RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Leonardo Coen per il Fatto Quotidiano - Estratti
Riccardo Calafiori, il migliore di questa sgangherata e pessima nazionale italiana di calcio: sua l’ultima disperata percussione a centro campo, a pochi secondi dalla fine dell’incontro con la Croazia, […] Passaggio perfetto, scatto di Zaccagni che tira e segna il gol della vita.
L’ispirata azione di Calafiori, il suo provvidenziale assist, sono la cosa più bella scaturita da una squadra velleitaria e sbagliata, anche per motivi diciamo così ideologici, poiché il nostro cittì (dalla fronte inutilmente stempiata, avrebbe scritto l’indimenticato Fortebraccio) ha preferito opzioni conservative, anche oltre ogni logica, dopo le prime due brutte partite di questo girone dominato dalla Spagna. […]
L’impresa di Calafiori, il più bravo ed il più lucido degli azzurri, un momento che non nasce per caso.
E’ un anno che Riccardo gioca su questi livelli, ben guidato al Bologna dal bravo e pragmatico Thiago Motta. Qui in nazionale ha trovato posto subito in prima squadra perché qualcuno si è fatto male prima di partire. Altrimenti… Già, altrimenti.
Il gesto tecnico ed atletico di Calafiori dimostra che ai giovani – lui ha appena compiuto 22 anni – deve essere data più fiducia e stima, e non deve essere soltanto un caso, dettato da circostanze fortuite; in Italia ci sono giocatori molto giovani e già eccellenti […]che debbono essere valorizzati e fatti giocare con le squadre migliori, e non lasciati a bagnomaria […]
in Italia ce ne sono altri di Calafiori, ma la mafia dei procuratori preferisce puntare altrove, indirizzare le società “amiche” verso le più convenienti (per i loro interessi) aree del Sudamerica, dell’Africa (il nuovo Bengodi) e persino dell’Asia e dell’Australia, senza dimenticare gli Stati Uniti o il Canada; tutto, ovviamente, finalizzato a importare per quattro soldi giocatori che poi sono piazzati a caro prezzo presso le stesse società che potrebbero farne a meno ma che invece sono neghittose coi ragazzi delle loro giovanili: il concetto – ecco l’ideologia, chiamiamola così, di fondo che governa questo universo meschinello – è che il calcio globalizzato frutta subito, mentre i nostri giovani “devono maturare”.
[…] La realtà è che vi sono complicità, familismi (nessuno ha mai condotto una seria indagine sul mondo di procuratori), cointeressenze, giri che spesso nascondono trucchi contabili (lo ha dimostrato una recente inchiesta giudiziaria): il risultato è che si porta ad un campionato europeo uno “bollito” come Di Lorenzo, che ha giocato un campionato molto sottotono, o uno come Jorginho che nell’Arsenal fa la riserva, a causa del suo pessimo stato di forma (e lo si è visto), quando alternative altrettanto valide, ma coraggiose, poteva essere fatte.
Quel che infatti hanno osato Spagna, Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra dove, da tempo, si è adottato una politica ben diversa e proficua, perché un giovane valorizzato è destinato a creare movimenti di denaro interessanti e prolungati nel tempo[…]
Un tempo, la serie A sapeva mettere in vetrina giovani e giovanissimi, alcuni dei quali destinati a carriere fantastiche, altri, comunque, ad onorevoli carriere. Non c’è miglior palestra che addestrare in campo, e non sulla panchina, una giovane promessa, rischiando sulle sue qualità. Da noi prevale il pregiudizio che i nostri giovani calciatori siano immaturi e che debbano “andare a fare esperienza” in serie minori, col rischio che ci resterai per sempre.
La nostra serie A è diventata sempre più un parcheggio per calciatori stranieri, ormai rappresentano il 70 per cento degli organici, […] Così foraggiamo le “cantere” spagnole, francesi, nord europee. Gestioni miope, dettate da chissà quali tornaconto.
Il risultato è che oggi metà delle società di serie A sono in mano agli americani (che hanno anche un sacco di società in serie B e persino in C, come la Triestina). Quasi sempre sono “padroni” che non hanno né esperienza né memoria né cultura di calcio, ma di business. Sono venuti per cementificare e costruire nuovi stadi con la scusa di modernizzarli, in verità per includere nel “pacchetto”, alberghi, centri commerciali, centri sportivi per benestanti e valorizzare le aree extraurbane coinvolte nelle operazioni.
Speculatori che usano il calcio come leva per altri affari, approfittando delle cattive conduzioni societarie e finanziarie di proprietari che non hanno saputo accumulare solo debiti, e conduzioni societarie fallimentari. Dimostrando loro sì un’immaturità che scaricavano sulle spalle dei giovani.
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