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proteste contro amichevole israele argentina
E' stato sospeso l'amichevole tra Argentina e Israele, previsto per sabato 9 giugno a Gerusalemme. Nella notte il premier Benyamin Netanyahu ha chiamato il presidente argentino Mauricio Macri per cercare di salavre di match, ma senza successo. Il caso è scoppiato dopo l'annuncio di spostare l'incontro da Haifa alla Città Santa, con il presidente della Federcalcio palestinese, il generale Jibril Rajoub, da molti considerato un possibile erede del presidente Abu Mazen, che aveva avvertito: l'Argentina non venga a giocare con Israele a Gerusalemme altrimenti "milioni di fan palestinesi e arabi bruceranno la maglietta di Lionel Messi". La squadra aveva continuato gli allenamenti per i mondiali, senza rispondere alle proteste palestinesi. Ma dopo giorni di polemiche e minacce è arrivata la decisione di annullare la partita.
Il timore per la sicurezza dei giocatori è scattato quando le minacce hanno oltrepassato i confini mediorientali e sono arrivate fino a Barcellona, dove si sta allenando l'albiceleste. Un gruppo di tifosi si è presentato a bordo campo con bandiere e maglie della nazionale macchiate di sangue. Maglie, neanche a dirlo, numero 10, quelle del capitano Messi. La conferma è arrivata dalla ministra dello Sport Miri Regev: l'amichevole, ha detto, è stata annullata per via di "minacce terroristiche".
"Da quando hanno annunciato che avrebbero giocato in Israele - ha spiegato la ministra - gruppi terroristici hanno inoltrato ai giocatori della nazionale argentina e ai loro congiunti messaggi e lettere, includendo chiare minacce che avrebbero colpito loro e le loro famiglie". Hanno anche associato "immagini video di bambini morti". "È stato giusto non andare in Israele, la sicurezza viene prima di tutto", ha commentato l'attaccante della Juventus e della Nazionale argentina Gonzalo Higuain, in un'intervista a Espn. Higuain è stato l'unico giocatore a parlare della vicenda: "alla fine è stata fatta fare la cosa giusta, la sicurezza e il buon senso sono al primo posto".
Esulta Rajoub: "I valori, l'etica e il messaggio dello sport hanno vinto oggi, mostrando ad Israele il cartellino rosso", ha detto il presidente della Federazione calcio palestinese. "La cancellazione - ha aggiunto, citato dalla Wafa - è un colpo al governo di Israele". Rajoub ha poi denunciato il "messaggio politico" che Israele voleva dare alla partita sostenendo con il mondo "grazie alla presenza di Messi" che "le cose sono normali". Rajoub ha spiegato che se la partita amichevole si fosse giocata a Haifa, come era programmato in un primo momento, - come Federazione palestinese "non ci saremmo opposti affatto". La campagna contro il match - ha aggiunto - è cominciata solo quando il ministro della Cultura Miri Rgev ha deciso di spostare l'incontro a Gerusalemme trasformandolo "in un evento politico".
Dopo aver ricordato che da quel momento la Federazione ha fatto appello alle istituzioni internazionali per bloccare la partita, Rajoub ha sottolineato che i palestinesi "non hanno nulla contro i giochi di Israele o partite contro Israele. È vero invece il contrario". "Oggi - ha ribadito - è una vittoria per lo sport".
L'annullamento della partita ha scatenato la reazione dura di Israele: "È una vergogna - ha detto Avigdor Lieberman su Twitter - che le star del calcio argentino abbiano ceduto alle pressioni degli odiatori di Israele il cui unico obiettivo è quello di danneggiare il diritto di Israele alla sua difesa e di provocare la sua distruzione".
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