DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Giancarlo Dotto per Dagospia
MARIO BALOTELLI E ROBERTO MANCINI
Roberto Mancini era un viziatissimo bamboccio tenuto insieme da un foulard alla moda. Ora è un uomo. Il giovane fighetto che carezzava leggiadro l’aria rivestita di cuoio, anche perché la puzza popolava il suo naso, seduttore di giornalisti dall’anima femminea, aveva una sola chance per uscire dal suo cliché: farsi crescere qualche ruga e averne abbastanza di sé e dei suoi capricci da isteria, che un giorno sarebbero diventati collere da osteria.
Il Mancini che ritorna all’Inter sei anni dopo è un uomo interessante e un professionista completo. Senza più la fragilità patologica addosso di dover sostenere la propria immagine allo specchio. Molto di più che un allenatore, potenzialmente un manager alla Ferguson e alla Capello.
Roberto Mancini e Massimo Moratti
Quando una delle leggendarie bizze di Moratti lo sfratta da Appiano Gentile, se ne va come uno che ha vinto molto. Ma sono vittorie di Pirro in anni di Calciopoli (come non manca di sottolineare ai suoi il feroce Mourinho, “Il primo scudetto ve lo hanno dato in segreteria, il secondo lo avete vinto perché non c’era nessuno, il terzo all’ultimo minuto”).
ROBERTO MANCINI FESTEGGIA LA VITTORIA DEL CAMPIONATO INGLESE CON IL MANCHESTER CITY
Mancini trova a Manchester il pane duro su cui far cadere i suoi dentini da latte. Da quelle parti ti idolatrano, ma solo se sei uno di loro, ci mettono un secondo a fiutare la mammoletta narcisa e indecisa a tutto. Ti consegnano le chiavi, montagne di sterline, ma anche responsabilità micidiali.
E’ la vera “naja” del bamboccio sempre stirato e pettinato a puntino, la prima trincea. Deve governare gente di talento e personalità enormi come Yaya Tourè, Kompany, Silva, Dzeko, Hart, Aguero. Deve fare i conti con l’unico neurone del suo enfant sauvage, Balotelli.
Vince e perde, vittorie vere e sconfitte sanguinose, ma è qui che il giovane Roberto diventa uomo. Fatto fuori dalla cricca ispanica del Manchester City, completa a Istanbul, nella terra degli impalatori, la sua formazione. Fa bene, ma non è il suo mondo.
BEPPE BARESI CON LA FIGLIA VIRGINIA
Mancini sopporta virilmente delusioni e ustioni (due appuntamenti mancati, la Roma degli americani e la Nazionale del dopo Prandelli). Torna a Milano per completare l’opera e rispondere finalmente a Mourinho. Trova una folla felice. Che non ne poteva più della faccia buia e rocciosa di Mazzarri.
I tifosi dell’Inter sono esteti ipercritici. Più dei cattivi risultati, a logorarli è la mancanza di appeal. Quella di Mazzarri, che dice “e poi si è messo a piovere”, è imperdonabile.
2. INTER, BARESI VICINO ALL'ADDIO. LA FIGLIA REGINA: "MANCINI? BENTORNATO UN C..."
FRANCO BARESI E STEFANO ERANIO
#BentornatoMancio fa furore su Twitter. Ma prima che l'hashtag spopolasse, in concomitanza con la conferenza stampa del nuovo tecnico dell'Inter, c'è chi non aveva espresso lo stesso entusiasmo della maggioranza dei tifosi nerazzurri: "È incredibile come possa cambiare tutto in un attimo: bentornato un caz**!".
Lo ha scritto su twitter (cancellandone subito le prove) Regina Baresi, figlia di Beppe e capitano della squadra di calcio femminile dell'Inter. Non esattamente una calorosa accoglienza, anche se il post è stato cancellato poco dopo.
IL CASO — Nella trattativa che ha portato Roberto Mancini all'Inter, il tecnico jesino ha chiesto di poter costruire il proprio staff. Via tutti gli uomini di Mazzarri, ovviamente, e via, a quanto pare, anche Beppe Baresi, da 37 anni consecutivi in nerazzurro, prima da giocatore, poi nello staff tecnico.
BAGGIO E BARESI DOPO LA FINALE MONDIALE PERSA CONTRO IL BRASILE
Durante il primo periodo di Mancini all'Inter, Baresi era l'allenatore della Primavera, poi nel 2008, con l'arrivo di Mourinho, è diventato il vice e con Mazzarri ha lavorato comunque da assistente allenatore insieme a Frustalupi. Ora sembra che Beppe sia a un passo dall'addio: non farà comunque parte dello staff e potrebbe restare in società al massimo con un altro ruolo.
RATZINGER A SAN SIRO CON BARESI
LA REAZIONE — Prima che il divorzio (o il declassamento) diventi ufficiale, Regina si è sfogata su Twitter. Solo ieri aveva fatto una richiesta esplicita ai tifosi: "Ora che arriva Mancini non dovete pretendere un netto cambiamento dopo la prima partita, ci vuole pazienza e bisogna lasciarlo lavorare". Da qui l'incipit del suo secondo post: "È incredibile come possa cambiare tutto in un attimo".
La vita di suo padre, evidentemente, e anche la sua idea su Mancini. Regina ha poi rimosso il tweet, pubblicandone un altro paio: "Indipendentemente da tutto, sempre e solo Inter" e "Grazie per tutti i messaggi di affetto, dopo 37 anni per mio papà c'è sempre e solo l'Inter". Più una serie infinita di retweet senza polemica. Ce n'è anche uno in cui Baresi compare accanto a Mourinho, che spesso invitava il suo vice a sostituirlo in conferenza stampa. Magari Regina si augurava un altro ritorno...
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