DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Massimo Gramellini per il Corriere della Sera
Se il mese scorso vi avessi detto che, di lì a un mese, l’avvocato Giuseppe Conte sarebbe stato presidente del Consiglio e il tennista Marco Cecchinato semifinalista al Roland Garros, avreste preso due decisioni: 1) digitare su Google «Giuseppe Conte» e «Marco Cecchinato»; 2) chiamare un’ambulanza, non necessariamente in quest’ordine. Intendiamoci, le due imprese non sono comparabili: nel tennis la concorrenza è più qualificata e, per quanto Djokovic abbia intrapreso la stessa parabola discendente del Pd, rimane più reattivo di fronte ai rovesci.
Di Cecchinato gli addetti ai lavori hanno detto per anni quello che Fassino diceva di Grillo: se si crede un campione, si iscriva a un grande torneo. Lui invece continuava a sgraffignare coppette nei circuiti minori del Sud Europa, accontentandosi di qualche notte spesata negli alberghi vista mare. Il venticinquenne Cecchinato sembrava il classico esponente di tante prediche scontate sulla gioventù italiana. Pigro e un po’ sbandato, tanto da cascare dentro un pasticciaccio brutto di scommesse. Deve essere stato quello il punto di rottura. Qualcosa gli è scattato nella testa e il suo braccio, fin lì rattrappito, si è messo a disegnare le smorzate e i lungolinea di cui fino a dieci giorni fa nessuno lo credeva capace. Nella vita non esistono solo i predestinati. Ci sono anche i cecchinati. Il loro talento assomiglia a certi fiori che sbocciano fuori stagione e forse per questo profumano di più.
UNA MANO
Folla al campo 18 del Roland Garros per assistere al match tra il greco Tsitsipras e l’austriaco Dominic Thiem: giocano tutti e due il rovescio a una mano, colpo sempre più raro da vedere, benché fosse a suo tempo il pezzo forte di Laver e Sampras e oggi di Federer e Wawrinka. Il tramonto del rovescio a una mano sarebbe dovuto all’educazione impartita ai bambini-tennisti.
Dan Weston: «Avere due mani sulla racchetta aiuta i bambini prodigio a guadagnare consistenza e puntare alla compattezza. Poiché la parte posteriore della spalla non è forte come quella anteriore, sono necessarie due mani, mentre solo una è necessaria per il dritto. Peccato perché il colpo con una sola mano porta varietà con lo slice, la smorzata e le volée. I pochi che lo usano tendono a raggiungere la cima».
Infatti il piccolo Djokovic chiese al suo primo maestro, Jelena Gengic, di passare al rovescio bimane, perché con una mano sola si «sentiva debole». Dal 1970 al 1990 oltre il 60% dei vincitori degli Slam usava quel colpo. Negli ultimi dieci anni la tendenza è stata invertita. E se togliessimo Federer la percentuale scenderebbe sotto il 10%. Jack Groppel, medico, analizzando la biomeccanica di entrambi gli scatti dei tennisti, concluse che per i colpitori con una sola mano il gioco fosse più difficile da padroneggiare: veniva richiesta maggiore sincronia tra fianchi, gambe, tronco, avambraccio e mano [Paolo Rossi, Rep].
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