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IL “DJOKO” E’ BELLO QUANDO DURA TANTO – NADAL MATATO, IL FORO AI PIEDI DI DJOKOVIC – IL MITO DEL VOLLEY AZZURRO LUCCHETTA: "NOLE? UNA VIA DI MEZZO TRA ROCKY E FIORELLO MA SULLE ‘VERONICHE’ VADA A LEZIONE DA ADRIANO PANATTA – LA TENNISTA PIU’ SEXY? LA PENNETTA. STA BENE CON QUALSIASI CONDIMENTO"

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Francesco Persili per Dagospia

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Il rovescio da fondo di Djokovic, l’uncino di dritto di Nadal. Forse ha ragione il filosofo francese André Scala quando dice che lo sport è una scrittura di gesti. Un romanzo infinito come la sfida tra il serbo e lo spagnolo. «La rivalità definitiva dello sport in questa epoca», scolpisce il numero al mondo che supera il maiorchino in due set dopo due ore e mezza di battaglia.

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Tra gli spettatori in estasi anche la leggenda della pallavolo azzurra Andrea Lucchetta, oggi nella squadra marketing del Coni e ambassador italiano per Rio 2016, che rivela: «Durante il match uno spettatore mi ha fatto notare l’errore del serbo su una “veronica”, una volée alta di rovescio. Djokovic deve andare a lezione da Adriano Panatta», il titolare del copyright su questo colpo metafisico che deve il suo nome al gesto di un torero durante le corride.

«Il fatto che Panatta venga premiato agli Internazionali e al Roland Garros dà l’idea di quanto sia importante nella storia del tennis e dello sport italiano», rimarca Lucchetta conquistato dall’atmosfera del Foro, «straordinario biglietto da visita» per la candidatura di Roma ai Giochi del 2024.

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Storie come quella del lucky loser Poille, entrato in tabellone per il forfait di Tsonga, e approdato in semifinale contro lo scozzese Murray, ormai membro onorario del Claudio Ranieri fan club («Nessuno credeva che il Leicester potesse vincere il campionato, credo che tutti debbano ispirarsi a loro»), si intrecciano con i ricordi e le speranze olimpiche di “Lucky” Lucchetta, uno dei ragazzi della generazione di fenomeni di Velasco:

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«Il mio rimpianto più grande è l’oro mancato a Barcellona ’92 e quella ultima sporca palla nei quarti contro l’Olanda che ha sfiorato le mani protese a muro di Cantagalli. In previsione di Rio speranze affidate all’Italvolley («l’oro della pallavolo è l’unico che manca») e ai ragazzi del beach-volley Lupo-Nicolai e Carambula-Ranghieri.

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Dalla spiaggia di Copacabana alla terra rossa del Foro su cui Federer non riesce ancora a lasciare il segno: «Lui, Totti e Valentino Rossi sono campioni assoluti: finché dentro sentono il fuoco sacro è giusto che continuino», prosegue Lucchetta, un passato giovanile da tennista prima di dedicarsi anima e cuore alla pallavolo:

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«Il mio modello di gioco era McEnroe ma mi sono riconosciuto come stile in Yannick Noah, uno che si divertiva come un matto in campo». Lo smash a piedi uniti, la reverse sotto le gambe, la spettacolarizzazione del gesto tecnico, «un’abilità concessa solo ai grandi artisti dello sport». Come Federer e Djokovic, «una via di mezzo tra il Fiorello del Karaoke e il Sylvester Stallone di “Rocky” e “Over the Top”». Dal tennis al cinema, lo sport è un linguaggio trasversale che unisce agonismo, arte, spettacolo e bellezza. A proposito la tennista più sexy? Lucchetta non ha dubbi: «La Pennetta. Sta bene con qualsiasi condimento…».

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