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Francesco Persili per Dagospia
La migliore âSarita' della nostra vita. Sull'arena rossa del Centrale la âgladiatrice' Errani surclassa la Jankovic in due set (6-3; 7-5) e vola in finale. Ã la festa del tennis azzurro che centra un traguardo storico. Bisogna tornare al 1985 per trovare un'altra italiana finalista, Raffaella Reggi (ma allora si giocava a Taranto) mentre al Foro l'ultima volta di una nostra connazionale fu nel 1950 con Ullstein Bossi.
64 anni dopo l'impresa riesce ad una tennista forgiata nell'acciaio che partita dopo partita ha alzato il livello del gioco, della condizione e della fiducia. Niente è impossibile nello sport. Sfatato il tabù Li, l'azzurra affronta la Jelena Jankovic, che dopo aver vinto nel 2007 e nel 2008, vuole centrare la sua quarta finale a Roma e non le concede tregua fin dai primi scambi.
La guerriera serba, che ha eliminato negli ottavi la nostra Flavia Pennetta, rischia subito di andare sotto 2-0 ma annulla tre palle break. Un doppio fallo di Errani apre il terzo game che si chiude con un passante di JJ giocato tra i piedi dell'italiana. Anche dopo che la Jankovic le strappa il servizio, Sarita non si disunisce. Cuore caldo e testa fredda. Il conciliabolo col coach Lozano sortisce un effetto magico. La ravennate riprende a muovere il dritto, sorprende l'avversaria, resta attaccata ad ogni punto. Fino a quando uncina un passante che fa saltare in aria il pubblico del Foro e rilancia la sua ambizione.
Il riassunto del primo set è nel sesto game: il più incerto, il più palpitante. La Jankovic mostra di soffrire il gioco sugli angoli di Sarita e prova a rifugiarsi nel servizio ad uscire che tanti problemi aveva creato alla Radwanska. Ma il servizio non è il fortino intorno a cui la serba può organizzare la sua resistenza: dopo i primi 3 turni di battute la numero 8 del mondo concede alla sua rivale 11 palle break. Dopo averne annullate quattro, JJ capitola alla quinta su una smorzata della Errani che spinge e consolida il vantaggio. JJ è una statua di sale, colleziona errori banali, battibecca col fratello e finisce infilzata da Sarita che chiude il primo set 6-3.
La riscossa della serba non si fa attendere. Nella seconda partita Jelena picchia duro e si porta sul 4-1 esibendosi anche a beneficio di fotografi e telecamere in una spaccata con cui dimostra plasticamente di aver ritrovato anche un minimo di elasticità . Il set sembra andato ma a salvare Sarità c'è il âmagic touch' di Lozano. Racconta la Errani: «Ho parlato con lui e mi ha detto di giocare punto a punto». Più che un consiglio, una filosofia.
Schiaffi al volo, rincorse, smorzate. La romagnola corre ovunque, si apre il campo e prende la mira per piazzare una serie di fendenti che la riportano sotto. Il settimo game del secondo set si apre con uno stop volley della Errani da mostrare nelle scuole di tennis. La remuntada si completa nel giro di pochi scambi. Nastro e palla in corridoio: quattro pari.
Punto a punto. L'azzurra accetta il braccio di ferro con la Jankovic. Di fisico, di nervi, di polso. Si porta avanti e va a servire per il match. Le proteste della tennista serba sono accompagnate dalle intemperanze di un manipolo di fischiatori e dagli urlacci di chi scambia gli spalti del Centrale per una dependance del Colosseo: âFiniscila', strilla qualche nostalgico dei tempi di Commodo. Ma la reazione della Jankovic è immediata. 5 pari. La partita è in bilico, l'azzurra tira un passante tra le caviglie della rivale e un diritto al volo per scavare il vantaggio decisivo. Un triplo errore di JJ spalanca a Sarita le porte dell'infinito tra gli olé del pubblico.
«Un'emozione indescrivibile. In alcuni momenti ero morta e pensavo di non farcela ma il pubblico è stato grandioso», spiega la Errani mentre l'amica e collega di doppio Roberta Vinci esulta come una tifosa, il coach Lozano ammette: «E' stato uno degli incontri più sofferti da quando la seguo. Ma lei è stata bravissima. Quando sembra che tutto è perduto, c'è sempre e reagisce».
Un commosso Binaghi, presidente federale, esalta la caparbietà e l'intelligenza tattica della romagnola, spalleggiato dal presidente del Coni, Malagò. «La Errani è la dimostrazione vivente di cosa si può fare nello sport con il talento e la volontà . Adesso sognare è d'obbligo». Anche se in finale ci sarà Serena Williams o Ana Ivanovic. Niente è impossibile nello sport. In questo torneo, poi, Sarita ha dimostrato di essere più forte dei suoi tabù, dei suoi limiti, dei pronostici e di volersela giocare sempre. Fino in fondo. O meglio, punto a punto.
SARA ERRANI AGLI INTERNAZIONALI DI ROMASARA ERRANI AGLI INTERNAZIONALI DI ROMASARA ERRANI AGLI INTERNAZIONALI DI ROMASARA ERRANI AGLI INTERNAZIONALI DI ROMA
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