"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Luca Beatrice per Dagospia
Se anche Francesco Bonami ha deciso di disertare documenta e Manifesta (finiti i giorni di inaugurazione non restano che mostre spettrali con metà dei cosiddetti lavori non funzionanti oltre a performance ed eventi che si ci sono stati, da qualche parte, a qualche ora ma che poi non ci sono più) significa che il circo dell'arte ha davvero completato la sua definitiva trasformazione in simulacro del niente.
Nessuno parla più delle opere, sostituite da teoremi e tentativi, ma ci si ricorda del curatore, possibilmente chiamarlo per nome come se lo si conoscesse dall'infanzia e invece questo non ha la minima idea di chi tu sia.
Ma il mondo dell'arte è una famiglia allargata con pericolosa tendenza all'accoppiamento tra consanguinei che poi ti viene il figlio scemo o alla formazione di nuclei arcobaleni di vario genere, e insomma bisogna essere accettati in questa famiglia dove tutti sparano minchiate su mostre inesistenti ma costose (e chi le paga?) meglio se diffuse come gli hotel nelle zone terremotate che ti fai 3 chilometri per scoprire un'installazione sonora dove c'è un tipo che ti parla di un profugo o di un qualche altro sfigato. A nessuno frega niente però si commuovono soprattutto ora che c'è Salvini.
Non avendo grandi mezzi economici ho sempre provato una certa frustrazione per le grandi fiere internazionali, soprattutto Basilea, dove non potevo comprare nulla, neppure in saldo. Mi posso davvero tranquillizzare se anche la fiera delle fiere si è trasformata in un mega party dove conta solo essere invitati alle feste giuste.
Un meccanismo che funziona ed esporta il modello dalla Svizzera a Miami, Hong Kong e ora anche Buenos Aires (6-12 settembre) per un vip program dove si parlerà di ecosistema e poi tutti al brunch, al cocktail, ai pranzi esclusivi e i superstiti a ballare che ci sarà pure Maurizio Cattelan: ha smesso di produrre arte, impiega tutto il suo tempo nelle relazioni sociali e si veste come il nonno di un cubista scemo.
art basel jeffrey deitch kehinde wiley
Il suo inventore Bonami, invece, si è stancato di sminchionarsi in frasi che non vogliono dire nulla, "come stai? Da quando sei arrivato? Hai sentito la conferenza di Carlos? Ci sei dopo all'Ambasciata Francese?". Per chi ha ancora voglia di arte -la metà degli anni '90 rappresenta un discrimine storico tra cose che avevano un senso e cose che, oggi, non ce l'hanno più- ci sono i musei con le loro collezioni.
Almeno impari qualcosa e non ti annoi perché, a ben vedere, nella festa dell'arte la gnocca scarseggia, la gaiezza sta diventando sempre più insopportabile ed è pieno di vecchie facce sempre le stesse. Che noia.
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