national gallery londra

LA NATIONAL GALLERY FESTEGGIA I DUE SECOLI DI STORIA SOTTO L’ATTACCO DEL POLITICAMENTE CORRETTO – STORIA E MUTAMENTI DEL MUSEO DI LONDRA, CHE È STATO SOTTOPOSTO A UN “RESTYLING” IN OCCASIONE DEI SUOI 200 ANNI E OGGI AFFRONTA TEMPI COMPLICATI – ANTONIO RIELLO: “L'UNIVERSO DELLA CULTURA BRITANNICA È STRAZIATO DA UNA GUERRA CIVILE CHE VEDE UNA DELLE DUE PARTI IN CAUSA (QUELLA PIÙ LIBERAL & WOKE) SOSTENERE CHE LA STORIA DELL’ARTE EUROPEA SIA SOLO LA LUNGA EPOPEA DI MASCHI BIANCHI AFFETTI DA MISOGINIA E DEDITI AL RAZZISMO E AL COLONIALISMO. IL CLIMA ODORA DI ACCESO RISENTIMENTO…”

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Antonio Riello per Dagospia

 

national gallery 01

La National Gallery di Londra, a differenza di molti altri musei (Louvre, Prado, Uffizi), non è il frutto dell'evoluzione pubblica di qualche iniziale collezione privata. Il Governo di Sua Maestà semplicemente, nel 1824, comperò 38 dipinti dagli eredi della famiglia Angerstein (un banchiere di origine russa). Questo è il suo atto di nascita.

 

Una ragione era, evidentemente, l'ambizione di poter competere culturalmente con altre capitali europee. L'altra, forse più prosaica, di poter offrire ai sudditi britannici la possibilità di conoscere da vicino la Storia dell'Arte. In subordine di permettere agli artisti del regno la possibilità di acculturarsi e documentarsi senza dover per forza viaggiare all'estero. Sir Charles Lock Eastlake era il nome del suo primo direttore.

 

the national gallery sainsbury wing

La NG, pur avendo in assoluto meno quadri del Louvre (il numero si aggira attualmente sui 2.300 mentre il museo francese arriva - solo con i quadri - intorno alle 5.500 opere), ha una ampiezza, sia in termini geografici che temporali, insuperabile. Proprio perché la collezione è stata pensata per essere, fin da subito, come un grande archivio con chiare finalità didattiche e a disposizione del pubblico. Per statuto la NG deve esser gratuita per i visitatori (a parte eventuali mostre temporanee) e non può donare/vendere nessuna delle opere acquisite.

 

gabriele finaldi attuale direttore della national gallery di londra

Tra i direttori va senz’altro ricordato Sir Kenneth Clark (in carica dal 1934 al 1945). Fu l'uomo che gestì la NG negli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale, quando la maggior parte delle opere furono messe in salvo nelle gallerie di una cava di pietra nel Nord del Galles. Un altro personaggio significativo (1987-2002) fu Neil MacGregor. Ricollocò i quadri con criteri più moderni e rese la NG più mediatica aprendo le porte a programmi della BBC dedicati alla pittura. Rifiutò - non senza polemiche - il titolo di Sir e in seguito divenne uno dei più brillanti direttori del British Museum.

 

Oggi il direttore è Gabriele Maria Finaldi che sta affrontando questo momento cruciale (non vanno dimenticate le chiusure richieste dal Covid e le ristrettezze di bilancio imposte dagli ultimi governi conservatori) con grande energia e determinazione.

 

Inizialmente l'indirizzo della NG fu al 100 di Pall Mall. L'edificio principale in cui si trova attualmente occupa invece un lato di Trafalgar Square e fu disegnato dall'architetto William Wilkins. Venne definitivamente aperto al pubblico nel 1838, un anno dopo la salita al trono della Regina Vittoria.

 

piero della francesca il battesimo di cristo

Nel 1985 Lord Sainsbury (e i suoi fratelli) fecero una donazione con lo scopo di far costruire una nuova ala (chiamata appunto Sainsbury Wing) dato che non c'era praticamente più posto nell'edificio del 1838 per ospitare le nuove acquisizioni. Soprattutto quella resa possibile da un lascitone di 50 milioni di Sterline da parte di Paul Getty.

