DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Guido Santevecchi per "CorrierEconomia - Corriere della Sera"
Vicepresidente di Christie’s Asia, in una sola serata ha piazzato capolavori di Rothko, Koons e Bacon per oltre 200 milioni di dollari Se si facesse un film sulla sua vita i titoli non mancherebbero: «La donna che visse tre volte», oppure «La ragazza con la valigia» e «L’arma segreta». Xin Li è tutto questo e anche di più. A 38 anni è vicepresidente di Christie’s Asia, specialista nella raccolta di offerte d’acquisto tra i più ricchi collezionisti d’arte della Cina.
Nel mondo delle aste la bella cinese era già nota, ma è diventata una star internazionale quando a maggio in una serata sola a New York Christie’s ha venduto opere per 744,9 milioni di dollari e si è scoperto che un terzo dell’incasso era venuto da clienti di Xin Li. Nell’ordine, un trittico di Francis Bacon aggiudicato per 80,8 milioni di dollari, un Mark Rothko (66,2 milioni), un Jeff Koons (33,7 milioni), un Gerhard Richter a 29, il «Pesce volante» di Alexander Calder per 25,9, un autoritratto di Kippenberger per 18 e una «Piccola sedia elettrica» di Andy Warhol a 10,5.
Tutto contrattato al telefono: in sala gli esperti ammiravano Xin Li, armata di tre cellulari, che rispondeva in continuazione, coprendo le labbra con una mano mentre discuteva con i clienti. Quando ha ricevuto la migliore offerta per il Francis Bacon ha alzato un dito, in sala si è fatto silenzio assoluto e lei ha dichiarato con un sorriso assassino: «Eighty point eight million, please». Così il trittico ha preso la via della Cina.
Dopo quella serata il Wall Street Journal ha definito Xin «l’arma segreta di Christie’s sul fronte dei miliardari asiatici». Molti di questi collezionisti, self-made-men cresciuti nella Cina del capitalismo statale, non hanno un volto: non si fanno vedere nelle sale delle grandi aste, non capirebbero una parola di quello che si dice a New York, a Parigi, a Londra, ma conoscono Xin Li e si fidano dei suoi consigli. È così che la giovane cinese è stata promossa vicepresidente di Christie’s per l’Asia.
DESTINO
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Eppure non sembrava proprio destinata all’arte. È nata nella periferia dell’impero, nella gelida Manciuria e siccome era alta quasi 1,80, la selezionarono come giocatrice di basket: sistemi di allenamento feroci, a 12 anni sveglia alle 5 del mattino, mezz’ora di riscaldamento, poi due ore di tiri a canestro, poi lezione e compiti a scuola e ancora pratica in palestra al pomeriggio.
«L’allenatore ci diceva: non voglio vedervi piangere, non serve, qui si corre e si salta, è allora che ho imparato ad essere dura», ricorda Xin Li. Giocava bene, a 15 anni nella nazionale giovanile, cominciò a girare per la Cina con la sua squadra. Era anche molto carina, le chiesero se voleva fare la modella. Si iscrisse a un concorso a Pechino, fu scelta, nel 1995 a vent’anni ancora da compiere sbarcò a Parigi dove cercavano «un volto esotico, con lineamenti asiatici».
La ragazza venuta dalla Manciuria all’inizio non parlava una parola di francese, non potendo comunicare, per ammazzare il tempo si mise a visitare musei e scoprì la storia dell’arte. Cominciò a sfilare per Saint Laurent, Gucci, Armani. Andò a New York dove si innamorò anche dell’arte contemporanea. Dopo qualche anno, finita l’età in cui poteva sfilare in passerella, si cercò una nuova professione.
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GRANDI CASE
Fu notata da Sotheby’s, che guardava al mercato cinese. Cominciò nel 2008 con le aste di vini pregiati a Hong Kong. Ci sapeva fare. Ai cinesi piace collezionare, vini rarissimi e dipinti si trovano spesso sotto lo stesso tetto tra Hong Kong e Pechino. Nel 2010 Christie’s l’ha portata via alla casa concorrente e l’ha assunta come capo dello sviluppo asiatico. Una battaglia durissima: il mercato cinese con i suoi 18 miliardi di dollari circa in volume d’affari è il primo al mondo, tanto che Christie’s e Sotheby’s sono inseguite per il primato da due case nate in Cina, Poly Auction e China Guardian.
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Dal 2010 le vendite di Christie’s in Asia si sono moltiplicate: da 721 milioni di dollari nel 2010 a 977 milioni nel 2013 e gli acquirenti cinesi valgono per il 22% delle sue vendite globali, arrivate a 7,1 miliardi di dollari.
La specialità di Xin è orientare i miliardari cinesi in questo mercato. Per loro Xin organizza viaggi lampo di studio al Louvre di Parigi, al MoMa di New York, alla Tate di Londra. «Non riesco a stare nella stessa città per più di dieci giorni», racconta. I suoi clienti sono tutti imprenditori e l’arma segreta di Christie’s sostiene che le preferenze sono spesso collegate al livello di rischio dei loro rami di affari. Quelli che sono a capo di industrie della manifattura vogliono comperare arte cinese tradizionale, antichità; chi è in settori più dinamici e rischiosi, come high-tech, speculazione finanziaria, si appassiona a opere contemporanee, sia cinesi sia occidentali.
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A novembre il mercato internazionale dell’arte ha registrato le due settimane più ricche nella sua storia: oltre due miliardi di dollari di opere battute, con 23 capolavori che hanno sfondato il tetto dei 20 milioni. I tre telefonini di Xin Li erano roventi in quelle notti.
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