DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
1 - L’AVVOCATO DELLA FAMIGLIA DI CIRO ESPOSITO QUERELA DOTTO E MUGHINI PER LE ESPRESSIONI PRONUNCIATE IERI SERA DURANTE TIKI TAKA SU ITALIA 1
Comunicato stampa
ANGELO PISANI AVVOCATO MARADONA
La normale dialettica tra posizioni contrapposte è cosa ben diversa dal lanciare offese gratuite in tv contro chi auspica legalità e giustizia. Legittimo criticare e giusto confrontarsi, ma illecito e pericoloso attizzare il fuoco dell’odio e soprattutto diffamare, senza contraddittorio, chi non può replicare. Da qui la decisione dell’avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia di Ciro Esposito, di querelare anche Giampiero Mughini e Giancarlo Dotto per quanto da loro dichiarato ieri sera nel corso del programma di Italia1 Tiki Taka in danno dell’immagine e della persona del legale di Ciro Esposito.
STADIO OLIMPICO - STRISCIONI CONTRO LA MAMMA DI CIRO ESPOSITO
In un filmato registrato e trasmesso solo parzialmente nel corso della puntata, l’avvocato Pisani aveva ribadito la sua richiesta, già diffusa alla stampa dopo il match dell’Olimpico, di applicare la normativa Uefa ed infliggere le dovute penalizzazioni alla Roma, oltre alla squalifica dello stadio, per la mancata vigilanza sugli striscioni infamanti contro Antonella Leardi, madre del giovane tifoso ucciso per mano di ultrà romanisti un anno fa.
Non limitandosi ad esprimere la propria contrarietà rispetto alle richieste dell’avvocato Pisani, Mughini ha parlato di “barbarie” e “demagogia”, mentre Dotto si è spinto fino a tacciare l’avvocato di “teppismo”, oltre a tentare di ridicolizzarne il ruolo.
STADIO OLIMPICO - STRISCIONI CONTRO LA MAMMA DI CIRO ESPOSITO
Espressioni ovviamente ingiustificabili ed inaccettabili, alle quali Pisani, che non era presente in studio, replica oggi duramente: «Non mi stupiscono le esagitate considerazioni di Dotto, presentato come vicino ad un esponente di quella stessa Curva Sud della Roma che è diventata ormai tragico simbolo di violenza e offese gratuite. Quanto a Mughini, appare davvero paradossale tacciare di barbarie chi difende da ulteriori, squallide aggressioni la memoria di un ragazzo che ha perso la vita proprio per mano di barbari assassini».
antonella leardi6 foto mezzelani gmt
«La decisione di querelare i due giornalisti – chiarisce poi l’avvocato – nasce proprio dalla volontà di porre un freno all’escalation di violenza, verbale e materiale, che invece di trovare fine nella giustizia e buon senso continua ad essere strumentalmente alimentata sul caso Esposito, laddove invece la madre Antonella sta trasformando il lutto della sua famiglia in un messaggio di pace nello sport». «Per questo – conclude Pisani – invito tutti ad abbassare i toni, se davvero si intende evitare di rinfocolare odio e polemiche che offendono la vita e lo sport».
2. LA LETTERA DI MUGHINI A DAGOSPIA
Giampiero Mughini a Dagospia
antonella leardi2 foto mezzelani gmt
Caro Dago, la corsa all’autopromozione professionale dell’avvocato Angelo Pisani è davvero insistente e affannata. Ovvio che non c’è da aggiungere una sola parola allo sprezzo di noi tutti per il sudicio striscione esposto da alcuni tifosi romanisti contro la madre del povero Ciro Esposito, una che in tutti questi mesi (per lei talmente drammatici) è stata misuratissima in fatto di esposizione del suo dolore e del suo lutto.
Di quello striscione penso che è sterco e che andava lasciato nel suo sito naturale, la fogna. A mio giudizio è stato sbagliato dargli una tale visibilità. Leggo sui giornali di oggi che a Firenze - durante il match di Coppa Italia tra la Fiorentina e la Juve - sono stati insistenti i cori di “alcuni” tifosi fiorentini delusi che Pessotto non fosse riuscito a suicidarsi e felici che all’Heysel ne fossero morti 39 di tifosi juventini.
ANTONELLA LEARDI CON CIRO ESPOSITO
Ci mancherebbe altro che dessimo voce e spazio a tali cialtroni, che in nessun modo rappresentano Firenze città e la massa dei tifosi fiorentini. Quando a Udine Alessandro Del Piero subì quella frattura della gamba che lo terrà lontano dai campi di gioco oltre un anno, e mentre lo stavano trasportando in barella, qualche tifoso udinese gli gridò “devi morire”. In una trasmissione televisiva appellai quei tifosi per come meritavano: “Dei cialtroni”. Naturalmente non mi passò neppure per la mente di definire Udine “una città incivile” e di chiedere una penalizzazione dell’Udinese per responsabilità oggettiva.
Esattamente quel che ha fatto l’avvocato Pisani in una sua veemente e plateale dichiarazione registrata e poi messa in onda lunedì scorso nel Tiki-Taka di Pier Luigi Pardo. Una dichiarazione il cui tono si scostava non poco dalle ennesime e misurate parole pronunciate dalla madre di Ciro Esposito.
L’avvocato Pisani parlava di “inciviltà” di Roma tutta e della necessità di una punizione della squadra per un fatto di “responsabilità oggettiva”, e come se ogni tifoso della Roma e magari i suoi calciatori e dirigenti fossero corresponsabili morali dello striscione-schifezza. Sì, a me questa sua posizione è apparsa “barbara”.