 

Il progetto selezionato per la nuova costruzione (abbastanza ardito: una specie di imponente torre tutta vetro e cemento) era opera degli architetti Ahrens, Burton e Koralek (ABK). L'allora principe di Galles (ora King Charles III) si espresse pubblicamente in termini molto critici definendolo senza mezzi termini: "un pugno nell'occhio di un caro ed elegante vecchio amico". Altri erano - più o meno - dello stesso parere e alla fine non venne dato il permesso di costruzione da parte delle autorità cittadine.

 

la battaglia di san romano di paolo uccello

Un nuovo concorso divenne necessario: lo vinse l'architetto americano Robert Venturi - esponente del cosiddetto stile Postmoderno - in collaborazione con la moglie, Denise Scott Brown. Un cocktail di citazioni storiche da architetture del passato diede alla Sainsbury Wing l'aspetto attuale.

 

Inaugurata al pubblico nel 1991, il nuovo edificio divenne a sua volta comunque oggetto di diffuse lamentele: luce carente, troppe (inutili) colonne, poco spazio utile per esporre i quadri, soffitti a volte troppo bassi.

 

DagoRiello - Antonio Riello

La NG è finalmente quasi pronta per celebrare i suoi due secoli. La discussa Sainsbury Wing è stata pesantemente rimaneggiata al suo interno in modo da risolvere (o almeno ridurre) i difetti che la affliggevano: più luce e meno spazio sprecato (anche qualche colonna in più se n'è andata). Sarà tutto pronto per il 10 di Maggio.

 

Le opere al suo interno - Medioevo e Rinascimento (assolutamente imperdibile "La Battaglia di San Romano" di Paolo Uccello) - sono state riordinate. I criteri sono filologicamente saldi e rimane un chiaro fil rouge temporale. Ecco, si può dire se ne va l'attitudine pedagogica più scontata: un po' più di spettacolarità sa offrire agli spettatori una fruizione più contemporanea.

 

Alcune soluzioni riportano le opere in situazione che ricalcano il loro ambiente originario, come nel caso della minuscola cappella che racchiude "Il Battesimo del Cristo" di Piero della Francesca. Qualche momento di "digressione cross-cultural" riassesta, in qualche modo, il solito schema di date: "Le Chapeau de Paille" di Rubens (1622) verrà esposto vicino all'autoritratto della pittrice francese Elisabeth Vigée Le Brun (1755-1842). Ma l'accoppiata funziona benissimo.

 

la pentecoste giotto

I musei e il loro pubblico del resto sono da sempre immersi in un continuo confronto dialettico. I tempi cambiano e, per quanto possibile, i mutamenti di attenzione collettiva andrebbero anticipati e non subiti dalle istituzioni. I musei si rinnovano costantemente. E, nel contempo, va tenuto a mente che la Storia dell'Arte europea (di questa parliamo alla NG) è attualmente in una posizione abbastanza particolare: manifestamente sotto attacco.

 

Ci sono accademici e critici d'arte che sostengono sia solo la lunga epopea di una viziosa elite: maschi bianchi affetti da misoginia e dediti al razzismo e al colonialismo. Un racconto maligno fatto di pregiudizio, sfruttamento e prevaricazione. Insomma, "roba sporca" di cui sbarazzarsi al più presto. L'universo della cultura britannica è di fatto straziato da una specie di guerra civile che vede una delle due parti in causa (quella più "liberal & woke") contestare la legittimità di tutto l'impianto storico e artistico finora conosciuto (e celebrato). Questa fazione non ha proprio tutti, tutti, i torti.

 

national gallery 02

Il clima però qualche volta odora di acceso risentimento. Molti figli e nipoti degli ex-colonizzati che vivono nel Regno Unito sembrano volere la resa dei conti (culturale, intendiamoci) con i figli e nipoti degli ex-colonizzatori. E vengono suggerite, sempre più spesso, narrazioni storiche alternative che coinvolgono, inevitabilmente, anche le Arti.

 

Il Passato della Civiltà europea viene messo in discussione e poi riletto e "corretto" e le culture extraeuropee vengono poste al centro di questi processi di revisione. Che, in questo contesto, qualche inglese smarrito e angosciato finisca per votare uno come Farage non dovrebbe alla fine sorprendere così tanto.

 

La National Gallery - così come la si conosce - rischierà la propria secolare identità nei decenni a venire (come tutti i musei britannici del resto). C'è chi si spinge a dire che, paradossalmente, fosse più al sicuro nel 1940 sotto le bombe della Luftwaffe. Probabilmente non è così, ma le sfide che dovrà affrontare certamente sono molto serie.

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