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LA NUOVA VITA DI JOHNSON RIGHEIRA: “HO PERSO 11 CHILI ELIMINANDO IL CARBOIDRATO E IL VINO” (E PER FORTUNA CHE NE HA PERSI 11 PERCHE’ SUL PALCO DI SANREMO A FEBBRAIO SI PRESENTO' BELLO IMBOLSITO) – POI PARLA DELLE SUE VIGNE E DEI SUOI VINI, IL BIANCO “KOTTOLENGO” (“CHE IN DIALETTO TORINESE SIGNIFICA MATTO, COME ME”) E IL ROSSO A BASE BARBERA, “FILIBERTA”: “UNA PROVOCAZIONE PERCHÉ NELLO SLANG TORINESE È L’ORGANO SESSUALE FEMMINILE” – VIDEO

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Da open.online - Estratti

 

JOHNSON RIGHEIRA

L’ansia c’è ancora, anche se sono 40 anni che Stefano Righi – in arte Johnson Righeira – calca i palchi di tutta Italia. È rimasto anche il palato, quello da buongustaio che si fa portare nelle trattorie tipiche e che produce vino per lavoro e per passione. Ma proprio a questa caratteristica (lui ama definirsi «godereccio») il cantante di Vamos a la playa ha dovuto rinunciare per salire di nuovo sul palco del Festival di Sanremo, 39 anni dopo la sua Innamoratissimo in coppia con Stefano Rota, noti insieme come “I Righeira”.

 

Anche quest’anno a riportarlo all’Ariston sono stati un duetto e una delle sue più famose hit: L’estate sta finendo spalla a spalla con i Coma_Cose nella serata delle Cover. Un ritorno in grande stile che, come ha raccontato al Corriere, Johnson Righeira ha deciso di affrontare con uno degli “allenamenti” più complessi: la dieta ferrea.

JOHNSON RIGHEIRA

 

 

La ricetta per salire sul palco è sempre la stessa: «Tenere a bada l’ansia con due gocce di tranquillante». Anche perché di affogare lo stress da prestazione in cibo e vino non se ne poteva nemmeno parlare: «Sono stato a stecchetto per un mese e mezzo. Ho seguito una dieta iperproteica, la Scarsdale, detta «dieta dell’ultimo minuto». Sono stato piuttosto bravo: ho eliminato i carboidrati, ridotto i grassi e il consumo di vino, privilegiato alimenti altamente proteici e aumentato il consumo di bevande salutari». Alla fine la bilancia segnava 11 chili in meno, ma solamente grazie ai consigli di «un professionista, non di testa mia».

 

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A Sanremo, però rimanere all’interno del regime alimentare rigido è stato quantomeno complicato: «L’ho passato mangiando pesce, soprattutto il “brandacujun”, tipica ricetta del Ponente ligure a base di patate e stoccafisso o baccalà». Ovviamente accompagnandolo con «un buon bicchiere di Rossese, ma solo un bicchiere», ha assicurato. Le bottiglie intere di vino, invece, ha confessato di averle bevute solo dietro le quinte con i due compagni di palco dei Coma_Cose: «Chissà che in futuro non ci sia un progetto insieme, il loro pop moderno ricorda quello che facevo insieme a Stefano Rota ai tempi de “I Righeira”. Ma non ho esagerato con il numero di bottiglie perché ho una produzione piccola».

 

 

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(...) Da buona forchetta, ho chiesto al mio manager di inserire nel contratto l’obbligo di portarmi a cena o pranzo in una trattoria tipica di ogni posto in cui vado a esibirmi». Dalla canzone, al palco, al palato fino al vino. Soprattutto i suoi, il bianco “Kottolengo” («che in dialetto torinese significa matto, come me». E poi il rosso a base Barbera, “Filiberta”: «Una provocazione perché nello slang torinese è l’organo sessuale femminile. È tutto coerente con il mio stile».

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