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Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
Il Milan rovescia il senso della partita con la Lazio e vince la corsa più difficile dell'anno. La Lazio ha dominato a lungo, sembrava il filosofo greco con l'allievo, insegnava gli astri e la terra, ma il Milan ha vinto oltre il confine, Hernandez l'ha portato all'ultimo istante dove nessuno poteva arrivare. È una vittoria limite, di quelle che cambiano i viaggi, perché per ottenerle serve qualcosa di veramente grande, di insensato, di esclusivo.
C'è un'intensità nel Milan che nessun altro ha, qualcosa di antico, di poco descrivibile che copre i limiti di giornata. È un continuo rilancio, una partita mai finita, mai scoraggiata, anche davanti all'evidenza.
Non parlo delle assenze, anche la Lazio aveva le sue, tutti le hanno oggi dopo tre mesi di calcio ininterrotto. Parlo di una fusione tra uomini che nel calcio di oggi, senza una lingua comune nello spogliatoio, senza un interesse che non sia social, sempre isolato dalla paura del contagio, è una straordinaria differenza reale. Una squadra di amici.
Ma anche l'Inter continua il suo filo di successi. A questi livelli non ha avversari perché i suoi gol li trova sempre. Per continuità e potenziale è il vero riferimento del campionato. Ha una regolarità massiccia che alla fine soffoca gli altri. Sappiamo che porta avanti lentamente il gioco, non è fatta di geometria ma di scatti sui metri e sul fisico, accelerazioni a cui ieri ha portato il suo contributo importante anche Lautaro.
Conte quest' anno non si fa notare come inventore di gioco, ma come gestore. Ha costruito una squadra che è come un transatlantico, quando è in mare l'armatore può solo ascoltarlo al telefono. Ma la nave va, l'Inter è finalmente libera, ha trovato i risultati, non ha più bisogno di essere marcata a uomo dal suo tecnico.
Non la Juve che è tornata in campo un po' dimentica del suo obbligo di inseguire. La squadra non è ancora fatta, dà sempre qualcosa per dato, come se per essere i migliori bastasse dirselo. Nessuno sa quali siano davvero i due di centrocampo o gli assistenti di Ronaldo e Morata. L'esperimento di Chiesa chiude Ronaldo al gol con strana regolarità. Non giocano nello stesso ruolo, ma nello stesso spazio.
Questo irrita Ronaldo e gli impedisce di segnare su azione, è la sesta volta consecutiva che gli capita con Chiesa, vale una riflessione. Senza la differenza di Ronaldo la Juve ha un mucchio di particelle vive che insieme non fanno una scintilla. Meglio la continuità greve dell'Inter. E l'idea folle del Milan. Buon Natale.
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