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Claudio Savelli per “Libero Quotidiano”
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L'ottimismo di Roberto Mancini è l'unico antidoto in grado di prevenire il serpeggiante pessimismo italico tipico di queste situazioni. C'è però motivo per cui essere preoccupati: il gruppo che si sta preparando in questi giorni a Coverciano per l'appuntamento più importante dell'anno, al netto degli eventuali Mondiali, è infatti ben lontano dal massimo splendore della scorsa estate.
Non c'è reparto che non abbia giocatori in difficoltà. E se ogni reparto è un ingranaggio del sistema, è difficile che la macchina azzurra torni a funzionare alla perfezione. In questo caso, l'Italia dovrà farsi bastare una versione imperfetta di sé domani (contro la Macedonia) e, si spera, martedì prossimo (contro la vincente di Portogallo-Turchia). Conterà il risultato più che il modo di arrivarci. Anche se finora, da questo modo sono dipesi i risultati dell'Italia.
Quello difensivo è il reparto che subirà più variazioni rispetto alla formazione-tipo. Perché Bonucci e Chiellini sono due incognite: il primo non gioca da un mese, il secondo da quasi due mesi prima dei 45' con la Salernitana. Non se la passa meglio Acerbi, il teorico primo sostituto dei capitani.
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E allora, contro la Macedonia, dovrebbe toccare a Bastoni e all'omonimo del ct, Mancini: sarebbe forse stato meglio valorizzarli prima? Sugli esterni mancano i titolari dell'Europeo, Spinazzola e Di Lorenzo: da un lato se la giocano Emerson e Biraghi, dall'altro è stato preferito De Sciglio, riserva nella Juve, a Calabria che per paradosso nel Milan è davanti a Florenzi, titolare azzurro.
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Nemmeno Donnarumma non è quello di Wembley, viste le recenti uscite a vuoto in Champions e in Ligue 1 con il Psg. Per un portiere è difficile trovarsi quando viene messo in discussione, ancor più difficile è farlo in gare decisive come quelle che attendono l'Italia, dove gli errori pesano, i palloni scottano e i riflettori sono ancor più caldi.
Per quanto riguarda il centrocampo sia lodato Tuchel, allenatore del Chelsea, che ha risparmiato Jorginho nell'ultima partita: il regista è in forma e deve farsi perdonare i due rigori falliti con la Svizzera, sperando non pesino sulla sua coscienza.
Il punto di forza dell'Italia all'Europeo è diventato un'incognita dopo il trionfo, forse perché i tre moschettieri non hanno avuto respiro: Barella ha perso lo smalto di inizio stagione mentre Verratti sfoggia grandi prestazioni che non corrispondono ai risultati in Champions del Psg.
Non sono però in discussione anche perché molte seconde linee sono fuori forma: Locatelli ha il covid, Pessina è appannato, Sensi alterna alti e bassi nella Samp, idem Cristante nella Roma.
Le carte che Mancini si può giocare sono Pellegrini e Tonali, unici azzurri nel bel mezzo di una stagione a livello più alto della precedente, ma serve concedere loro più di qualche minuto.
In attacco le eccezioni che confermano la regola del grigiore sono Immobile e Berardi. Entrambi arrivano ai playoff al massimo della forma e della fiducia, rispettivamente con 26 reti in maglia Lazio e 14 gol più 14 assist in maglia Sassuolo nello zaino.
Strano ma vero, la Nazionale si affida all'attaccante che non considera all'altezza e ad un esterno che non ha mai giocato partite di massimo livello con i club. Peccato non ci sia Chiesa a completare il tridente, visto che Insigne vive un momento di flessione, complice la testa a Toronto.
Mancini ha richiamato Politano dopo averlo bocciato, Zaniolo in difficoltà e Zaccagni come jolly: sapranno fare la differenza in pochi minuti? Il resto del reparto non brilla: Belotti è fuori condizione, Joao Pedro ha segnato un solo gol nel 2022, Scamacca in azzurro è tutto da verificare e Raspadori sembra essere rimasto in un limbo di incompiutezza.
Sono tanti giocatori per due sole partite, impossibile giochino tutti. Il margine di errore è quasi nullo. Visto che non sono in un momento imperfetto i giocatori, dovrà essere perfetto Mancini.
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