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“SE MI DICONO CHE NON FACCIO RIDERE NON ME NE FREGA NIENTE MA SE MI DICONO CHE NON HO SAPUTO GIOCARE A CALCIO, QUELLA È L’OFFESA PIÙ GRANDE” – GENE GNOCCHI SI RACCONTA, DAL MESTIERE DI AVVOCATO AL RIMPIANTO CALCIO: “SONO ARRIVATO ALLA SERIE D, NON AVER GIOCATO IN SERIE A È STATO IL MIO CRUCCIO MA L’HO SFIORATA, NEL 2006, QUANDO GRAZIE A SIMONA VENTURA E A 'QUELLI CHE...' SONO STATO TESSERATO CON IL PARMA. RICORDO CHE MATERAZZI QUALCHE VOLTA SI ERA OFFESO QUANDO LO CITAVO. POI GLI È PASSATA…”

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Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

Gene Gnocchi festeggia quarant’anni di carriera. «Sono passato dal firmare le cartoline a fare i selfie».

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Cosa è meglio?

«Beh, cinque anni fa mi si è avvicinato uno, mi ha messo in braccio il suo bambino di sei mesi per fare una foto, poi è scomparso. Adesso è mio figlio, l’ho dovuto adottare».

Quando parla Gnocchi la realtà e il surreale si confondono: non sempre si capiscono bene i confini, ma si ride e parecchio. Come nel suo nuovo spettacolo, Una crepa nel crepuscolo (in scena a Milano, al teatro Franco Parenti da oggi al 25 maggio e poi in giro per l’Italia).

 

E quindi sono passati 40 anni dal suo debutto. Quando ha capito che avrebbe fatto il comico?

«Quando giocavo a calcio mi ero reso conto che ero quello che faceva sempre il cretino nel gruppo: facevo ridere, ma anche gli scherzi, come quando ho chiuso tutta la squadra nello spogliatoio per due ore e nel mentre sono andato a farmi un aperitivo. Ma ero benvoluto, nonostante questo.

gene gnocchi racconta l alluvione a faenza

 

Ho fatto una serata a Soresina ed è venuto a vedermi anche un mio ex compagno. Ora vende boxer e me ne ha regalati sei, segno che è rimasto affezionato. In quegli anni ho cominciato a pensare che la comicità potesse diventare una professione per arrotondare. Poco dopo, invece, mi sono ritrovato ad arrotondare come avvocato mentre facevo questo mestiere».

 

Quando ha fatto l’avvocato per l’ultima volta?

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«Poco dopo: ho difeso un mio amico che era stato querelato perché aveva urlato contro al capotreno che si era rifiutato di abbassare il volume degli altoparlanti della stazione, vicina a casa sua. Lui faceva il turno di notte, voleva dormire di giorno e si era infuriato. Ma era oltraggio a pubblico ufficiale. È stata la mia ultima causa».

 

Rimpianti?

«No. Però è stato un periodo formativo, ho avuto dei maestri molto bravi. Il mio vero rimpianto è legato al calcio».

 

Davvero?

«Certo. Se mi dicono che non faccio ridere non me ne frega niente ma se mi dicono che non ho saputo giocare a calcio, quella è l’offesa più grande».

 

E quale è la verità?

«Io ero molto bravo tecnicamente, ma un po’ lento. Sono arrivato alla Serie D ma a un certo punto capisci che non potrai fare più il calciatore a livello alto e se vivi quello sport visceralmente, come faccio io, soffri. Non aver giocato in Serie A è stato il mio cruccio ma l’ho sfiorata, nel 2006, quando grazie a Simona Ventura e Quelli che il calcio sono stato tesserato con il Parma. Non ho mai debuttato ma ero finito anche nel Fantacalcio e due ragazzi di Sassari, di cui poi sono rimasto amico, mi avevano preso».

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Conosce calciatori che fanno ridere?

«Cassano fa molto ridere. Anche Totti fa ridere, solo inconsapevolmente».

 

A lei è andata bene comunque. La cosa più strana che le ha chiesto un suo fan?

