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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Anthony Haden-Guest per http://www.thedailybeast.com
Una delle immagini più conosciute e riprodotte di Banksy (che di suo è il più famoso e riprodotto street artist del mondo) è stata sfregiata pochi giorni fa. Rappresentava tre spie intorno a una cabina pubblica in Cheltenham, proprio accanto al Centro dell'Intelligence britannica.
Ma la cosa più sorprendente di questo atto vandalico che ha cancellato la Banksy opera con una vernice d'argento è che non è affatto un gesto inaspettato. Siamo all'ennesimo episodio di una guerra della Street Art che si sta combattendo sui muri britannici. Un episodio che segnala la nascita di un fenomeno crescente: L'ODIO ARTISTICO DI CLASSE
Anche a N.Y, lo scorso ottobre la comunità underground non era esattamente tutta abbracci e baci verso Banksy. “Acchiappate Bansky! New York a caccia di un artista”strillava un titolo di copertina del “New York Post” e anche il sindaco Bloomberg non si era espresso tanto a favore “Chi sporca i muri di proprietà pubblica o privata non fa arte”, disse.
Peraltro il Banksy cripto-tour in New York fu accolto da reazioni molto diverse nella comunità degli Street Artists. Chi acclamava, chi sfregiava. A Manhattan sui muri della 24ma strada si leggeva “Hektad afferma che Banksy ha venduto l'anima al diavolo” mentre altri graffiti di Bansky venivano deturpati esattamente come le spie di Chentelham.
Insomma una specie di ostilità tribale esplose soprattutto tra i veri ragazzi di strada che rischiavano di rompersi l'osso del collo o di finire in prigione ogni volta che fanno un graffito. Loro vedono Banksy come un prodotto dell'establishment o peggio “Come uno che si svende e svende la street art per il successo commerciale”, spiega Philip Mortillaro, specialista del settore che sta costruendo un website “StreetArtLive” per lanciare di qui a un mese una mappa di tutto quello che è stato dipinto sui muri di Manhattan e offrire blog agli artisti.
Magari servirà a incanalare l'odio di classe artistico verso polemiche verbali e virtuali. O invece servirà a segnalare i Banksy ai duri e puri del movimento e farne un facile bersaglio della Spray Revolution. Comunque vada, siamo solo all'inizio.
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