DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
di Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
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Pallone per una volta sottomesso alle imprese sparse di Aru, Pennetta, Vinci e Valentino Rossi. Subito la notizia. Dopo tre giornate, la Roma ha sei punti sulla Juventus che suda una dozzina di maglie per arraffare a dieci minuti dalla fine il pareggetto con il Chievo, grazie anche alla parata irreale di Buffon nel secondo tempo e un paio di decisioni di arbitro Guida tutte interpretate con empatia bianconera, il gol di Cesar annullato per dubbiosissimo fallo dello stesso e il rigore vogliamo dire generoso.
Avendo bellamente goduto per un anno la scia di Conte, Tevez e Pirlo, Max Allegri potrà finalmente dimostrare d’essere quello che qualcuno presume sia, un allenatore importante. A occhio e croce, le cose non si mettono al meglio. Stagione di transizione? Al momento, stagione di confusione. Allegri brancola. Lo si deduce dal caos dei cambi e dalla instabilità delle formazioni. La Roma non ha alibi. Può e deve immaginarsi scudettabile.
Sudatissima gita in Ciociaria per la Garcia’s Band. Ottanta chilometri in pullman e novanta minuti balordi con incomprensibile strizza da beffa incombente fino alla meraviglia definitiva di Iturbe, uno che, se spazza via dalla mente certo marasma, può diventare quello che è, un grandissimo.
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Tre punti avanti e tre passi indietro, tanto per dire che i risultati nel calcio saranno anche oro ma non sempre colano e contano. Sì, tutto vero, la provincia dura, il campo orrendo, il Frosinone che getta l’eventuale anima oltre l’ostacolo, ma la cifra tecnica, lapalissiana, è più che modesta. Primo tempo arrangiato, dove le cose che funzionano sono le solite, il portiere tanto zeppo di consonanti quanto essenziale nel gesto, inclusa la paratona su Tonev, il treno a sinistra, Digne e Iago Falque, Florenzi a destra e Manolas al centro.
Scopriamo Rudiger, tedesco di sangue afro, bello tosto, non male di piede, ma legnoso parecchio per via di una morfologia imponente. Rudi Garcia sceglie Totti e Gervinho dall’inizio. Il suo ragionamento è lineare. Gestire le forze. Nainggolan e Salah hanno giocato in settimana e arriva il Barcellona mercoledì. Ne risulta una Roma alquanto racchia, lontanissima parente di quella che ha sbiancato la Juventus.
Totti porta a spasso con dignità i suoi 39 anni. Ma sono i passi lenti di un signore che rimastica l’ultimo calcio della sua storia. Gervinho gira a vuoto e al largo come da troppo tempo in qua. Il gol, forse autogol, di Iago Falque arriva al momento giusto. Frosinone che dovrà buttarla in caciara e in Ciociaria per sfangare un’improbabile salvezza. Essenziale per la Roma sbrogliare il nodo. In qualunque modo.
Detto che da Firenze le buone notizie sono due, la vittoria e il ritorno in campo dal primo minuto di Peppuccio Rossi, tribolatissimo talento, e la vittoria sul Genoa, tutta l’acclamazione possibile per il Chievo di Maran che a Torino meritava i tre punti.
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