steven gerrard

PALLONE A STELLE E STRISCE – TUTTO PRONTO PER LO SBARCO DI GERRARD NEL CAMPIONATO USA: VA AL GALAXY E GUADAGNERÀ 25 MILIONI A STAGIONE, COME BECKHAM – UN ALTRO SEGNO DI UN COMPLESSO DI INFERIORITÀ DEL CALCIO USA CHE NON PASSA

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Enrico Sisti per “la Repubblica

 

Se non ce la fai vai in America, se Anfield merita più di quel che puoi offrire a 34 anni vai in America, se lo scivolone dello scorso anno che costò il titolo al Liverpool, se quel fiume di lacrime ancora scorre sul volto di Gerrard, vai in America, se i Galaxy ti offrono 25 milioni di euro a stagione, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, vai in America e vacci pure di corsa («Vado negli Usa, ma non so ancora in quale squadra», precisa lui).

GERRARD GERRARD

 

Passano gli anni e il calcio americano è sempre lì, generosamente acerbo: una meravigliosa “land of opportunities” senza cuore. Cresce la base, si finanziano scuole, si allevano campioncini, aumentano i ricavi, eppure c’è ancora bisogno di un Beckham, di un Henry, adesso di un Gerrard, per rilanciare il movimento, ricchissimo di sponsor ma povero di cultura, come se quel movimento fosse apparente, simile a quello invisibile del denaro. «Siamo quasi dispiaciuti di non poterci allineare linguisticamente a voi», spiega scherzando, ma quanto scherzando, il presidente della federcalcio Usa Sunil Gulati, «da noi è soccer, da voi è football».

 

È come se anche per colpa di un solo vocabolo l’America fosse condannata a un gioco diverso, meno internazionale, non autorizzato a chiamarsi football per via dell’altro football. Pare proprio che il calcio Usa sia travolto da un paradosso permanente: sale la qualità del gioco, la nazionale è ormai capace di allinearsi alle prime dieci d’Europa: quel che manca, stabilmente, è l’intensità del “sentire” professionale e popolare. Al via a marzo, la Mls fa incetta di contratti pubblicitari e diritti tv (è vicina ormai ai quattro sport guida, football, basket, baseball e hockey), eppure l’aereo della passione vera non decolla mai.

 

ROONEY E GERRARDROONEY E GERRARD

Raul va a giocare nella North American League, una Mls di seconda mano, garantendosi un futuro da dirigente, Ronaldo diventa azionista del Fort Lauderdale, Thohir esulta perché il Dc United, che è anche suo, avrà il nuovo stadio, Las Vegas spenderà 410 milioni di dollari per un impianto senza sapere se un giorno avrà una squadra. Terra fertile per i contadini di Steinbeck, terra ubertosa per gli affaristi del soccer, ma il cuore è un’altra cosa, è una chimera rossa che nemmeno l’arrivo di Gerrard, Lampard (City permettendo), Kakà, David Villa consentirà di raggiungere.

 

british fashion awards   david e victoria beckhambritish fashion awards david e victoria beckham

Quest’abitudine, questo vizio di accogliere stelle al tramonto, dimostra che non è cambiato molto dai tempi di Pelè e Beckenbauer. Cercare miti stanchi conferma la dipendenza dalla propria indole hollywoodiana: se hai già vinto un Oscar vendiamo meglio il prossimo film. Non è la Major League Soccer a guidare se stessa: è la Us Soccer Marketing, gestita dal guru Don Garber, che sovrintende ogni spostamento del pallone, giustificandolo economicamente. Campioni in carica, i Galaxy sono pronti a finanziare Gerrard con lo stipendio più alto della storia della Mls, identico a quello di Beckham (ma Houllier, che lanciò Stevie G a Liverpool, lo vorrebbe nei Red Bulls al posto di Henry). «Vorremo che i tifosi del soccer», dice Gulati, «diventassero come i deadheads», i fan dei Grateful Dead che giravano il paese per seguire i concerti di Jerry Garcia. Ma quelli erano fissati, conoscevano tutte le posizioni delle mani di Garcia sulla chitarra, compreso il dito mancante. Il “soccer” è solo vissuto, non amato.

beckham per h&m