DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Estratto dell’articolo di Simone Golia per il “Corriere della Sera”
Nicolò Fagioli fa il suo esordio con la Juventus a 19 anni. A 22 gioca a San Siro davanti a 75mila persone, sfida Messi e Mbappé in Champions. Paura? Poca. È la sua vita, gli viene facile. Mica come parlare a una ventina di psicologi nella sede dell’Ordine di Torino, o agli studenti e ai ragazzi che hanno riempito il cinema comunale di Condove, in Val di Susa. Lì il discorso cambia, deve esternare le sue debolezze, raccontare la ludopatia che gli ha causato debiti, minacce, disperazione e una squalifica di sette mesi.
[…] Con lui c’è il dottor Paolo Jarre, il terapeuta che lo ha in cura: «Ora è molto più sereno e rilassato, lo vedo da come si pone, da come sorride — racconta —. Risollevarsi da ciò che ha vissuto comporta un enorme cambiamento. Ha avuto la possibilità di esercitarsi in un aspetto fondamentale per i ragazzi della sua età, cioè differire la gratificazione, saper aspettare. Una persona che gioca d’azzardo in pochi secondi passa dal pensiero fugace alla sua concretizzazione. Stare a lungo senza partite e raccontare la propria storia ha rappresentato invece un grande esercizio di pazienza».
È una parte fondamentale della rinascita di Nicolò, che viene descritto come «carico, profondamente cambiato, entusiasta» dagli avvocati che lo hanno seguito in questi mesi, Luca Ferrari e Armando Simbari. A Bologna, penultima giornata di campionato, la Juventus è in ginocchio, sotto 3-0. Entra Fagioli, segnano Chiesa, Milik e Yildiz. Montero esulta, gli agenti Marco Giordano e Cristiano Pompili che lo assistono per la Caa Stellar si commuovono, Luciano Spalletti sorride in tribuna. Capisce che Nicolò, malgrado la lunga assenza, sta bene.
La Juve gli ha rinnovato il contratto nei giorni più bui e ha continuato a farlo allenare con la squadra. Per l’Europeo il c.t azzurro ha bisogno di un regista alternativo a Jorginho e lo chiama.
Ha sorpreso tutti, tranne il dottor Paolo Jarre: «Da subito ho pensato al precedente di Paolo Rossi al Mondiale dell’82. Abbiamo cominciato a parlarne come una possibilità, non come un’ossessione.
Spesso gli chiedevano quale fosse il suo obiettivo per il rientro e lui indicava il finale di campionato. “Ma chissà, magari si apre una finestrina anche per la Nazionale”, scherzavo io. Spalletti mi è sempre sembrato un educatore, oltre che un allenatore. Sa che con ragazzi molto giovani c’è anche una morale da perseguire».
Le sedute di Fagioli col suo terapeuta durano un’ora. Una volta a settimana, i primi tempi anche due, di persona o via webcam. Con tanto di prescrizioni a casa, proseguendo su quel filone cognitivo-comportamentale necessario nella prevenzione delle ricadute. Dalla riduzione dei fattori di rischio al rafforzamento degli elementi di difesa. Tolto il gioco, Nicolò ha dovuto riempire uno spazio vuoto: «Trovare un equivalente altrettanto emozionale è difficile, ma è importante riscoprire passioni sopite».
[...] Il percorso di Fagioli non è finito: «Sa bene che la Figc ha stabilito la durata della sua pena, non della cura. Il ritorno alle partite ci costringerà a qualche slalom in più, ma il fatto che ci siano è soltanto un bene».
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