DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Giulia Zonca per “la Stampa”
Il Barcellona migliora un record storico e perde l' identità: tutto in una notte che stravolge l' essenza blaugrana. Il tifo è spaesato, i cantori del Barça hanno perso gli aggettivi e la piazza tace davanti al quarantesimo risultato utile consecutivo in una Liga stradominata eppure amara. Il Real Sociedad del 1980 si era fermato a quota 38 nella striscia di partite a punti in campionato, il Barça li ha superati il 14 aprile e lunedì, contro il Celta Vigo, ha aggiunto un pareggio alla serie. Senza festeggiarlo.
Per 61 eterni minuti non si è visto un canterano in campo, zero giocatori usciti delle giovanili, neanche un' oncia di talento fatto in casa. I grandi a riposo e la filiera di ragazzini precoci esaurita. I ricambi non sono pronti e Valverde si affida agli stranieri, a una formazione che regge mentre miliardi riposano in panchina ma non risponde all' idea di Barcellona. Almeno non a quella che ha circolato per 16 anni e non è stato proprio un ciclo qualsiasi. Il cambio di rotta non è improvviso.
Il Barcellona ha smesso di finanziare la linea verde, in parte, proprio perché ha vinto così tanto negli ultimi anni: è impossibile reggere il livello con un continuo ricambio di campioni autoprodotti. Se non si vogliono perdere colpi bisogna comprare e qui c' è il bivio: continuare a stare tra i migliori o rischiare qualche stagione d' ombra in attesa di rifornire la prima squadra. Il presidente Bartomeu ha scelto la strada tempo fa e ora è complicato tornare indietro, ci sarebbe comunque un buco generazionale. Da Neymar, arrivato e partito in un giro di milioni, si cerca il nome, non più il Dna. L' integrità è dura da sostenere e non sempre c' è Messi o qualche altro dio che decide di trasferirsi lì a tredici anni. La società non voleva aspettare così ha reindirizzato gli investimenti. E tolto i punti di riferimento.
Ascensore difettoso Ieri il portiere Ter Stegen si è presentato a La Masia a guardare gli allenamenti dei baby e non è un caso. Il club prova a dare sostegno a un gruppo temporaneamente bocciato, se il tecnico non ha preso in considerazione nemmeno un giocatore sulla lista d' attesa significa che non c' è chi possa sostenere la ribalta. Di solito lì imparano in fretta, si considerano riserve dei fenomeni, ma in questa stagione mancano i nomi da testare ed è difficile pensare che l' attuale blocco, cresciuto proprio lì, possa avere eredi nella squadra che fatica a vincere pure nella sua categoria.
Sei anni fa il Barça di Vilanova, figlio di quello di Guardiola, ha schierato undici canterani, un momento di estasi per chi crede che essere del Barcellona sia una questione di carattere, di personalità e risponda a precise caratteristiche comuni. Un concetto diventato magari favola, accentuato, portato all' estremo ma pur sempre legato a una reale percezione di unicità che ora va a farsi benedire. «L' ascensore non funziona», è la frase in codice per dire che il passaggio da un piano all' altro, dagli under ai senior, in futuro sarà più difficoltoso. Come minimo bisognerà prendere le scale.
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