Giampiero Mughini
3 - LETTERA DI GIANCARLO DOTTO A DAGOSPIA
Un corto circuito vero e proprio. Volgarità, schizofrenia, emotività, vanità e ottusità si sono abbattute in poche ore come una tempesta troppo umana sul caso “striscioni all’Olimpico”, l’ultima deriva della trista storia che parte dalla morte di Ciro, s’irradia nel dolore compulsivo di una madre e degenera in comunicati, oralità sparse e sentenze di ogni tipo. Nel disordine rintracciamo, se non un filo logico, impossibile, almeno un ordine narrativo.
Gli striscioni. Inconcepibili, eppure concepiti. Vattelapesca. La Sud romanista è diventata negli anni una miriade indecifrabile di sigle e umori. L’opposto di un pensiero unico. Di sicuro, l’utopia ultras del calcio accostato al sacro e della curva come setta è fallita. Troppi soggetti fuori controllo si sono infiltrati. Mio figlio, per dire, abbonato da anni alla Sud, non ha la più pallida idea di chi possa aver concepito e materialmente confezionato quell’orrore.
Ignora del tutto la testa o la pancia che li ha partoriti. E tanti come lui. La maggioranza della Sud. Veniamo alla Roma. Vittima oggettiva, in questo caso sì, dei fucking idiots citati dal Pallotta estremo dell’ultimo comunicato. Ma, Santo Dio, ci voleva così tanto a ordinare un annuncio perentorio durante la partita (ritirare quelle scritte, in caso contrario partita sospesa) per istigare la maggioranza civile a ribellarsi fischiando e/o, quanto meno, prevenire alias ammorbidire l’incombente, prevedibile sentenza ottusamente e demagogicamente punitiva. In tribuna all’Olimpico c’erano dirigenti molto attivi nel manifestare via via esultanza o depressione. Possibile che non si sia partito altro dal loro pur eccellente cranio?
Le reazioni. La piazza è notoriamente forcaiola, soprattutto quando si tratta della capitale. In questo caso, vittimismo zero. Roma è un focus ideale per soggetti declamanti a caccia di pubblicità. Stupisce, casomai, certa schizofrenia in ambito Leardi. Se la mamma di Ciro (il cui modo di esorcizzare il dolore è sacrosanto e insindacabile comunque si manifesti) ha reagito con parole giuste e toccanti alla provocazione, quelle del suo avvocato hanno impressionato per la petulante ostilità, tra la richiesta dei punti di penalizzazione e l’evocazione di Mattarella e Renzi.
L’incipit del suo messaggio televisivo, “…Ancora una volta dalla capitale c’è stata una dimostrazione d’inciviltà”, ha poi sbalordito gli stessi napoletani per quanto improprio e aggressivo, esteso per di più a una città intera (il sindaco Marino o chi per lui vorrà prima o poi rispondere a tutela dell’oltraggiata capitale?).
La sentenza. Decapitando l’intera Sud per un turno di campionato, la giustizia sportiva conferma una volta di più la sua inadeguatezza. Lo sfondone è almeno triplo.
1) la giustizia non è uguale per tutti. Striscioni orrendi, macabri e violenti appaiono da sempre in tutti gli stadi italiani. Spesso ignorati. Non in questo caso. Perché. Vogliamo dire che Roma e la Roma sono, per il circo mediatico, una ghiottonissima manna?
2) La sentenza accade palesemente sulla scia emotiva e dunque fuorviante di una piazza “agitata”.
3) Qui lo sfondone è concettuale. Non si capisce o, per comodità, non si vuole capire che i club di calcio sono le prime vittime di questa teppa. La subiscono per ignavia, paura anche fisica. Qualche club, certo, ha ecceduto nella collusione, ma non tutti sono fiere da competizione come Lotito.
Facile condannarli, mettetevi al loro posto, al posto di quei dirigenti o di quei ragazzi costretti a subire la gogna, con la nausea addosso, di andare a farsi processare e sputare in faccia sotto la curva. Deve essere lo Stato a proteggere i club. Ha gli strumenti e le leggi per farlo. Fin qui non l’ha fatto. Paparelli muore all’Olimpico mentre mangia un panino con un razzo che gli si schianta in un occhio. Sono passati 36 anni.
Le controreazioni. La Roma ci mette troppo tempo a ruminare una risposta dopo il sabato del disonore. Non sappiamo perché. Il boss americano non aiuta. Troppo distante, geograficamente ed emotivamente, dal fattaccio. Felicemente marziano. Quella robaccia nella sua testa non ha cittadinanza né spiegazione possibile. I due molto, troppo dissimili comunicati a distanza di ore ne confessano il disagio.
Quello vero, quello della pancia di Pallotta, è nettamente il secondo, quello dei fucking idiots. Il primo era solo una maldestra rimasticatura democristiana, peraltro tradotta in un modesto italiano. Pallotta s’infuria solo all’idea che nel suo nuovo, invidiabile stadio possa entrare certa gente o possano affiorare certi striscioni. Ma, deve capire, definitivamente, che da qui allo stadio la marcia è lunga e piena di trappole. Se non lui, deve piazzare fisso a Trigoria, giorno e notte, con tanto di tenda, una sua inflessibile controfigura. Magari meno abile a sganciare sorrisi e belle maniere, ma ruvido e deciso quanto serve, quando serve.
Giancarlo Dotto
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