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Gabriele De Stefani per "la Stampa"
«Il calcio in streaming sarà un grande veicolo per la digitalizzazione del Paese: la serie A interessa così tanto a tutti che spingerà milioni di italiani a dotarsi di una connessione migliore. E il pubblico è pronto per nuovi format: basta talk show, vincono i contenuti brevi e freschi».
Veronica Diquattro, ad di Dazn, la piattaforma vincitrice della battaglia per i diritti tv della Serie A per i prossimi tre anni, ribalta il punto di vista: la scarsa diffusione della rete da problema a opportunità. La grande passione degli italiani come un cavallo di Troia per portare più tecnologia nelle loro case.
Nel 2013, quando non aveva neanche trent' anni, Diquattro ha fatto sbarcare nel nostro Paese Spotify, e prima ancora le versioni d'esordio di Android Market, antenato di Google Play. È una specialista delle modalità di consumo dell'era digitale e scommette che il calcio sia pronto al salto nel futuro. Avete appena investito 500 milioni, più i 340 del vostro partner Tim, per il calcio in streaming nel Paese in cui una famiglia su tre non ha un computer e sei milioni di persone vanno online solo con lo smartphone.
«Naturalmente lo sviluppo della banda larga è molto importante e apprezziamo i piani del ministro Colao, ma già oggi la copertura della rete è ampia e ci rassicura. La sfida per tutti è accelerare il processo di digitalizzazione e noi crediamo che il calcio possa dare una grande spinta: tutti ora avranno un motivo in più per dotarsi di una connessione più veloce e di device adeguati. Vogliamo favorire l'educazione digitale».
Gli utenti lamentano problemi tecnici con la vostra piattaforma. Tra sei mesi sarete pronti?
«Il grosso dei problemi lo abbiamo avuto all'inizio della nostra esperienza, quando partivamo da zero e in un mese abbiamo dovuto iniziare a trasmettere. Poi abbiamo fatto tantissimi passi avanti e da qui a settembre lavoreremo ancora per migliorare a gestire i picchi di traffico. Ma ci sentiamo molto solidi. Certo l'alleanza con Tim sarà molto importante per il loro know how».
E per chi vive in zone del Paese prive di una rete adeguata?
«In quelle aree ci saremo anche sul digitale terrestre».
Il calcio post Covid ha perso audience e le nuove generazioni non amano eventi lunghi come una partita. Non temete il bagno di sangue già vissuto da altre aziende che avevano puntato forte sui diritti del calcio?
«Nel 2020 abbiamo avuto grandi risultati con i nostri contenuti in streaming: la chiave è innovare i format, oggi gli utenti chiedono modalità fruibili e flessibili, un linguaggio nuovo e fresco. Avvicineremo i giovani con contenuti agili, accessibili da qualunque dispositivo».
Semplifico: è finita l'era dei talk show e delle discussioni infinite.
«Esatto. Noi abbiamo il vantaggio di poter misurare in tempo reale l'interesse per ogni produzione e aggiornare i contenuti, ma di certo l'offerta della tv tradizionale non è quello che ci interessa. È così che puntiamo ai grandi numeri».
I giovani sono anche abituati a pagare poco per lo streaming. Quanto costerà il calcio su Dazn? Si potranno acquistare anche singole partite?
«Adegueremo il prezzo dell'abbonamento alla crescita della nostra offerta, ma di certo vedere la serie A costerà meno di oggi. Gli abbonamenti saranno sempre snelli: mensili e non vincolanti, si potrà disdire in un attimo. Ma non venderemo partite singole».
Voi per la A, Sky e Amazon per le coppe, più Mediaset per le partite in chiaro: per vedere tutto il calcio da settembre serviranno tre abbonamenti. Non teme che gli spettatori si possano scoraggiare?
«Le piattaforme sono numerose in molti Paesi europei. Io posso parlare per quanto ci compete: dal prossimo campionato per la serie A sarà tutto più facile, perché noi avremo tutte le partite».
La Lega di serie A era decisa ad accogliere fondi di investimento per valorizzare i diritti tv, poi la retromarcia. Vi considerate alternativi a una soluzione di questo tipo?
«Sono valutazioni che competono ai club. Noi siamo aperti a qualunque tipo di collaborazione che possa valorizzare la serie A».
Anche con Sky, che potrebbe fare ricorso contro l'assegnazione dei diritti?
«Con loro non ci sono dialoghi in corso, del resto fino alla settimana scorsa eravamo competitor e non potevamo neanche parlarci. Quanto al possibile ricorso, noi siamo tranquilli: abbiamo rispettato le regole in piena trasparenza. Non eravamo tenuti a comunicare prima la partnership con Tim: con loro abbiamo un accordo strategico, ma l'offerta è nostra».
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