DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giulia Zonca per "La Stampa"
Il primo atto senza costume è un'elezione che sposta Federica Pellegrini dalla piscina alla politica sportiva: eletta membro Cio in quota atleti deve rinviare il rientro in Italia per la prima riunione e il giuramento.
Oggi, i 33 anni saranno festeggiati con un pranzo romantico a base di sushi e una festa a Casa Italia: «Io farei tutto il giorno a due, ma non credo riuscirò a convincere Malagò».
Ora che davvero fa un altro mestiere ha già nostalgia del nuoto?
«Mi pare il modo migliore per restare aggrappata a un ambiente che amo. Devo ringraziare Giovanni, che da presidente del Coni mi ha convinta a mettermi in gioco e soprattutto, Matteo. Io avevo molti dubbi perché so che è un ruolo impegnativo che non vivrò alla leggera, ma lui mi ha spinto. Ora so che aveva ragione perché sono davvero felice di questa possibilità».
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Che effetto le ha fatto passare il confine tra la carriera in acqua e la vita a secco?
«Ero tesa, passo da un mondo di cui conoscevo ogni segreto a uno in cui devo imparare, anche l'inglese e seriamente. Ma sono orgogliosa dei voti e del rispetto che i colleghi mi hanno mostrato».
È un'Olimpiade di svolta in cui gli atleti hanno saputo raccontare i loro problemi e lei entra in una commissione che ha già sul tavolo la questione della salute mentale sollevata da Biles.
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«Il suo è un caso che ho seguito con attenzione perché io stessa ho avuto molti momenti di crisi anche se non nelle grandi competizioni. Simone è il nome eclatante ma quello è un problema comune. Io l'ho riscontrato nel settore femminile del nuoto italiano in questi Giochi. La mancanza di risultati dipende anche da qualche approccio mentale sbagliato».
Secondo tema emerso: il corpo dell'atleta. Basta inquadrature strette su particolari anatomici.
«Giusto, bene che qualcuno se ne sia accorto»
Le tedesche della ginnastica si sono messe il body integrale per protestare contro la sessualizzazione dello sport.
«Mi sembra un eccesso dal lato opposto. La prestanza muscolare di un atleta è parte della sua storia, è bello che si veda. Noi abbiamo il costume al ginocchio per questioni di acquaticità ma a me sarebbe piaciuto gareggiare con il cosiddetto costumino, quello da allenamento».
Se in questa Olimpiade non fosse stata Federica Pellegrini che gara avrebbe voluto fare?
«I 100 metri dell'atletica. Anche un secondo da Jacobs mi sarebbe bastato, per provare il brivido della velocità e l'attenzione del mondo».
Come li ha vissuti?
«Pelle d'oca. Neanche lui sa che cosa ha fatto. Noi ci siamo emozionati per lui e per l'orgoglio di una vittoria italiana mai nemmeno immaginata, lui non si è ancora emozionato per sé. È sempre dentro la gara».
Consigli per quanto ne uscirà e sarà in mezzo alla baraonda?
«Mi sembra uno tosto. L'ho visto molto con i piedi per terra e noi atleti capiamo quando uno è in controllo. Non si farà travolgere».
Una cosa da evitare.
«Non ascoltare le critiche che arrivano da fuori. E non leggere i giornali stranieri che non ci conoscono e sparano dubbi a caso».
In commissione atleti contrasterà la cultura del sospetto?
«Difficile. Farsi domande è lecito, puntare il dito molto meno, ma non è un tema su cui si possono imporre regole. Sul doping invece sì e io voglio spingere per posizioni nette».
Squalifiche a vita?
«Per certe sostanze dovrebbe essere così ed è il punto di vista di molti atleti. Sarà una mia battaglia. Se pescano qualcuno a prendere anabolizzanti o roba pesante, fuori. La seconda possibilità vale per chi ha fatto un errore di negligenza, ha sbagliato pomata o preso un puff di troppo dal ventolin, non ha senso per chi si inietta l'ormone della crescita».
In tanti vorrebbero legalizzare le droghe leggere, come la marjuana che ha tolto dalle Olimpiadi Sha' Carri Richardson, l'americana più veloce della stagione.
«La droga non fa parte del vocabolario di un atleta. Neanche quella leggerissima».
Lei avrebbe condiviso un oro come ha fatto Tamberi?
«Certo che sì, con un amico, con un nemico, uguale. Il nuoto non dà scelta, i centesimi decidono gli ex aequo, ma io non mi sarei proprio fatta problemi. Solo un folle mette in discussione un oro».
Con un post su Instagram anche il suo ormai ex allenatore Matteo Giunta ha fatto un accenno pubblico alla vostra relazione.
«Ormai non si tiene più neanche lui. Figurarsi, ha lasciato giusto intendere, tra le righe, ma mi fa piacere perché è super riservato e l'ho preso come un messaggio. Come a dire, ecco l'ho detto anche io».
Lei avrebbe voluto dirlo prima? Dopo l'oro ai Mondiali del 2019 ci è sembrata sull'orlo della confessione.
«Io ho sempre avuto voglia di dirlo al mondo e sempre saputo che aveva ragione lui a evitarlo. Scalpitavo e lui mi riportava sulla retta via. Matteo è la parte calma razionale della coppia, io quella passionale e istintiva. È stato bravo a convincermi di questa gestione e poi siamo stati entrambi molto intelligenti a muoverci così. Lo sapevano tutti però nessuno ne parlava e io allo stesso tempo ero felice del rispetto e ansiosa di poter vivere la nostra storia alla luce del sole».
Qui si sposano tutti: Tamberi, Jacobs. Lei?
«Piano, piano. Lascio andare avanti gli ori, per me ci vuole tempo».
matteo giunta federica pellegrinifederica pellegrini matteo giuntaMATTEO GIUNTA E FEDERICA PELLEGRINIfederica pellegrini matteo giuntaalex di giorgio, federica pellegrini, filippo magnini e matteo giuntafederica pellegrini matteo giunta 1federica pellegrini matteo giunta 2matteo giunta federica pellegrinifederica pellegrini matteo giunta 6federica pellegrini matteo giunta 3federica pellegrini in finale foto mezzelani gmt (c)020federica pellegrini in finale foto mezzelani gmt (c)019federica pellegrini in finale foto mezzelani gmt (c)018FEDERICA PELLEGRINI MATTEO GIUNTAFEDERICA PELLEGRINI MATTEO GIUNTAfesta a casa italia per le vittorie di tamberi e jacobs federica pellegrini
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