DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Mensurati per la Repubblica
Una Caporetto, forse no. Ma una pesante sconfitta, Lotito, stavolta, l' ha portata a casa. Con queste parole, dopo circa sei ore di discussione, uno dei fortunati presenti ai lavori ha provato a sintetizzare il senso politico di una giornata che rischia di entrare nella storia del calcio. La giornata in cui la Lega Calcio - una delle associazioni più ingovernabili nella storia del diritto privato - si dette uno Statuto moderno, con un presidente e un ad indipendenti, e un consiglio di Lega snello (sette componenti che decidono a maggioranza) e più centrale, rispetto all' assemblea, nei processi decisionali.
Gli schieramenti erano noti già dalla vigilia. Da una parte il commissario Carlo Tavecchio e i suoi due vice (Michele Uva e Paolo Nicoletti) che si presentavano con una bozza per le linee guida dello Statuto da far approvare all' assemblea; dall' altro lo strano asse Milan-Juve-Lazio, rappresentato dal triumvirato Fassone- Agnelli-Lotito, che spingeva per mandare a casa i commissari e votare, col vecchio sistema, un nuovo presidente di garanzia.
Il triumvirato - ad evidente propulsione lotitiana - era convinto di avere i numeri per il suo blitz. Di avere cioè dalla sua parte almeno altre undici squadre.
Non era così. Come Lotito ha potuto scoprire appena aperti i lavori. Tavecchio e i commissari, aiutati dall' opposizione (guidata dalla Roma americana) e dal Coni, avevano infatti lavorato ai fianchi molte società che alla fine hanno abbandonato Lotito &co. Fallito il blitz, l' assemblea si è trovata a dover scegliere: rimanere nella palude o trattare sulle linee guida proposte dai commissari? Alla fine ha prevalso la seconda linea. Decisivo un intervento di Urbano Cairo, e la disponibilità delle grandi squadre a ridurre (non si sa di quanto) la quota relativa ai bacini di utenza nella ripartizione dei proventi dei diritti tv.
Le ultime due ore di dibattito prima del voto (praticamente unanime) sono servite a calmare Lotito. Voleva: a) un consiglio composto da 11 membri; b) il diritto di voto per i consiglieri federali (in vista della sua prossima elezione); c) la bocciatura del meccanismo di lista per eleggere i consiglieri; d) la riconferma della Lega come associazione non riconosciuta, e dunque non sottoposta al controllo prefettizio.
Ha ottenuto solo c) e d).
NASCE LA NUOVA ELGA DI A
Monica Colombo per il Corriere della Sera
Nei suoi piani sarebbe dovuto essere il giorno del golpe, cioè dell' elezione, con il vecchio regolamento, di Marco Brunelli. Per Claudio Lotito è stata invece la giornata che ha segnato la fine del suo impero.
All' unanimità i 19 club presenti (il Chievo aveva già lasciato il tavolo) ieri hanno approvato le linee guida vincolanti del nuovo statuto, recependo le indicazioni della bozza approntata dal commissario Carlo Tavecchio e dal vice Paolo Nicoletti.
La nuova governance quindi sarà all' insegna dell' indipendenza e della snellezza. I poteri (ora in capo all' assemblea) passeranno al Consiglio di Lega formato da 7 elementi: 3 figure indipendenti, presidente, amministratore delegato e direttore generale, e 4 espressione di club (due di loro potranno ricoprire la carica di consigliere federale; nel caso la scelta ricada su altre figure, i designati non avranno diritto di voto nel consiglio di Lega).
«Doveva essere una giornata campale per lo stravolgimento delle strategie: si è conclusa invece con un voto unanime delle linee guida» ha commentato Tavecchio dopo sei ore di riunione.
Un ruolo chiave per lo svolgimento dei colloqui e per trovare una sintesi tra posizioni inizialmente contrapposte lo ha avuto il presidente del Torino Urbano Cairo, fermo nel proposito di opporsi alla figura del presidente ponte (cioè Brunelli), in attesa di nuove elezioni tra tre mesi. Convinto che la serie A, per restare al passo dei più ricchi e competitivi campionati europei (Premier e Liga), debba avere una conduzione manageriale e cogliere al volo l' occasione per modernizzarsi, Cairo ha spinto per compiere subito il primo passo verso la riforma della governance. L' elezione di un presidente «fantoccio» sarebbe quindi stata nefasta e avrebbe solo significato perdere altro tempo.
Ha così stoppato il tentativo di Lotito di integrare la bozza dello statuto con delle modifiche, che il presidente della Lazio aveva preparato, e il suggerimento di Marco Fassone, ad del Milan, di allargare il Consiglio di Lega a nove elementi.
Fra 20 giorni il nuovo statuto verrà approvato, poi si potrà procedere al rinnovo delle cariche. Nello statuto verrà certificata la presenza del paracadute, con relative quote. Si è anche discussa la modalità di distribuzione dei proventi da diritti tv: aumenterà la parte fissa (uguale per tutte le società) e meritocratica. La consapevolezza di non possedere i numeri necessari per arrivare al quorum ha indotto Lotito ad assecondare l' ordine del giorno senza insistere sull' elezione del presidente: alla fine il buon senso ha prevalso. Nel finale della lunga assemblea la serenità ha prevalso: per dire, Aurelio De Laurentiis ha lasciato la riunione cedendo la delega del voto a Andrea Agnelli. Un inedito su questi schermi.
La governance I poteri (ora all' assemblea) passeranno al Consiglio di Lega formato da 7 elementi: 3 figure indipendenti, presidente, amministratore delegato e direttore generale, e 4 espressione dei club Le cariche Tra 20 giorni si approverà lo statuto e si passerà al rinnovo delle cariche.
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