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1. AL SAN PAOLO, 90 MINUTI ALL’ULTIMO RESPIRO. DUE SQUADRE TONICHE, CATTIVE, TANTA GAMBA. PER UN’ORA IL NAPOLI SPARGE PIÙ INCENSO DA GOL CHE LA ROMA NELLE ULTIME QUATTRO PARTITE. MA L’INTER È VIVA E HA GIÀ MANCINI NELLE VENE 2. CHIEVO-ROMA: FOTO E VIDEO DEL TERRIBILE INCIDENTE ALLA GAMBA DI FEDERICO MATTIELLO

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VIDEO MATTIELLO HORROR

Giancarlo Dotto per Dagospia

 

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La gatta è sempre più buia. Rudi Garcia la definisce “inquietante” questa sua Roma. Proviamo ad attraversare con lo scafandro del caso l’inquietudine. Si chiama mediocritas. E’ la malattia più subdola, ti riduce a uno straccio senza che tu te ne accorga. Quando te ne accorgi, sei fatto.

 

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S’insinua loffia, t’invade il corpo fibra su fibra, giorno dopo giorno, senza mostrarsi mai troppo. Genera indifferenza e distacco. Il pareggio è il suo sintomo più evidente. La pareggiante e nemmeno più palleggiante Roma vista con il Chievo è una squadra talmente mediocre da autorizzare solo una cosa, lo sconforto leopardiano. Altro che scudetto. Qui sarà complicatissimo anche arraffare il secondo posto, ma la vedo durissima anche per il terzo e il quarto. Lazio e Fiorentina hanno ben altro esprit e il Napoli ha Higuain.

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Come si diventa mediocri, dopo essere stati importanti? Cominci a non credere più. Quelli di Garcia hanno smesso di credere da un pezzo. Hanno cominciato, mesi fa, a non credere più di poter essere competitivi in Europa. Poi non hanno più creduto di vincere in Italia. Oggi sono una squadra che non crede più di essere una squadra. Non tirano più nemmeno in porta. Non credono serva a qualcosa.

 

Giocano a testa bassa e ognuno per conto loro. Si aggrovigliano come gatti autistici nel loro gomitolo. Monadi nella disperazione del “si salvi chi può”. Di Pjanic non parlo nemmeno più. E’ uno spettro esangue. Un caso patologico. Parlo di Ljajic. Viene definito una risorsa perché ha segnato otto gol. Prende palla, abbassa la testa e si ficca sempre in un guaio. Ti da e ti toglie. Mezzo giocatore.

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Da un anno all’altro questa Roma ha perso tutti i suoi riferimenti totemici. Perché ceduti (Benatia), infortunati gravemente (Strootman, Castan e Maicon), logorati Totti, De Santis, De Rossi) o eclissati per vari motivi (Pjanic su tutti). Il Gervinho di oggi non supera in dribbling nemmeno Schelotto.

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Dov’è finito Nainggolan? Sparito il titano, resta il portatore di palla. Gli acquisti? Doppio velo pietoso. Cole sembra sempre quello finito per caso nella foto sbagliata. Una frana anche a Verona. Questa Roma si regge su due nonnetti dallo scheletro pieno di ossido, Totti e Keita. Totti condanna la Roma ad assecondarne i ritmi anni ‘60. Senza Totti, è un po’ più insulsa, ma almeno viva, frenetica.

 

Insomma, al fondo di una partita mediocrissima (l’unica cosa non mediocre, purtroppo, l’immagine horror di una gamba penzolante), Rudi Garcia non ha più santi a cui votarsi. E ora, davvero, deve inventarsi qualcosa. Diventi quello che non è, spietato. Prima di tutto con se stesso. Il sipario è solo strappato. Giovedì a Firenze può chiudersi.

 

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Ci si rigenera la sera al San Paolo, dopo la mortale palla del pomeriggio. Tutt’altra storia. Novanta minuti all’ultimo respiro. Due squadre toniche, cattive, tanta gamba. Per un’ora il Napoli di Benitez sparge più incenso da gol che la Roma in tutte le sue ultime quattro partite. Gol che arrivano matematici con Hamsik e Higuain (me perché Higuain, che voleva la Roma, va al Napoli e Salah, che voleva la Roma, va alla Fiorentina? Bah).

 

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Ma l’Inter è viva e ha già Mancini nelle vene (stupefacente la resurrezione di Santon). Il rigore a coglionella di quel malandro di Icardi, per il 2 a 2 dell’Inter, è la buona notizia per Garcia a fine di una giornata da cani. Solito Napoli, in bilico tra pieni e vuoti, che lascia Benitez a masticare come una mucca l’atroce delusione. Chi vincerà tra Lazio e Fiorentina farà sogni d’oro lunedì notte.

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Ah, dimenticavo. Destinazione Milanello. Staccate la spina a Pippo Inzaghi.