AMORE E ALTRE AUTORETI – JOSEFA IDEM IN DIFESA DI CAROLINA KOSTNER: “STRONCATA PERCHÈ AMAVA TROPPO” – “L’ITALIA ATTRAVERSA UNA FASE DI MALESSERE E CERCA CAPRI ESPIATORI” – E PER ASSURDO, SCHWAZER RISCHIA DI SCONTARE UNA SQUALIFICA INFERIORE A QUELLA DI CAROLINA

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1. KOSTNER, LA RABBIA DELLA IDEM “STRONCATA PERCHÉ AMAVA TROPPO È L’ITALIA CHE VUOLE CAPRI ESPIATORI”

Alessandra Retico per “la Repubblica

 

carlo santi josefa idem foto mezzelani gmt carlo santi josefa idem foto mezzelani gmt

Con le altre madri davanti alla scuola dei propri figli, un solo argomento, un giudizio unanime: «La richiesta di pena per Carolina Kostner non ha senso». Josefa Idem, 50 anni, senatrice Pd, ex signora canoa con le sue otto Olimpiadi (un oro e altre 4 medaglie), 5 titoli mondiali, ha avuto un insolito inizio di giornata ieri. «Tutte mi chiedevano, tu che ne pensi?».

 

Cosa ha risposto?

«Che 4 anni e 3 mesi sono una reclusione. Che a Carolina viene stroncata la carriera. E di quale misfatto si è macchiata? Ha mentito per proteggere il suo amore. Quale ragazza innamorata non lo avrebbe fatto?».

 

Lei lo avrebbe fatto?

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«Non tutti sono forti come Federica Pellegrini. Per amore, o per quello che si crede tale, si fanno e subiscono cose impensabili. Carolina ha sbagliato, è vero, ha mentito. Ma non si è dopata. Non ha usato l’energia criminale di Alex Schwazer. Se davvero le verrà somministrata una squalifica così pesante, alla fine pagherà più di lui. In questa storia ci siano molti interrogativi da porsi».

 

Cominciamo?

«Una doverosa premessa: il doping va combattuto e chi sbaglia deve pagare, ma anche avere l’opportunità di rifarsi una vita. Tutti quelli che gravitano attorno all’orbita di un atleta, i medici, i dirigenti, i fisioterapisti, sono corresponsabili. Ma non so rispondere a un’altra domanda: chiunque venga a conoscenza anche casualmente di un caso di doping, che sia un familiare o uno sconosciuto, è costretto a denunciare? E’ colpevole se non lo fa? E se non lo fa per ragioni sentimentali, è un criminale? ».

 

La Kostner è accusata di favoreggiamento e omessa denuncia.

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«Il suo errore è non averlo detto subito: scusate, so che avrei dovuto, ma io amo Alex, non me la sono sentita di denunciarlo. Ma qualcuno le ha chiesto due anni fa se avesse qualcosa da dichiarare? Nessuno. Come mai anche la giustizia sportiva non riesce a essere rapida ed efficace».

 

Carolina non è stata ascoltata fino al settembre scorso.

«Un errore. E un’anomalia. Non voglio pensare a congiure istituzionali, ma il ritardo nell’accertare la sua versione è evidente. Carolina ha sbagliato di nuovo, due anni dopo Londra, quando ormai il rapporto con Schwazer era chiuso: ha continuato a proteggerlo. Lui invece, forse risentito, l’ha scaricata. Lei di sé forse penserà che è stata ingenua, ma non poteva fare altro: era innamorata. E’ comprensibile e umano. Il risultato è che lui rischia di scontare una pena più lieve di lei. Incide una visione anche molto cattolica in questo giudizio: fai quello che vuoi e confessati. Clinton l’ha fatto ed è stato riabilitato, Monica Lewinsky continua a scontarla. Non è un’analisi solo morale che serve, ma anche sociologica, psicologica e politica. Il legislatore dovrebbe saper scomporre una storia che tocca profondamente molte sfere. Non ultimo, il malessere di questo paese».

JOSEFA IDEM E BERSANI MINISTRO PARI OPPORTUNITA JOSEFA IDEM E BERSANI MINISTRO PARI OPPORTUNITA

 

Cosa intende?

«Per Carolina è stata chiesta una punizione esemplare. Tutto il processo Schwazer ha i contorni dell’esemplarità. Succede perché stiamo male e l’Italia soffre. E’ dolente, e cerca colpevoli: per purificarsi ed espiare. C’è una caccia alle streghe per lavare via i misfatti di cui siamo stati conniventi. Un atteggiamento accusatorio per scovare il capro espiatorio reo della mancanza di moralità e di valori di tutta la comunità. C’è voglia di catarsi. Allo sport, poi, si chiede sempre di essere meglio degli altri, di essere un modello. Se il modello tradisce, va punito con tutta la severità, senza distinzioni. Il caso Carolina è singolare anche per questo, è tra i migliori casi possibili per questa fase storica di autorigenerazione di un intero paese».

 

 

2. CAROLINA ORA È L’ORCO IL DOPATO SCHWAZER INVECE SOGNA RIO

Giuseppe Toti per “il Corriere della Sera

 

Ora sembra che l’orco della storia sia diventata Carolina Kostner e lui, Alex Schwazer, dopato all’Epo e reo confesso, quasi la vittima. Colpevole, la Kostner, di essersi comportata — inutile essere ipocriti — come qualunque altra donna avrebbe fatto al posto suo: coprendo il compagno. Sulla testa della pattinatrice pende una richiesta di squalifica di 4 anni e 3 mesi della Procura antidoping del Coni per complicità. Mentre l’ex fidanzato, oro a Pechino 2008 e positivo nel 2012, sta scontando una pena di 3 anni e mezzo che qualcuno vorrebbe anche ridurre.

 

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Com’è possibile? Semplice: Giochi di Rio 2016. È lì che molti sperano Schwazer possa andare, grazie alla squalifica che scadrà a gennaio di quell’anno. L’obiettivo dell’atleta è esplicito; più nascosta ma immaginabile è l’aspettativa del Coni e della Fidal. Ma come renderlo raggiungibile? Magari riconvocando Schwazer al Foro Italico e annunciandone la piena collaborazione. L’importante non è se questo sia realmente avvenuto o meno, ma farlo credere, per poi giustificare la mancata richiesta di una pena aggiuntiva per dichiarazioni false e frequentazione di medici inibiti. Un cattivo pensiero? Può darsi.

 

In ogni caso, nel secondo interrogatorio Schwazer non avrebbe concesso alcuna rivelazione clamorosa, non avrebbe affatto buttato a mare la Kostner e non ci sarebbero nemmeno tutte le «profonde» discrepanze tra le sue dichiarazioni e quelle della pattinatrice. Al contrario, il marciatore avrebbe sostanzialmente ripetuto le cose di due anni fa evitando ogni accenno a medici, dirigenti e allenatori che lo hanno ben protetto.

 

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Riguardo, per esempio, al documento con cui il perito della Wada certifica che Schwazer si è dopato anche nel 2010 e nel 2011, senza contare i dubbi sull’oro di Pechino, la Procura Coni ha chiesto spiegazioni? Ha chiesto all’atleta chi lo seguiva, chi gli procurava i farmaci? E se non lo ha fatto, quali sono stati i motivi? Ultima annotazione: Schwazer e i deferiti Kostner, Collio, Checcucci e Donati appartengono tutti a gruppi militari. Come i generali in pensione con i quali il Coni versione Malagò vorrebbe gestire «dentro casa» i controlli antidoping. L’indistruttibile cerchio «magico» del nostro sport.