
FLASH! - QUI, SAN PIETRO: TANA PER PATRIZIA SCURTI! MASSÌ, NON POTEVA MANCARE AL FUNERALE DI PAPA…
di Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
Tengo due fari accesi su due monitor. E faccio bene. Tra l’Allianz Arena e il Camp Nou succede l’iradiddio, uno zibaldone di quello sport infernale e paradisiaco che è il pallone. Le due partite, viste insieme e shakerate, sono uno smisurato capolavoro di due ore e mezza. Non so nemmeno da dove cominciare.
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Anzi sì. Monaco. Il pareggio di Muller al novantunesimo, quando la Juventus ha già in tasca l’impresa. Si va ai supplementari con il morale della Juve che rotola come una testa mozzata. Complicatissimo rialzarsi e ripartire.
Di là, a Barcellona, è tutto finito. E sapete come? Indovinato. Nell’incanto. Messi aveva cesellato il solito mancino e, prima di lui, Suarez in acrobatico destro e prima ancora Neymar al fondo di un supersonico fraseggio, palla a terra, che per semplificare chiameremo calcio. I soliti tre schiantano un formidabile Arsenal, sempre in partita e sempre murato da un impressionante Ter Stegen.
Ma di là, i supplementari sono cosa viva. Anzi no. Più che morta. Anche per una banda tostissima come quella bianconera ci sono inaccettabili eventi, confini oltre i quali non si può sopravvivere. I gol di Thiago (Guardiola, che ogni tanto si ammala di fenomenite, lo lascia in panchina per novanta minuti) e Conan, l’ex, sono pagina scritta oltre che lettera morta.
Buffon e compagni non potevano sopportare una sentenza così feroce, che si allineava specularmente a quella di Torino ma con una coda molto più atroce. Anche lì Bayern dominante per più di un’ora, in vantaggio di due reti, e poi ripreso. A Monaco accade l’inverso.
Alzi qualsiasi cosa chi avrebbe solo immaginato questa incerottatissima Juve sopra di due gol alla Allianz Arena dopo mezz’ora di gioco, un altro gol di Morata annullato ma regolarissimo, e Cuadrado che si pappava il terzo gol a fine primo tempo a un metro da Neuer, mancando di replicare il suo gol del 2 a 0, da condividere tutto con Morata per lo strepitoso slalom a tutto campo. Solo Juventus in campo, Bayern suonato e Guardiola che sputava come un cammello tutto il fiele del mondo.
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Per la Juve tutto tramava subito nel migliore del modi e dei mondi. Il gol di Pogba spalancava spazi meravigliosi. Un banchetto per una squadra che l’italianista Max Allegri, imbufalito il giusto per aver dovuto subire le stangatine degli esteti, Arrigo Sacchi prima e Guardiola dopo, schierava con una sola punta vera, Morata, il resto a pressare furibondo, Alex Sandro ed Evra in sovrapposizione sulla stessa fascia.
Tutto sembrava premiare le scelte del solito Allegri furbacchione di dodici cotte, ma non andava così. Il resto lo sapete. E non è un lieto fine. Depressione totale. Piangono anche i coefficenti che ci vedono sempre più poveri e ai margini dell’Europa. Ci resta la Lazio. Viva la Lazio.
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