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CALCIO DOTTO - MEXES, LO STRANGOLATORE DI TOLOSA - TROPPI PAREGGI E TROPPO POCA ROMA. SCUDETTO, MEGLIO NON PENSARCI - AVERE POGBA O NON AVERLO, FA TUTTA LA DIFFERENZA DEL MONDO - SE TORINO RIDE, MILANO PIANGE

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Giancarlo Dotto per Dagospia

 

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Di pareggi si muore. Sette punti sono come la distanza tra il monello di Chaplin e il lusso che intravede oltre le vetrine che infrange. Infinita. Troppi pareggi e troppo poca Roma. Che allunga la mano sull’ennesimo miraggio. Scudetto, meglio non pensarci. Senza le trecce funamboliche di Gervinho, questa Roma ha perso tutte le sue risorse là davanti.

 

Reagisce tardiva al gol di Gomez e si affloscia al pareggio, come se quello fosse oggi il suo mediocre destino. Avere Pogba o non averlo, fa tutta la differenza del mondo. Facile essere Dentone Allegri quando a curarti il giardino di casa c’è uno come Paul, piedi di forbice, piedi come guanti.

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Se non è lui, è Tevez. Ma, da molto tempo, è sempre lui, Paul Pogba. Oggi, uno dei tre centrocampisti migliori al mondo. La Juventus è la somma, ma anche la forza dei suoi singoli. Paul Pogba e Felipe Anderson, i due talenti oversize di un campionato abbastanza modesto.

 

Se Torino ride (il colpaccio granata a San Siro offende il principino Mancio, sempre più sigillato nel suo scontroso pallore), Milano piange. Pippo Inzaghi è come Dorian Gray, precocemente avvizzito a furia di farsela con gente come Armero e Mexes, lo strangolatore di Tolosa. Liberatelo dall’incubo. Fatelo rientrare nella tela di quando era il bimbo plasmoniano tutto casa, pallone e bresaola.

 

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La parola taumaturgica non funziona più. Berlusconi deve prendere cesoie e scure. Due teste sono troppe per un Milan che non ha corpo. Adriano o Barbara. Uno dei due è di troppo.