DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
Verratti ancora con il tutore al ginocchio destro, ma contro i gallesi gioca di sicuro. Dov' è Chiesa? Eccolo laggiù, Chiesa. Sta bene, potrebbe partire titolare. Anche Belotti ci spera. E, a sorpresa, ci spera pure Bernardeschi (Mancini, poco fa, in conferenza stampa, ha buttato lì il suo nome: vedremo). Vento di scirocco, zanzare, ultimo allenamento, centro Giulio Onesti. C' è l' odore buono dell' erba bagnata. Se il calcio ha un odore, è questo.
Il campo è stato innaffiato su richiesta del c.t. Inzupperemo anche il prato dell' Olimpico. Siamo una squadra di brevilinei con un' idea di gioco precisa e grandiosa: vogliamo andare in gol palleggiando. E più il pallone scivola veloce, più il nostro flipper è efficace (il Galles poi, se si escludono Bale, Ramsey e Allen, gente di piede notevole, ha tutti fisicacci che, da bambini, avrebbero potuto tranquillamente decidere di giocare a rugby).
«Torello»: Emerson, Di Lorenzo, Toloi, Acerbi, e Bonucci in mezzo. Chiellini lavora a parte. Florenzi con un fisioterapista. Mancini dice qualcosa all' orecchio di Bastoni: così giovane e già campione d' Italia, talento puro, anche se finora, in questo Europeo, per lui nemmeno un minuto. Però la storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso: il c.t. la pensa come Francesco De Gregori.
gabriele oriali roberto mancini
Poi tutti sappiamo che una squadra di calcio è un genere di comunità piuttosto bizzarra, anomala, che sta insieme, e corre insieme, e si batte insieme, reggendosi su equilibri precari, alchimie misteriose. Per sentirsi dentro un gruppo può bastare mezza occhiata.
Ma, a volte, serve altro. Una voce autorevole diversa da quella dell' allenatore. Lele Oriali, il team manager, certe sere, a Coverciano, sa a quale porta bussare. Ciao, ti disturbo? Poi parlano dell' ultima partitella, della fidanzata, della playstation che ai bei tempi andati di Oriali non esisteva: a Vigo, Casa del Baron, sede del ritiro azzurro nel mitico Mundial dell' 82, solo libri (pochi) e interminabili partite a biliardo e a carte.
gianluca valli roberto mancini 1
Mancini sa che i momenti della tattica, delle linee tracciate sulla lavagna, dei filmati visti e rivisti per capire l' uscita sbagliata, il raddoppio fuori tempo, servono ma non sono tutto. È stato davvero molto furbo a crearsi uno staff di assoluto valore (del resto i grandi allenatori sono spesso anche furbi: in Herrera e Liedholm c' era addirittura del genio leggendario, tra i contemporanei dicono che Tuchel abbia astuzie molto promettenti).
Nello staff, così, non c' è solo Oriali. Ci sono anche amici solidi, e una specie di fratello.
Su Gianluca Vialli molto è già stato scritto. Il suo incarico di capo delegazione spiega qualcosa, non tutto: ogni riga in più è retorica dolciastra e inutile. Ma è chiaro che con Vialli lì, a bordo campo, con il suo sguardo pieno e profondo, qualsiasi azzurro deve pensarci bene prima di dire no, non mi piace, così non ce la faccio.
gianluca vialli roberto mancini
Gli altri, anche ora, seguono l' allenamento schierati accanto a Mancini. C' è Alberigo Evani, il suo vice: quei baffi un po' così, una robusta esperienza da tecnico federale e la complicità con il c.t., perché pure lui giocò in quella bellissima Sampdoria. Come Attilio Lombardo, come Fausto Salsano, come Giulio Nuciari che allena i portieri insieme a Massimo Battara, il quale invece lavorò con Mancini ai tempi dello Zenit San Pietroburgo.
Gente di calcio cresciuta insieme.
Daniele De Rossi è entrato per ultimo. Un giro di Europeo, uno stage prestigioso, studia da allenatore, ha visto quello che è accaduto ad Andrea Pirlo. Però, anche qui: Mancini, accettandolo nello staff, sapeva che per molti azzurri è una specie di leggenda vivente. Non solo campione del mondo nel 2006: ma uomo leale e coraggioso (chiudere la carriera al Boca, giocare in quello stadio, La Bombonera, quando sai che le gambe quasi non ti reggono più: sì, devi avere molta garra).
Per capirci: se Locatelli, nelle prossime ore, dovesse avere qualche perplessità a tornare in panchina per lasciare spazio a Verratti, De Rossi troverebbe le parole giuste per spiegargli che funziona così: o ti chiami Baggio, oppure dici okay mister, certo, mi spiace un po' ma va bene, vado in panca. Intanto l' allenamento è finito. Niente da segnalare.
Gli azzurri risalgono sul pullman per tornare in albergo e l' ultimo a salire - come sempre - è Vialli (all' inizio dell' Europeo, partendo da Coverciano, quasi se lo dimenticarono giù: e, da allora, il rito si ripete. Del resto, come spiegava Eduardo: «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male»).
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