
DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI…
E.Si. per “la Repubblica”
Se glielo avessero detto due mesi fa che il 31 agosto il suo nome sarebbe finito fra le scommesse alla voce “esonero”, probabilmente Josè Mourinho avrebbe sporto denuncia per diffamazione contro ignoti. Ma il calcio è spietato. Soprattutto la Premier non fa sconti. Basta una distrazione, una cistite, è sufficiente che Hazard abbia cinque lune storte consecutive, per mettere in ginocchio il Chelsea e il suo sdegnoso “manager”, che chiudono le prime quattro giornate col punteggio più basso per una squadra campione in carica.
Negli ultimi 22 anni solo il Blackburn (‘ 95/’96) ha fatto peggio del Chelsea come “defending champion”. In Inghilterra salgono le spese, calano i rendimenti degli acquisti onerosi, i ricchi non piangono ma si lamentano, a parte pochi ricchi con le idee chiare (City). Fare il “manager” in Premier è un mestiere complesso: bisogna avere il talento e la pazienza di Ferguson per resistere, il suo intuito per vincere, la sua saggezza per perdere. Mourinho ha vinto il titolo e si è subito arenato, forse perché convinto di essere sempre speciale e ancora alla guida dei più forti. Sbagliato.
Prendere Pedro per farlo giocare alla Oscar è un delirio autunnale che avrà conseguenze. Van Gaal, che di Ferguson sarebbe il sostituto ufficiale, continua a spacciare ai tifosi alcuni suoi connazionali come veri fenomeni (Blind e Depay), si libera degli odiati Januzaj, Chicharito, Di Maria, mette Romero al posto di De Gea, crede (è forse l’unico) che Schweinsteiger sia ancora il giocatore di 6 anni fa e non il fidanzato della Ivanovic.
Se il Leicester di Ranieri ha un punto in più dello United e quattro più del Chelsea, vuol dire che gira male. E quando gira male Van Gaal e Mourinho sono pubblicamente accomunati da estremismi comportamentali e fissazioni tattiche.
Quando gira male l’olandese si rende antipatico ai suoi stessi giocatori, scarica il nervosismo sui più deboli della rosa, in allenamento chiede sempre qualcosa in più del giorno prima, stremando i corpi, parla in olandese (per distrazione pare) anche con messicani e spagnoli ma alla fine non riesce a nascondere la verità: ha vinto 27 partite su 50 come il vituperato Moyes, cacciato con l’elicottero.
Quando gira male il portoghese protegge i suoi e si scatena fuori, litiga con i medici, caccia la Carneiro, prende a parolacce Benitez e la moglie, non stringe più la mano a Wenger, schifa Rodgers e Martinez e considera gli arbitri «lo strumento più efficace per guastare il calcio».
Mentre Chelsea e United si spartiscono il “flop “ Falcao, mentre a Old Trafford si cambia pelle a suon di milioni (è arrivato anche Martial), mentre Abramovich limita le spese perché i rublo traballa, Pellegrini e il City puntano su i “prospetti” Sterling e De Bruyne, rivitalizzano Toure e cercano la Champions. E’ Pellegrini dagli occhi di bragia il più Ferguson di tutti. Ha resistito al fallimento dello scorso anno, non è svenuto davanti allo spettro di Guardiola e non crede all’arrivo di Ronaldo. Questo fa un “manager”.
VAN GAAL MOURINHO
MOURINHO VAN GAAL 9
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