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Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica”
La stella cometa di Sepp Blatter indica la via: il Mondiale 2022 arriverà a Natale. La task force della Fifa, a Doha, ha scelto la finestra della coppa: in Qatar si giocherà fra il 19 novembre e il 23 dicembre.
La decisione verrà confermata dal prossimo Comitato esecutivo a Zurigo (19 e 20 marzo), che esaminerà la proposta di ridurre il periodo della competizione rispetto alle tradizionali quattro settimane. Jim Boyce, nordirlandese, vicepresidente Fifa, spiega: «È giusto spostare il Mondiale, ma la finale non si può giocare a due giorni dal Natale».
Non serviranno il bue e l’asinello ad alitare sulla coppa: basterà il calduccio del Qatar, dove in tardo autunno la massima può ancora toccare i 31 gradi, acuiti sulla pelle dall’umidità oltre il 70%. D’estate, le massime sfiorano i 50. Lo sceicco Salman bin Ebrahim Al-Khalifa, capo dell’Asian football confederation, spiega: «Un accordo è già stato trovato, bisogna guardare al beneficio di tutti». Immutata la formula: 32 squadre, 64 gare.
Il primo Mondiale in Medio Oriente scotta dal giorno della sua assegnazione, su cui s’annidano ombre di corruzione. Il 2 dicembre 2010, a Zurigo, la Fifa premiò il dossier di Mosca per l’edizione 2018 e quello di Doha per il 2022.
Battuti, in questo secondo caso, Australia, Giappone, Corea del Sud e, all’ultimo scrutinio, gli Stati Uniti (14 voti a 8). Un’indagine del Sunday Times accusa l’ex delegato Fifa per il Qatar, Mohamed Bin Hammam, di aver pagato mazzette per 5 milioni di dollari ai paesi africani per spostarne i vonei ti.
Lo stesso Bin Hamman e il capo della Concacaf Jack Warner si sono dimessi pochi mesi dopo. L’indagine della Commissione etica della Fifa però «non ha riscontrato alcuna violazione di norme e regolamenti», il processo di assegnazione è stato «ben pensato, solido e professionale ». Conclusione: i paesi in lizza hanno giocato sporco, ma limiti della politica.
L’altra spina di questa coppa è la condizione dei lavoratori: per costruire stadi e infrastrutture a tempo di record, il Qatar ricorre a operai di 42 diverse nazionalità (Nepal e India in particolare). Il Guardian ha rivelato che sono pagati una miseria, spesso ricattati col ritiro del passaporto, e rischiano la vita: le vittime nei cantieri sarebbero già mille, il prezzo del Mondiale potrebbe essere di 4mila vite, alla fine.
Il Qatar deve costruire tutte le infrastrutture da zero
Il bureau del calcio, tuttavia, da quattro anni era concentrato su un solo problema: il caldo. Scartata la finestra estiva, sono state vagliate e bocciate altre soluzioni. A febbraio, dal 4 al 20, ci sono i Giochi olimpici invernali (Pechino o Almaty). Ad aprile comincerà il Ramadan. A maggio, periodo suggerito dai club, fa già troppo caldo. E allora non resta che un Mondiale sotto l’Albero. Con il plauso dell’Uefa, che «non vede grossi problemi per riprogrammare le sue competizioni »: Champions ed Europa League faranno slittare la fase a gironi.
E con l’approvazione del FifPro, il sindacato internazionale calciatori, «ma è solo il primo passo, le nostre preoccupazioni vanno ben al di là del calcio, è una questione di diritti umani», ammonisce il segretario generale Theo van Seggelen. Protesta invece la Premier League: «Sono deluso e amareggiato, è una decisione sbagliata — urla il n. 1 Richard Scudamore — non è giusto interrompere i campionati per sei o sette settimane ». E il calcio a Natale è una tradizione anglosassone: «Dobbiamo proteggere le nostre date », tuona Greg Dyke, capo della Football Association. L’Epl, l’associazione delle leghe europee, parla di «turbamento e gravi danni al normale funzionamento delle competizioni nazionali».
C’è pure la grana della Confederations Cup, il tradizionale rodaggio a un anno del Mondiale: si potrebbe giocare d’estate, ma in un altro Paese. Al Qatar, a parziale risarcimento, andrebbe il Mondiale per club 2021, sempre a novembre e dicembre, come test per la coppa. A Doha, due mesi fa, si è giocata la Supercoppa italiana fra Napoli e Juventus.
Sarà un Mondiale climatizzato: una tecnologia ecosostenibile consentirà di tenere la temperatura sotto controllo sia sul campo di gioco che sugli spalti. «Ma non potevamo mettere l’aria condizionata anche per le strade», dice Boyce. Dodici stadi, tutti distanti non più di 50 km o un’ora di viaggio. La nuova rete metropolitana, i bus economici, persino il traghetto, consentiranno di spostarsi rapidamente fra le sedi di gara: sarà possibile, per i più ricchi e organizzati, anche vedere tre partite in un giorno. Gli operai, nel frattempo, lavorano senza sosta.
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