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Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”
Ci eravamo sbagliati. L' avevamo scambiato per il più aperto e progressista dei tennisti, capace di scegliersi un' allenatrice donna in un ambiente di coach maschi anche nel tabellone femminile.
Due anni dopo, finita la liaison, Amelie Mauresmo passeggia per i vialetti del Roland Garros a testa alta, braghe a righe, spalle da nuotatrice. E qualche metro più in là, impegnato ad agguantare la semifinale di Parigi contro l' enfant du pays fuori tempo massimo, l' eterno incompiuto Richard Gasquet, Andy Murray sbraita contro il suo angolo, orfano di Amelia.
È stata lei a raccontarlo ai giornalisti francesi con cui è in confidenza: «Non lo alleno più. Perché? Non fatemi entrare nei dettagli: avete tutti visto cosa succedeva durante il match». La insultava. Lui non ha negato: «Quando mi sento frustrato, dalla mia bocca in campo può uscire qualsiasi cosa». Precisando: «Ma non ce l' avevo con Amelie. Ce l' avevo con me stesso e con il mondo».
Miami, l' ultima goccia. Fine delle trasmissioni, ognuno per la sua strada. La morale è sempre quella: dopo Brad Gilbert, Miles Maclagen, Alex Corretja, Ivan Lendl, l' elenco degli allenatori che hanno mollato lo scozzese per il suo caratteraccio si allunga.
Sfumata l' ipotesi Tim Henman, mentre certi fantasiosi voli pindarici conducono all' identikit di Sir Alex Ferguson (per vincere la Champions, forse, certo non uno Slam), sotto il cielo grigio pietra di una Parigi mai così funestata dal maltempo ieri Murray ha urlato improperi a Jamie Delgado, ex assistente coach della Mauresmo promosso a punching ball, superstite nel box dell' ultimo uomo che ha riportato Novak Djokovic sulla terra (Roma, finale, due settimane fa).
Così, ceduto il primo set, riacchiappato per i capelli il secondo e passeggiato negli ultimi due (5-7, 7-6, 6-0, 6-2), Andy si è guadagnato il biglietto per la quarta semifinale parigina della carriera: andrà a sbattere domani contro il detentore del titolo, quello Stan Wawrinka (6-2, 6-1, 7-6 allo spagnolo sbagliato, Albert Ramos) di cui rimpiangiamo i bermuda da spiaggia sfoggiati l' anno scorso.
I conti alla fine, però, andranno fatti con il solito Djokovic, cui il successo negli ottavi contro Roberto Bautista Agut (3-6, 6-4, 6-1, 7-5) ha permesso di centrare un invidiabile record: Nole infatti diventa il primo tennista nella storia a sfondare la barriera dei 100 milioni di dollari intascati in soli montepremi.
Entrato nel torneo con un gruzzoletto di 99.673.404 dollari in tasca, ne guadagna 328.303 per aver raggiunto il quarto di finale (al cambio: il tariffario del Roland Garros prevede 294.000 euro), restando abbondantemente davanti a Roger Federer (98.011.727), grande assente qui a Parigi per colpa del mal di schiena. Un primato difficilmente ottenibile in altri tempi: nel 2018 il montepremi totale dell' Atp Tour supererà i 130 milioni di dollari, più del doppio rispetto al 2008.
Ma non sono certo gli spiccioli per le mance l' obiettivo ultimo del numero uno del mondo, infastidito come molti giocatori dal ritardo di un torneo che, ultimo Slam del lotto, finirà per dotarsi del tetto sul centrale troppo tardi (2020). Il Djoker vuole tutto: coppa dei Moschettieri, titolo che gli manca, speranza Grande Slam preservata. E quell' assegnuccio da 2 milioni di dollari destinato al re. Spiccioli, in confronto alla ricompensa più ambita.
MURRAY MAURESMO
murray 6
ALEX FERGUSON
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