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Alessandro Grandesso per gazzetta.it
La notte non ha portato consiglio, ma ancora più rabbia. Lo prova il litigio social tra Neymar e Gonzalez. Insomma, il fuoriclasse del Psg non cede di un millimetro e mantiene l'accusa di razzismo nei confronti dello spagnolo del Marsiglia, che gli avrebbe dato della “scimmia”, ieri nel finale di partita al Parco dei Principi (0-1). Il centrale però ha smentito tutto, provocando una nuova replica del brasiliano, espulso contrariamente all'avversario: “Fatti uomo, razzista”.
Botta e risposta registrati via Twitter, dove già ieri nel dopo partita si era sfogato Neymar con due messaggi. Nel primo diceva di avere il solo rimpianto di non aver di fronte “quello stronzo”. Nel secondo, invocando la prova tv, e facendo pesare il fatto di essere stato espulso dopo aver subito l'insulto. Di fronte all'attacco social, Gonzalez ha postato all'1.48 la risposta, rivendicando una carriera pulita piena di amici: “Non c'è posto per il razzismo. (…) A volte bisogna saper perdere”. In realtà Gonzalez è lo stesso che in Spagna si era "beccato" con Messi, cui aveva dato del "nano", ricevendone in cambio l'epiteto di "pippa".
E così Neymar si è scatenato ancora di più, rispondendo alle 3.50: “Non sei un uomo capace di riconoscere i tuoi errori. Perdere fa parte dello sport, insultare in modo razzista no. Non ti rispetto, sii uomo, razzista!”. Intanto l'Equipe stamane è andata in edicola con un editoriale durissimo per commentare una gara che doveva fare da vetrina al campionato francese, e invece si è conclusa con 14 ammonizioni e cinque espulsioni: “Imbecilli”.
IL PSG
Nel tardo pomeriggio ha preso posizione anche il Paris Saint-Germain, schierandosi dalla parte di Neymar. Ribadendo “pieno sostegno” all’ex stella del Barcellona in una nota i campioni di Francia hanno sottolineato “che non c’è spazio per il razzismo nella società, nel calcio o nelle nostre vite”, invitando “chiunque a esprimersi contro tutte le forme di razzismo nel mondo”.
Il Psg “da più di 15 anni è fortemente impegnato nella lotta contro ogni forma di discriminazione” e attende ora che la Commissione disciplinare della Lega”«indaghi e accerti i fatti”, con la società che si è detta “disponibile per qualsiasi assistenza richiesta”.
IL MARSIGLIA
In serata è arrivato anche il comunicato del Marsiglia sulla vicenda, che addirittura parla di minacce di morte ricevute da Gonzalez in seguito alla diffusione dei numeri telefonici del calciatore del Marsiglia e della sua famiglia. "L'Olympique Marsiglia è felice della vittoria di ieri contro il Paris Saint-Germain. Questa vittoria, ottenuta in modo leale, è stata disputata con impegno costante da parte dei nostri giocatori, che hanno saputo applicare perfettamente una strategia definita in precedenza.
Alvaro Gonzalez non è razzista, ce lo ha dimostrato con il suo comportamento quotidiano da quando è entrato nel club, come hanno già testimoniato i suoi compagni di squadra. Il club resta a disposizione della commissione disciplinare per collaborare pienamente all'indagine su tutti gli eventi che hanno segnato questo incontro.
Questa controversia è grave e ha già gravi conseguenze. Il club condanna la diffusione dei numeri di telefono privati di Alvaro Gonzalez e dei suoi parenti durante la notte sui media brasiliani e sui social network, dando luogo a continue molestie, comprese minacce di morte.
Il club è il simbolo stesso dell'antirazzismo nello sport professionistico francese, data la sua storia e quella della città di Marsiglia, la diversità delle persone che siedono sulle sue tribune e la lotta implacabile che conduce per sradicare questo flagello. I suoi giocatori lo dimostrano nel loro impegno quotidiano dentro e fuori dal campo" si legge in una nota ufficiale del club francese.
GLI SFOTTÒ DI PAYET
Gli animi si sono scaldati ancor di più dopo l'intervento a gamba tesa sui social di Dimitri Payet. L'attaccante del Marsiglia ha pubblicato un post di che ritrae alcuni suoi compagni di dquadra e l'allenatore Villas-Boas in un fotomontaggio in cui spicca Alvaro Gonzalez con in braccio un cane con la testa di Neymar. Il riferimento è a una band rap marsigliese dal nome 'Bande organisée'.
NEYMAR SI SCUSA
“Ieri ho reagito. Sono stato punito col cartellino rosso perché volevo colpire qualcuno che mi aveva offeso. Ho pensato di non poter lasciar scorrere senza fare nulla, perché ho realizzato che chi di potere non avrebbe fatto nulla. Che non se ne sarebbe accorto o avrebbe ignorato quello che è accaduto. Nella partita, avrei voluto rispondere come sempre, giocando a calcio. I fatti dimostrano che non vi sono riuscito. E che ho reagito. Nel nostro sport, le aggressioni, gli insulti, le brutte parole sono parte del gioco. Della competizione. Non puoi fartene condizionare.
Capisco parzialmente questo ragazzo. Tutto fa parte del gioco. Ma il razzismo e l’intolleranza sono inaccettabili. Io sono nero, figlio di un nero. Nipote e bisnipote di un nero. Ne sono orgoglioso e non mi vedo diverso da chiunque altro. Ieri volevo che chi di dovere (gli arbitri o gli assistenti) fossero imparziali e capissero che non ci può essere spazio per un comportamento così pregiudizievole. Dopo aver riflettuto e aver visto tutto, sono triste per il sentimento di odio che possiamo provocare quando abbiamo una reazione a caldo.
Avrei dovuto ignorarlo? Non lo so. Oggi, a mente fredda, dico di sì. Ma sul momento io e i miei compagni abbiamo chiesto aiuto agli arbitri e siamo ignorati. Questo è il punto. Noi che partecipiamo all’industria dello spettacolo dobbiamo riflettere. Un’azione può portare a una reazione: accetto la mia punizione perché avrei dovuto seguire un’altra strada, quella del calcio. Spero, d’altra parte, che anche chi ha offeso venga punito. Il razzismo esiste, ma dobbiamo fermarlo.
Ne abbiamo avuto abbastanza. Questo ragazzo è stato un cretino. E lo sono stato anche io, per essermi fatto coinvolgere. Almeno posso girare ancora a testa alta oggi. Ma dobbiamo riflettere, perché non tutti i bianchi e i neri sono nella stessa situazione, il danno derivante dal confronto può essere disastroso. Che tu sia nero o bianco.
Non voglio e non devo mischiare argomenti diversi, ma non scegliamo il colore della pelle e davanti a Dio siamo tutti uguali. Tornando a noi, ieri ho perso la partita e ho mancato di saggezza. Essere al centro della situazione o ignorare un gesto razzo non aiuteranno, lo so. Ma rendere pacifico questo movimento anti-razzista è un nostro dovere, così che anche i meno privilegiati possano avere naturalmente una loro difesa. Ci vedremo ancora, e sarà sul mio territorio, il calcio. Stai tranquillo. Sai cosa hai detto, io so cosa ho fatto. Più amore nel mondo” questo il lungo post di Neymar, siglato con gli hashtag #NORACISM, #SAYNOTORACISM.
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