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CHE FINE HA FATTO IL MONDIALE BIENNALE DI INFANTINO? E’ FINITO SU UN BINARIO MORTO - L'1 APRILE IL SORTEGGIO DEL MONDIALE IN QATAR: NON SI PRENDERÀ UNA DECISIONE DEFINITIVA SULLA PROPOSTA DEL PRESIDENTE FIFA OSTEGGIATA DA EUROPA E SUDAMERICA. IL TEMA CALDO E’ IL MONDIALE PER CLUB OGNI 4 ANNI CHE ANDREBBE A SOSTITUIRE LA CONFEDERATION CUP – SARA’ ASSENTE IL NUMERO UNO DELLA FIGC, GABRIELE GRAVINA, ATTESO IN PROCURA A TORINO IL 2 APRILE PER IL CASO SULLE PLUSVALENZE JUVE

Guido De Carolis per il “Corriere della Sera”

 

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L'Italia è costretta a restare a guardare mentre il mondo va avanti. Il calcio questa settimana si trasferisce in Qatar, un antipasto del Mondiale in scena, senza azzurri, dal 21 novembre al 18 dicembre. Il sorteggione di venerdì 1° aprile deciderà i gironi di un evento planetario, orfano dei campioni d'Europa. Resterà qualche «X» sulla griglia, non ci sono tutte le Nazionali qualificate, manca qualche comprimario sparso qua e là per il pianeta.

 

Sarà una passerella di campioni, presidenti di federazioni, consiglieri in arrivo da ogni continente: assente il numero uno della Figc, Gabriele Gravina, atteso in Procura a Torino il 2 aprile per il caso sulle plusvalenze Juve. Il sorteggio sarà il clou della tre giorni in Qatar, prima si discuteranno i destini e il futuro del calcio, nel Congresso della Fifa e, soprattutto, nelle riunioni informali.

 

Non si prenderà una decisione definitiva sul Mondiale biennale proposto dal presidente Gianni Infantino, osteggiato da Europa e Sudamerica e finito su un binario morto. A Doha si parlerà di scenari presenti e futuri. Dalle nuove regole per l'assegnazione dei Mondiali dopo il 2026, fino all'allargamento delle rose delle Nazionali. La vigilia del Congresso è una sorta di Expo, per esporre in vetrina la propria merce e stringere alleanze politico-economiche da mettere a reddito nel tempo. Non mancherà il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin.

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I rapporti con la Fifa non sono dei migliori, un canale di comunicazione resta aperto. Il Mondiale biennale rimane al centro della discussione, seppure in modo solo nominale. La Fifa sa di avere i numeri per approvarlo, non la forza per farlo se non vuole una scissione. Senza le Nazionali di Europa e Sudamerica, che hanno già detto di volerlo boicottare, sarebbe un autogol. Infantino ne è cosciente, la Fifa però, pur potendo contare su risorse notevoli, cerca di trasformarsi in un'azienda ancor più globale. A dicembre 2021 gli introiti ammontavano a 6,11 miliardi di dollari, le riserve in pancia alla federazione con sede a Zurigo erano di 1,6 miliardi e sono destinate a sfondare il muro dei 2,5 miliardi a fine 2022.

 

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La Uefa, tanto per avere un termine di paragone, prima della pandemia aveva riserve per poco più di 300 milioni, prosciugate dall'impatto del Covid su Champions, Euro 2021 e campionati. La Fifa ha sofferto molto meno la pandemia, non avendo tornei in corso. Il Mondiale biennale oggi è ritenuto quasi lettera morta, ma rimane un'ottima merce di scambio in mano a Infantino per fare approvare il Mondiale per Club. La Uefa e la Conmebol (la confederazione del Sudamerica) non sono contrarie, a patto che abbia cadenza quadriennale. Andrebbe a sostituire la Confederation Cup e 32 club di tutti i continenti si sfideranno in una Coppa del Mondo. Come saranno decise le partecipanti è da stabilire.

 

La nuova kermesse porterà un'inevitabile rivoluzione del calendario, da rivedere e adeguare. Più partite, più compressione, minori tempi di recupero, maggiori possibilità di introiti. La rivoluzione silenziosa del calcio, evoluzione per alcuni, è già in corso. I segnali di una delocalizzazione del pallone sono evidenti. La Fifa sta decentrando le proprie attività da Zurigo. Ha già riaperto un ufficio a Parigi, nello stesso stabile dove fu fondata nel 1904.

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Ha altre 11 sedi regionali sparse nel mondo che lavorano in collaborazione con il quartier generale in Svizzera, oltre alla sede temporanea di Doha, dove Infantino si è trasferito per seguire da vicino l'organizzazione del prossimo Mondiale. L'idea è creare 6 divisioni, una in ogni continente (considerando America del Nord e del Sud), per intrecciare da vicino relazioni con politici e sponsor. L'esigenza è controllare meglio l'enorme flusso di denaro, elargito con generosa magnanimità dalla Fifa, ma che spesso si perde in rivoli oscuri, come dimostrano le continue squalifiche a personaggi di federazioni piccole e lontane. Il calcio è un business planetario, il campo la punta dell'iceberg, sotto si decide dove e come indirizzarlo.

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