«Ci sono quelli che mi chiedono di intercedere presso Maria De Filippi perché i loro figli cantano, oppure mi viene in mente uno che mi ha chiesto di fare una videochiamata con sua zia perché ero il suo idolo, solo che il suo idolo era Corrado Augias e così mi ha chiesto di imitarlo, giuro».

Nel suo spettacolo cita anche Alberto Angela.

«Questo perché dico quello che tutti pensiamo, cioè che lui va a seguire gli scavi a Pompei e poi rivende le terracotte agli autogrill. Inoltre a Faenza c’è una piccola comunità di sumeri che ce l’ha a morte con lui perché ha sempre raccontato che vivono di pastorizia e non è vero».

 

Vannacci?

«Su di lui ho una rivelazione: conosco uno dei Village People che mi ha detto che nella versione originaria del loro gruppo il poliziotto non era un poliziotto ma il generale Vannacci. C’è questa nube sul suo passato».

 

A proposito di surreale, cosa pensa della foto di Trump vestito da Papa?

«Qui il surreale fa il doppio giro. Vedendo un capo di Stato che fa una cosa del genere non resta che sperare nell’asteroide».

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Torniamo ai suoi inizi.

«La svolta c’è stata quando Zuzzurro e Gaspare mi hanno preso per fare Emilio. Assieme a me c’erano Silvio Orlando, Atina Cenci, il povero Faletti, e poi Teo (Teocoli, ndr ).

È stata una grandissima occasione, anche riconoscendo il livello di persone con cui mi confrontavo: tutti dei pezzi da novanta».

 

Con Teocoli siete stati a lungo amici.

«Abbiamo fatto un sacco di cose assieme: Mai dire gol, Vicini di casa, Scherzi a parte ...

ci siamo rivisti due anni fa, siamo sempre amici, però lui adesso bazzica tra Ibiza e Milano, lo sento meno. Insieme ci divertivamo un mondo. C’era questa alchimia per cui voleva sempre farmi ridere, quindi veniva nel mio camerino e faceva finta di fare l’elettricista: si rotolava per terra per cercare una presa immaginaria, mi soffocavo dal ridere».

 

Ci sono stati poi gli anni della Gialappa’s.

«È stato l’inizio di una cosa che poi è diventata un cult. Ho un grande affetto per loro e, riguardando il programma, mi sono reso conto solo dopo di quanto fossero belle anche tutte le parti di trasmissione in cui non c’erano dei personaggi. Se mi chiedessero di tornare ora lo farei molto volentieri».

 

A proposito, come sta Rubagotti?

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«Benissimo, è diventato sindaco di Costa Volpino, ha avuto più di sette mandati, superando anche De Luca. Lui è nato proprio dopo aver osservato a lungo il mio portiere quando giocavo a calcio, un bresciano rabbiosissimo. Anche se volevi fargli un favore, tipo lo andavi ad avvertire che aveva lasciato i fari della macchina accesi, lui non ti ringraziava ma ti guardava fisso e ti diceva solo: ealùra ?

 

Come dire: ma saranno fatti miei, fatti i fatti tuoi. Comunque anche lui, ancora adesso, quando faccio i miei spettacoli mi segue. Gli ho dato anche una parte: è un finto tecnico del suono di Manchester che però quando parla ha un pesantissimo accento bresciano».

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Qualcuno si è mai offeso per i suoi «ritratti»?

«Ricordo che Materazzi qualche volta si era offeso quando lo citavo... poi gli è passata».

 

Cosa diceva di lui?

«Ma niente, che quando giocava a calcio era un angioletto, uno che non aveva mai fatto un fallo, cose così...».

 

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Chi fa ridere lei, invece?

«Io andavo matto per Il caso Scafroglia di Corrado Guzzanti. Mi faceva davvero molto ridere. Adesso mi fanno ridere Lillo e Greg, in particolare una gag in cui uno è un padre che ha perso un figlio e deve dire tutte le caratteristiche che ha questo bambino».

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