Toldo, Rui Costa, Batistuta, Trapattoni in panchina, era campione d’inverno e lottava per il titolo. Ma a febbraio Edmundo prese e volò in Brasile, per partecipare al Carnevale di Rio de Janeiro. C’era una clausola ad hoc, fatta inserire dal giocatore, nel contratto firmato con Cecchi Gori: i viola persero qualche punto di troppo e lo scudetto alla fine se lo contesero Lazio e Milan (poi campione). Dopo una breve parentesi nel Napoli pre fallimento, Edmundo sbarca in Giappone, al Tokyo Verdy. Lo pagano in dollari, lui diventa leader e segna 21 gol in 30 presenze. Torna in Brasile, questa volta definitivamente, e chiude il cerchio al Vasco, dove aveva iniziato, a 38 anni.
Perché lo chiamavano O Animal?
Il soprannome, «O Animal», glielo affibbiò il giornalista Osmar Santos, quando Edmundo aveva 23 anni: «Non nasce dai miei comportamenti. Santos usò l’espressione l’animale della partita. Siccome io spesso ero il migliore, mi rimase quell’etichetta — ha spiegato poi il brasiliano —. Adriano, una persona a cui voglio bene, è diventato l’Imperatore. Fa le stesse cagate che faccio io, anche peggio, eppure è l’Imperatore. E io sarei l’animale…».
La fama da playboy
Edmundo ha sempre avuto la fama del donnaiolo incallito. «Ho avuto tantissime donne. La prima fu mia cugina Saionara: avevo 13-14 anni, lei 19. Mi prese lei. Era una cosa complicata all’epoca. Ci si baciava tanto, si faceva molto petting, ma non c’erano i soldi per un motel e non c’era una macchina per farci sesso. Era tutto a rischio — ha rivelato qualche anno fa a Playboy —. Posso dire invece con certezza che con Daniela, la mia prima ragazza che abitava a Guadalupe, consumai davvero. E con grande piacere. Avevo 15 o 16 anni».
Il figlio omosessuale che all’inizio non ha accettato
Due matrimoni e innumerevoli tradimenti («Ma mai un amante fissa, solo scappatelle»), Edmundo ha avuto quattro figli da donne diverse. Con il primogenito Alexandre, omosessuale — a 14 anni la madre lo portò a fare sedute d’esorcismo per guarirlo — non ha avuto contatti per dieci anni prima di un riavvicinamento recente.
Il fratello assassinato
Nel novembre del 2002, quando giocava in Giappone, il fratello Luis Carlos venne assassinato. Il corpo venne ritrovato nel bagagliaio di una Fiat Palio, nella periferia di Rio. In pochi anni morirono anche i genitori. «Non mi riprenderò mai. Scambierei fama, carriera, soldi, tutto, per averli con me — ha detto Edmundo in un’intervista del 2014 a NetVasco —. Posso solo fingere di essere felice».
L’incidente stradale e la condanna
Edmundo ha litigato con avversari, compagni di squadra, con l’amico Romario, prendendo decine di espulsioni. È anche finito agli arresti domiciliari per aver preso a calci un cameramen. Ma l’episodio che lo ha segnato è del 95, poco prima di Natale, quando causa un gravissimo incidente stradale a Rio. Tre persone morte: una ragazza che viaggiava in macchina con lui e una coppia che era nell’altra auto. Nel 2011 viene condannato a quattro anni e mezzo di semilibertà per omicidio colposo e lesioni, ma dopo innumerevoli ricorsi evita il carcere grazie alla prescrizione.
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