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VITA E MORTE DI UN ULTRA’ - UNA LAUREA IN ECONOMIA, IL LAVORO IN LUSSEMBURGO E IL TIFO PER L’ATALANTA E L'EINTRACHT FRANCOFORTE (DI CUI AVEVA FREQUENTATO ANCHE LA CURVA) – TUTTO SU RICCARDO CLARIS, IL 26ENNE ULTRA’ DELLA "DEA", UCCISO CON UNA COLTELLATA DA UN TIFOSO INTERISTA DOPO UNA LITE PER MOTIVI CALCISTICI - DA RAGAZZINO AVEVA GIOCATO ANCHE NELL’ALBINOLEFFE. DOPO ESSERE STATO ALL'ESTERO LAVORAVA A MILANO IN UNA SOCIETÀ IN AMBITO FINANZIARIO… - VIDEO
Estratti da gazzetta.it
La vita e il suo percorso di studi lo avevano portato a trasferirsi in Lussemburgo e in Liechtenstein, ma Riccardo Claris ha sempre riconosciuto Bergamo come la sua casa. Abitava vicino allo stadio, a pochissime centinaia di metri da quella Curva Nord di cui ha sempre fatto parte, rivendicandone l’appartenenza anche sui suoi profili social. Proprio lì, in via dei Ghirardelli, ha perso la vita nella notte tra sabato e domenica, per una coltellata nella schiena che gli è stata fatale.
Aveva 26 anni, amava l’Atalanta, la seguiva in giro per l’Italia e per l’Europa. “Ovunque con noi”, recita lo striscione esposto nel settore ospiti dai suoi compagni di tifo a Monza. Dove, con ogni probabilità, avrebbe dovuto essere. Riccardo, noto per tutti come Claris. “Ultras per sempre”, omaggiato anche dal Monza. Era nato a San Giovanni Bianco, in alta Val Brembana. Laureato in economia e commercio all’università di Bergamo, lavorava a Milano in una società in ambito finanziario dopo aver fatto la specializzazione in Lussemburgo.
Durante i suoi anni all’estero aveva frequentato la curva dell’Eintracht Francoforte, da anni gemellata con i nerazzurri. Appassionato di sport, ma con il pallone nel destino: in gioventù aveva giocato anche nell’AlbinoLeffe, poi complice il percorso di studi è passato tra i dilettanti, ultima squadra è stata la Gavarnese, società di Nembro, paese della Val Seriana in provincia di Bergamo, a pochi minuti di auto dalla città.
Lascia nel dolore i genitori, un fratello più grande e la compagna. È stata quest’ultima a informarlo di quanto stava succedendo: una lite tra atalantini e interisti. È sceso in strada e si è consumato il dramma: un colpo mortale ricevuto da Jacopo De Simone, 19 anni, con un coltello da cucina con la lama in ceramica, circa 20 centimetri. L’assassino si è costituito: è intervenuto per difendere il fratello, a suo dire, ma senza riscontri da parte degli inquirenti.
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