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Lunedì nero per la Juventus in Borsa, che paga a caro prezzo anche sul listino di Piazza Affari la pesante sconfitta di sabato sera nella finale di Champions League contro il Real Madrid. Il titolo, in mattinata, è entrato in contrattazione in ritardo perché non riusciva a far prezzo e alla fine ha chiuso in ribasso dell’11,6% a 0,7 euro tornando ai livelli di metà aprile.
Va ricordato che l’azione era stata protagonista di un lungo rally che dagli 0,3 euro di gennaio l’aveva portata a ridosso di quota 1 euro a inizio maggio, su multipli che diversi operatori del settore giudicavano come eccessivi, anche se al 30 giugno il club bianconero chiuderà il terzo bilancio consecutivo in utile con ricavi in ulteriore crescita e probabilmente oltre 500 milioni di euro.
Le ragioni del crollo
Per tornare alla performance di oggi, in realtà, al di là della debacle dal punto di vista sportivo (per il club bianconero è la quinta finale consecutiva di Champions persa negli ultimi 20 anni), dal punto di vista economico la sconfitta non cambia moltissimo. Già arrivando in finale, infatti, la Juventus aveva accumulato premi dall’Uefa per 109 milioni, una cifra record (mai nessuno aveva superato i 100 milioni). Sommandola agli incassi da botteghino, sempre legati alla Champions, per circa 17 milioni si arriva a un jackpot complessivo di 126 milioni: vincendo la finale si sarebbe arrivati a 130 milioni, dunque «soltanto» 4 milioni in più.
Perché dunque quest’ondata di vendite sul titolo? A determinarle potrebbe essere sicuramente un fattore «emotività» - cosi’ come il fatto che il titolo nelle scorse settimane abbia corso troppo - ma anche il timore, secondo alcuni esperti, che la Juventus dopo l’ennesima delusione in finale di Champions possa decidere in estate per una rifondazione dell’impianto base della squadra. Cosa che, a sua volta, potrebbe rendere piu’ difficile ottenere subito vittorie a livello internazionale nel breve termine.
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