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Massimo Brizzi per gazzetta.it
È stato bello, ma è ormai finita. Le speranze mondiali della Ferrari tramontano all’alba italiana del GP Giappone, quando un problema alla candela della vettura di Sebastian Vettel, crea prima apprensione al momento della partenza, poi il gelo con l’amaro ritiro del 4° giro. Nel mezzo una prima tornata a singhiozzo, con la rossa infilzata da Verstappen e sverniciata in rettilineo dagli altri con evidenti problemi di potenza. Altro che rimonta su Lewis Hamilton: l’inglese vince la gara precedendo Max Verstappen, duro in partenza su Daniel Ricciardo e spavaldo fino alla fine, e lo stesso australiano che difende con le unghie il podio, e soprattutto vola a +59 punti di vantaggio sul tedesco.
MATCH POINT — Inoltre, fra due settimane, ad Austin, Lewis - che nel pregara ha incontrato il mezzofondista britannico Mo Farah traendo forse ispirazione dai suoi 4 ori olimpici - ha già il primo match point: gli basterà conquistare 16 punti in più di Vettel in Texas per il suo quarto alloro iridato. Uno scenario impensabile, non solo in estate, ma anche un solo mese fa, quando, prima di Monza, Seb era leader del mondiale con 7 punti di vantaggio.
DRAMMA SPORTIVO — Il Cavallino ripiomba quindi nel suo peggior dramma sportivo, quello dei guasti da pochi euro che compromettono investimenti milionari. Una candela di accensione ora, un condotto del compressore in Malesia: matrice simile per defaillances inaccettabili, contro le quali aveva già tuonato il presidente Sergio Marchionne dopo Sepang. Un vero peccato, che non rende onore al gran lavoro della squadra per portare la SF70H ai livelli di prestazione della Mercedes, rimpingua il serbatoio dei rimpianti e pareggia il bilancio delle colpe fra team e pilota, ma che non può non far riflettere. Molto a fondo.
SCIOLTEZZA — Dopo il colpo di scena del primo giro, la gara non è del tutto anestetizzata, ma regala emozioni non comparabili a una lotta mondiale che sfuma. Fra una Safety car (uscita Sainz) e anche due sorelle Virtual (botto Ericsson e Stroll, che a 6 giri dalla fine arriva lungo per un cedimento nella parte anteriore destra della vettura, taglia sull’erba della via di fuga e rientra pericolosamente in pista), le Red Bull conquistano il podio alle spalle di Hamilton, che per vincere l’ottavo GP stagionale deve sudare fino alla fine. L’unica spina per Lewis è Verstappen, che si ferma un giro prima di lui (22°), gli si avvicina dopo la sosta ringhiando alle sue spalle nonostante Bottas indossi anche le vesti, già note, di 'ostacolo mobile' con l’olandese. Max attack prova, ma Hamilton gestisce l’elastico fino alla fine, quando l’olandese gli si avvicina, ma lui sfrutta pure una chiusura del doppiato Alonso, recidivo come in Malesia e investigato per mancato rispetto delle bandiere blu.
GLI ALTRI — Ai piedi del podio Bottas, 4°, che precede Raikkonen: Kimi risale con buon ritmo fino al 5° dopo identica zavorra di -5 in griglia del connazionale e un’escursione oltre i cordoli della Spoon Curve al 1° giro, accompagnato da Hulkenberg, che compromette la sua corsa. A punti le Pantere Rosa di Ocon, 6° e gagliardo in avvio, e Perez, 7°, poi le Haas di Magnussen (8°) e Grosjean (9°) e Massa, 10°a difendersi da Alonso.
SIPARIO — Hamilton aspetta solo l’aritmetica per festeggiare, la Red Bull conferma dei progressi, e alla Ferrari resta l’amaro calice del rimpianto: verdetto forse troppo duro, ingiusto e sbagliato nelle proporzioni, ma di cui il Cavallino non può che fare mea culpa. Game over.
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