DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Andrea Sorrentino per “il Messaggero”
È l'estate più pazza di sempre, un vorticoso giro di assi muta la geografia del calcio europeo: «Cambiano squadra per primi Messi e Ronaldo, cioè due dei più grandi della storia. Questo dà le dimensioni del fenomeno. E accresce l'interesse per i campionati nazionali e per la Champions, che a questo punto saranno ancora più vivaci», sostiene Gianfranco Zola, the Magic Box, gloria italiana e inglese, commentatore della Champions League per Prime Video (la migliore gara del mercoledì in esclusiva per tre anni).
Le favorite sono davvero Psg, City, Chelsea e Bayern?
«Hanno organici formidabili, ma non trascurerei il Liverpool che ha recuperato Van Dijk e gli altri. Poi in Champions le sorprese ci sono sempre, molto dipende dal tuo momento di forma in un dato momento, dagli infortuni. E le inglesi a volte pagano di più, perché hanno stagioni più pesanti e ad altissima intensità agonistica. Quindi si possono inserire altri, anche le italiane: non dimentichiamo la lezione dell'Europeo».
La serie A però è più debole, se ne sono andati in tanti di giocatori bravi.
gianfranco zola maurizio sarri
«È vero, però non trascurerei il ruolo degli allenatori, e in serie A ne sono tornati tanti ottimi. Ci sono tornei di livello tecnico migliore, certo, però mi pare si stia andando verso un calcio in cui l'organizzazione, il lavoro di squadra e dei tecnici è più centrale. L'Italia di Mancini insegna. Ma anche Tuchel: in pochi mesi ha trasformato il Chelsea in una macchina da guerra».
A proposito di cambiamenti radicali: lei che ne è stato il vice al Chelsea, Sarri che impatto avrà sulla Lazio? Intanto a Roma Maurizio già lo chiamano Mau...
«È un grande allenatore che ha bisogno di una squadra che lo segua. È uno stakanovista, sta dieci ore al giorno sul pezzo, ci mette l'anima e i sentimenti, non lascia niente al caso, sa impostare il lavoro e dà tantissimo sul campo. Il suo gioco è fatto di meccanismi sottili che vanno sempre allenati.
Ha un compito non semplice perché la Lazio viene da anni buoni ma giocava in modo molto diverso, quindi per Maurizio sarà fondamentale avere giocatori che si adattino a lui perfettamente. Al Chelsea andò così, i giocatori lo hanno seguito in tutto e per tutto, ci fu solo una difficoltà a metà stagione poi riprendemmo».
Mourinho è una gloria (anche) del Chelsea come lei, cosa si aspetta da lui a Roma?
«Non lo dico io, ma i numeri: è uno dei migliori al mondo, ha ottenuto risultati ottimi o eccezionali ovunque. Qui ha una squadra buona ma non la più forte, forse nemmeno tra le più forti, quindi lui la deve trasformare in vincente, o che competa per il titolo. Quando si lavora a così alto livello, colmare certe differenze non è semplice.
Ma lui ha nelle corde questa capacità. È l'allenatore adatto per Roma, lui è uno che trascina e lì è importante creare l'atmosfera giusta per fare rendere di più i giocatori, in certe cose è bravissimo. Darà tanto lavoro pure a voi giornalisti».
Lei conosce bene anche Tammy Abraham, ovviamente.
«Posso solo parlarne bene. Ha un sacco di entusiasmo, un grandissimo fisico e un senso del gol notevole. Deve migliorare tecnicamente nel gioco con la squadra. Roma è un bel salto di qualità per lui. Ha il grosso vantaggio di arrivare dalla Premier, dove c'è marcia in più sul piano del ritmo».
tammy abraham foto mezzelani gmt73
Scusi ma lei, che è MBE, ossia nientemeno che Membro dell'Ordine dell'Impero Britannico per meriti sportivi (un po' meno di baronetto, che spetta solo agli inglesi), come si è sentito la sera della finale di Wembley?
«Di solito sono un po' diviso, l'Inghilterra mi ha dato tantissimo sotto molti punti di vista. Ma la verità è che ho tifato come un pazzo per l'Italia, spudoratamente. Poi hanno meritato proprio di vincere, a parte la mia italianità. E penso che la lezione di Mancini possa servire a tutto il nostro calcio, ha indicato una strada». Andrea Sorrentino
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