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La figura femminile è centrale dell’arte occidentale da tempo immemore, ma raramente le donne si sono sentite ben rappresentate. L’uomo agisce, la donna appare. Sono gli uomini a guardare le donne. Le donne si vedono solo attraverso i loro occhi. E’ una forma di controllo patriarcale che ha spesso portato allo sfruttamento.
Le opere del pittore Egon Schiele – la cui mostra ”The Radical Nude” è ora alla “Courtauld Gallery” di Londra – sono uno dei pochi esempi in cui un uomo è in grado di ritrarre la bellezza di una donna nuda trattandola come un essere fluido e non come un oggetto immobile. Le sue protagoniste hanno il pieno controllo della loro sessualità. Il nuovo regno dell’indipendenza è ritratto oggi da artiste femministe che reclamano il proprio corpo.
Sheila Pree Bright esplora la complessa natura dell’identità razziale e degli stereotipi di bellezza impartiti dalla produzione di massa. In “Plastic Bodies”, manipola digitalmente le fotografie, creando donne per metà bambole e mostrando come si stia perdendo l’identità culturale e etnica.
Wangechi Mutu, attualmente in mostra alla “Victoria Miro Gallery”, fa collage erotici prendendo la fotografia etnografica, illustrazioni mediche del diciannovesimo secolo e riviste pornografiche: «Tutto ciò che è desiderato o disprezzato viene sempre affidato al corpo femminile. La donna, più che l’uomo, porta i segni della cultura da cui proviene».
In risposta alle campagne pubblicitarie di “American Apparel”, Nancy Upton fa una serie di scatti in cui deride le pose sessuali e ammiccanti delle modelle. La berlinese Susan Martin dipinge donne dal punto di vista delle donne: sono nude in senso classico, ma indipendenti, liberate, e nel mondo si divertono anche senza uomini.
mezza bratz e mezza donna per pree bright
L’italiana Vanessa Beecroft trasforma il corpo femminile in un “tableau vivant” e ricontestualizza l’immagine sessuale delle donne in termini di femminismo. L’israelo-americana Elinor Carucci si concentra sui momenti intimi della sua vita, documentando il ciclo mestruale, i peli sul capezzolo, e la gravidanza, non in versione “celebrity”, ma vera, che lascia cicatrici e smagliature.
Aleah Chapin scopre la bellezza di corpi femminili avanti con l’età. Il suo “Aunties Project” in mostra alla “Flowers Gallery” di Londra – è una giocosa serie di dipinti che ritraggono mature signore orgogliose delle proprie rughe. La feticizzazione del corpo femminile e la riduzione della donna a “tette” è l’argomento che intriga Cindy Hinant, mentre Jenny Saville è nota per le sue enormi tele di donne nude in primo piano, imperfette e al limite dell’obesità. Mickalene Thomas combina il tradizionale ritratto con soggetti femminili africani, evocando la “blacksploitation” e allo tempo tempo offrendo una condizione femminile alternativa.
la upton contro le pose sessuali di american apparel
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