DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Persili per “Dagospia”
Ve lo immaginate Federico Buffa che affabula arzille sciure giapponesi con le storie olimpiche di Jesse Owens, Sohn Kee-chung e Annibale Frossi? Una volta messe da parte le telecronache di basket NBA con Flavio Tranquillo lo “storyteller” di Sky si vedeva già dall’altra parte del mondo ad insegnare italiano alle signore del Sol Levante e a discettare con loro di sport, di manga e, al limite, delle “collinette” di Holly e Benji. Flash forward.
Siccome la vita è quello che ci succede mentre facciamo altri piani per viverla, “l’Avvocato” Buffa, già consacrato “narratore formidabile” da Aldo Grasso sulla scia del successo televisivo e letterario di “Storie mondiali”, si ritrova mattatore a teatro. Con lo spettacolo “Le Olimpiadi del ‘36” Buffa è in scena fino a domenica al Quirino-Vittorio Gassman di Roma. Palcoscenico da brividi e tensione che mozza il respiro. «A metà del monologo mi sono sentito malissimo. Per quattro secondi non sono riuscito a parlare. Ho pensato di non farcela a proseguire. In tv è più facile, hai sempre un paracadute, in teatro no. Non si può chiedere time-out. Il teatro ti mette davanti ai tuoi limiti. Un po’ come il ciclismo o la maratona…».
Un tè caldo e “una bomba” nell’intervallo (tanto l’antidoping non c’è) e Buffa torna ad emozionare il pubblico di aficionados, in gran parte under 40, con il racconto di quei giorni “gloriosi e tremendi” di Berlino mentre scorrono le immagini di “Olympia”, il film commissionato dal Führer a Leni Riefenstahl.
Hitler voleva trasformare quei Giochi nell’apoteosi della razza ariana ma dal buco della storia emersero protagonisti inaspettati appartenenti a minoranze emarginate: un nero dell’Alabama, Jesse Owens, che vinse 4 ori, fece “illividire il Führer” (come scrisse Edmondo Berselli) e non ricevette alcun riconoscimento dal presidente Roosevelt, e Sohn Kee-chung, il coreano trionfatore della maratona costretto a correre con un altro nome per il Giappone che aveva invaso il suo paese. La storia sono loro.
Non c’è Louis Zamperini, il mezzofondista americano al quale Angelina Jolie ha dedicato il film Unbroken. «L’ho visto e non mi è piaciuto per niente», Buffa stronca la pellicola e spiega come la storia di Zamperini, che a Berlino non andò a medaglia ma piacque molto a Hitler per la sua rimonta finale, sia molto più interessante negli anni successivi quando riuscì a sopravvivere agli squali del Pacifico e alle torture dei giapponesi. «Non mi sono lasciato condizionare dal film della Jolie. Ho scelto Jesse Owens e Sohn-Kee-Chung perché appartengono a razze oppresse che a Berlino corrono anche per la storia dell’umanità».
FLAVIO TRANQUILLO FEDERICO BUFFA
Tra suggestioni brechtiane (“Mackie Messer”) e atmosfere hollywoodiane con la nuotatrice Eleanor Holm che poi reciterà con il decatleta Glenn Morris ne ‘La rivincita di Tarzan’, Buffa shakera eros da spogliatoio (con la tresca fra Glenn Morris e Leni Riefenstahl) ed epos olimpico. Restituisce “il sole in un sorriso” di Ondina Valla, la prima italiana a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi, e la storia di Sindelar e del Wunderteam austriaco di Hugo Meisl.
Accenna a qualche passo di danza e si mette anche a cantare. Buffa no limits. «Recitare in teatro – ribadisce - è nella lista delle dieci cose che avrei voluto fare nella vita». La prossima? «Basta, ho completato la pagina come quando si faceva l’album delle figurine. Non ho doti da showman, non sono un attore e non posso diventarlo. Posso provare a stare sul palco, questo sì, ma devo addestrarmi sulla voce e sul corpo».
Il teatro di narrazione civile stile Marco Paolini forse è troppo ma Buffa confessa la voglia di portare in scena altre storie «che non abbiano collegamento diretto col mondo dello sport». Intanto per Sky in ottobre andrà in onda un documentario sui graffiti di New York mentre è in cantiere un progetto su Steve Jobs, «The guru behind the guru». Ci sarebbe sempre quella vecchia idea di Costacurta: Buffa presidente della Figc. «No, lo escludo, neanche in sette vite». Ma poi la vita è sempre quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti…
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